giovedì 20 agosto 2020

CAPITOLO 83, CAPITOLO 84



83  2012/2013 IN UN LAMPO

Finita questa bellissima esperienza a Madrid, I successivi due anni passarono velocemente. Il 2012/13 non li vidi proprio. Forse anche perché non successe nulla di nuovo, tranne la magnifica vacanza estiva  a Lloret De Mar fatta sempre con Rebecca e i suoi genitori, i suoi zii e ovviamente Angelica. Quell’anno ci riprendemmo la rivincita dall’anno precedente, posto magnifico, mare incantevole, divertimento da paura. Tutte le sere uscivamo a cena dopo una meravigliosa giornata di mare, tutti insieme. E dopo cena io e Rebecca andavamo nei baretti e nelle discoteche fino a notte fonda, per far rientro non prima delle quattro. Fu una vacanza indimenticabile.

Un’altra cosa che successe  in questi anni, fu una piccola discussione che ebbi con mia sorella Camilla sotto Natale, dopo la morte di mio padre la nostra famiglia si stava pian piano allontanando, non ci vedevamo più spesso a meno che ad andare a Milano non fossi io. Loro non venivano mai a trovarmi, usando sempre tante scuse e questo mi faceva sempre male, ricevendo anche un messaggio con scritto: “Da quando è morto papà è cambiato tutto.”
Io questo messaggio non lo accettavo forse perché una famiglia deve sempre stare unita soprattutto dopo un lutto così doloroso. Fin quando dopo Natale scrissi un messaggio proprio a Camilla dicendogli: “Se dobbiamo trovarci solo il giorno di Natale per far finta che la nostra famiglia sia unita, mentre tutto il resto dell’anno non ci vediamo né sentiamo, tanto vale che non passiamo neanche il Natale insieme!” Facemmo due mesi a non sentirci più, ma poi misi da parte l’orgoglio, capii che era inutile sprecare il tempo a litigare per banalità, avremmo dovuto stare uniti almeno noi. Papà avrebbe voluto così.

Un altro episodio, comico sta volta, successe il giorno del mio ventottesimo compleanno. Decisi dopo tanto tempo che non lo festeggiavo di fare una mega festa invitando una quarantina di persone. Andammo in una pizzeria dove con 15 euro mangiavi e bevevi a go-go. Ovviamente i miei amici mi fecero bere come una spugna, non ricordo quanto vino bianco buttai giù, so solo che era la prima volta che bevevo il vino bianco. Ad un certo punto chiesi a Rebecca di portarmi fuori a prendere un po’ d’aria perchè non stavo bene, così mi prese, dovevamo fare le scale lei si mise davanti in modo che se fossi caduto mi avrebbe tenuto. Ad un certo punto persi l’equilibrio e caddi addosso a Rebecca; lei non riuscì a tenermi tanto che caddi con la faccia contro un piedistallo in ferro sbattendo forte la testa. In una frazione di secondo ero coperto di sangue Rebecca chiamò subito aiuto, mi girarono ero pieno di sangue in faccia e avevo anche perso i sensi. Dopo dieci minuti mi ripresi mi alzarono, ma appena mi alzai vomitai tutto. Pietro, Vincenzo e Rebecca mi portarono in ospedale a Busto, avevo fatto una commozione celebrale, mi medicarono l’occhio e mi lasciarono andare. Rebecca era arrabbiatissima con i medici perché disse che mi avevano trattato come un vecchio ubriacone, senza tenermi dentro per accertamenti. A prendermi fuori dall’ospedale era arrivato anche Giordano. Mi portarono a casa, mi misero a letto dopo una scena comica, almeno così mi raccontarono, perché io di quella sera non ricordo ancora nulla. So solo che continuavo a dire che il giorno dopo dovevo andare in montagna. Rebecca fece tutta la notte sveglia a controllare che non mi succedesse nulla, aveva tantissima paura. Il mattino successivo con un occhio che non si apriva neanche, convinsi sia lei che sua mamma a portarmi lo stesso a Santa Maria Maggiore.

Quell’anno ci fu anche il trasferimento del Don Nicola, dopo tredici anni passati insieme decisero che per lui, fosse arrivato il momento di cambiare aria, purtroppo è la legge dei preti.
Io quegli anni avevo costruito con lui un rapporto fatto di alti e bassi, però sotto sotto, senza darlo a vedere, ci tenevo tantissimo, gli volevo bene. Così decisi ancora una volta di scrivere un articolo su CantoNovo per ringraziarlo di essermi stato amico:

NONOSTANTE TUTTTO GRAZIE                                                                        
Dire che sono triste alla partenza del Don, sarei un’ipocrita; ma sicuramente non posso neanche dire di essere felice, anche se dall’esterno, o a sentirmi parlare potrebbe sembrare così. Forse dietro questa maschera che mi sono creato, si nasconde un velo di tristezza.        
“L’amore non è bello se non è litigarello!”
Il nostro rapporto è un po’ come quello di alcuni personaggi famosi della televisione come “Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, o come Stanlio e Olio.” Nonostante tutto oggi sapendo del suo trasferimento devo mettere da parte l’orgoglio e fermarmi un attimo a pensare, pensare a tredici anni passati insieme; ricordando i primi 4 anni del suo arrivo stupendi, la vacanza con l’oratorio a Folgaria, l’esperienza a Lourdes 2004, e le due Giornate Mondiali della Gioventù all’incontro col Papa (GMG 2005/20011). Esperienze di vita uniche, indimenticabili, che porterò sempre nel cuore!
Un rapporto che ha avuto alti e bassi, ma se oggi sono diventato il ragazzo che sono, devo ringraziare quelle poche persone che mi sono sempre state vicino nel momento del bisogno non abbandonandomi mai, e fra questi c’è anche il Don! Per tutto questo ti devo dire Grazie, e sperando che un domani le nostre strade si possano rincontrare; per raccontarci nuove esperienze, ti saluto con la frase di un celebre film: “Io speriamo che me la cavo!”
A presto con affetto
Peppuzzo.”

E poi l’ultima cosa che successe in questi anni, forse l’unica cosa negativa fu che, sia mia sorella Siria che e mia sorella Carmela dopo alcuni messaggi che ci mandammo su Facebook riguardanti l’eredità della casa di mio padre, mi risposero così: “Noi nella nostra vita abbiamo sofferto tantissimo, tu invece hai avuto sempre tutto, uno zio e una zia che ti volevano bene ma sopratutto un padre che ha fatto di tutto per te. Se siamo eredi di un piccola parte non vediamo il motivo perché dobbiamo rinunciare, è una piccola soddisfazione di tanta sofferenza”. Ho riassunto in un solo dialogo le loro parole perché in fondo dissero la stessa cosa anche se magari con parole diverse che però preferisco non scrive. So solo che scrivere di questi ultimi due anni trascorsi, mi sta riuscendo più difficile che scrivere di tutto quello che avete letto fino adesso. Forse perché sono cose che sto ancora vivendo, e non riesco ancora bene a mettere a fuoco o ad accettare. Quindi preferisco non aggiungere più nulla su questi due ultimi anni trascorsi. Mi sento invece di concludere con un pensiero personale di tutto quello che ho imparato dalla mia vita fino ad oggi.


84   MILLE DOMANDE ZERO RISPOSTE

Sicuramente avrò dimenticato di scrivere numerosi episodi della mia vita, come i nove anni consecutivi di provini al Grande Fratello, il matrimonio di mio padre con Angela, alcuni weekend o vacanze come: Pisa, Firenze, Venezia, Colfosco, ecc. Ci sarebbe stato ancora tanto da aggiungere.
Di tutto quello vissuto e che ho passato, penso di non essere stato poi così fortunato come dicono le mie sorelle. O forse sì hanno ragione loro, sono proprio fortunato perché tutto quello che mi è successo fino ad oggi, mi è servito per diventare grande prima del tempo. Non ho mai potuto essere un bambino come tanti altri che giocava, rideva, si divertiva; sono sempre stato messo alla prova fin dall’inizio.

Non ho mai saputo la verità su mia madre ancora oggi, io non sono a conoscenza di come siano andati realmente i fatti, non so il perché lei sia finita in carcere, non so perché mi mise al mondo e se ne andò, forse è vero; fu solo per cercare di evitare la galera.
So solo che in tutti questi anni lei non si è mai fatta viva!  Se la vedevo, la incontravo, le parlavo, era solo perché l’avevo cercata io. Lei era sempre scappata!
Non penso di poter chiamare una persona così mamma. La mamma è colei che ti mette al mondo e non scappa,  la mamma è la persona più importante che ci sia nella vita di un bambino, vive con te, ti allatta, ti cambia, ti culla, ti coccola, ti cura quando stai male, ti protegge quando ne hai bisogno, ti sgrida quando è il caso, è il tuo rifugio quando sei giù di morale, darebbe la sua vita per te. Questo per me vuol dire la parola “mamma”, e quindi è proprio vero che i figli non sono di chi li fa, ma di chi passa tutti questi momenti con loro, se oggi devo chiamare mamma qualcuno beh quella persona senza dubbi è mia zia!

Troppi misteri ancora sono nascosti dietro un passato, che nessuno mi svelerà mai. I primi anni mi sentivo trattato come un pacco postale, sballottato da Milano, Busto e  Assistenti Sociali, tenendomi sempre tutto il dolore dentro. Nessuno capiva cosa volevo veramente nel mio cuore. Non si trattava di dover scegliere tra papà fratelli, zio e zia, nessuno riuscivano a mettersi in quella testa, io la mia scelta l’avevo già fatta da tempo. Chiedevo solo di avere un’unica famiglia unita, che non si facesse la guerra, ma che vivesse giorno dopo giorno, con vero amore uniti più che mai!
Tutto quello che chiedevo fino ad allora mi veniva dato per non farmi mancare nulla, pensavano che con le cose materiali si potevano sostituire le cose concrete della vita. Ma l’amore di una mamma, di un papà, dei fratelli, degli zii, l’amore della famiglia non si potrà mai sostituire con queste cose.
Quindi alla domanda: ”Ti senti fortunato?”, oggi so che posso rispondere: “Si mi sento fortunato!” Sembrerò una pazzo, ma a questa risposta ci sono mille spiegazioni.
Pensando a tutto questo, ma soprattutto rileggendo tutto quello che avete letto, penso di aver imparato tantissimo da questa vita. Mi sono posto mille domande: “Perché sono nato se Jessica non mi voleva, perché io, perché tutta questa sofferenza, perché non ho potuto fare un’infanzia come tutti i bambini, perché sempre messo alla prova, perché tutti questi misteri, perché la morte dei miei zii, perché la morte di mio padre, perché tutte le persone che al funerale di mia zia mi avevano promesso di esserci sempre, sono sparite, PERCHE, PERCHE’!” Di domande che girano dentro di me ce ne sono a migliaia, domande che ancora oggi non hanno risposte e sicuramente non le avranno mai. Ma la cosa che certamente ho imparato,  è che spero o meglio che so che un domani non dovrò mai commettere gli errori che ha commesso la mia famiglia con me.
Se dovessi pensare oggi io a una mia famiglia, me la immagino unita, forte, inseparabile proprio come la famiglia di Rebecca! Se penso che un domani potrò sposarmi anch’io, so che a mia moglie non le farò mancare nulla, ma non sto parlando di gioielli, pellicce, villoni, piscine vacanze da urlo o diamanti, questo  non me lo potrò mai permettere. Ma sicuramente non le mancherà mai l’amore di cui ha bisogno, sarò sempre il suo punto di forza,  aiutandola e non abbandonandola mai, finchè morte non ci separi.  E se penso che potrei diventare padre, la cosa più bella che possa capitare a una persona, cercherò sempre di non far mancare a miei figli tutto quello che è mancato a me. Ovviamente parlo dell’amore di una famiglia che nessuno mai potrà sostituire.

Questo è tutto quello che ho imparato fino ad oggi dalla mia vita, sicuramente di cose da imparare ne ho ancora a migliaia, sicuramente succederanno ancora tantissime cose belle, brutte, magari sbaglierò ancora in decisioni, comportamenti, nessuno è perfetto, sbagliando si impara. Ma spero che al mio fianco ci siano sempre persone che mi amino veramente per quello che sono.

Nella mia vita ho fatto tanti tatuaggi per altri: il mio amico del cuore, mio zio, mia zia, mio padre quattro, ma si sa che i tatuaggi devono essere sempre dispari, quindi aspettando di scrivere il nome dei miei figli, ho voluto fare un tatuaggio tutto per me sta volta. Racchiude tutta la mia vita, e come dice il titolo  “FLASHBACK RICORDI CONFUSI SOGNANDO LA FELICITA’”    
 Spero che un domani questa felicità sognata diventi realtà!

“La vita è un dono, non sai mai quali carte ti capiteranno la prossima mano. Impari ad accettare la vita come viene!”


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