lunedì 20 marzo 2023

 QUATTRO CHIACCHERE… SULLA FELICITA'  

di Valentina Bottini


La Giornata Internazionale della Felicità si celebra in tutto il mondo il 20 marzo di ogni anno a partire dal 2013. Essa è stata istituita dall’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) il 28 giugno 2012.

Ogni anno viene pubblicata una classifica dell’indice mondiale di felicità. Il World Happiness Report 2023 stabilisce che il Paese più felice del mondo è, per la sesta volta, la Finlandia seguita dalla Danimarca e l'Islanda. L'Italia occupa il 33° posto.

Anche noi di  “uno sguardo sul mondo a 360°” proprio oggi 20 marzo vogliamo celebra la Giornata della Felicità, abbiamo quindi pensato di proporre un’intervista multipla a personaggi famosi e non famosi (che abbiamo già intervistato) facendo loro una semplice domanda: “Cos’è la felicità per te?” Ecco cosa ci hanno risposto:

Gianluca Pepe: “La felicità è il cuore che ride”

Barbara Vagnini “La felicità è riuscire a cogliere il bello e riuscire a provarne gioia, che parte da uno stato dell'animo, per arrivare a manifestarsi in tutto ciò che esiste, anche dalla semplice passeggiata per me è questo. La felicità inizia quando non la cerchi fuori da te o in un altro o in una cosa”

Paolo Pazzaglia:  “La felicità è amare e sentirsi amati. Il sorriso di chi consola, fatto di una gioia che va oltre ogni altra cosa”

Silvia Carlini: “Per me felicità e una sensazione che non ha nè tempo né spazio, che è attimi ma anche periodi... che puoi vederla mentre la vivi e hai piacere a ricordarla. Felicità è qualcosa che ha a che fare con ciò che sei davvero, quando sei davvero te stesso e ti vuoi bene per ciò che sei o ricevi amore da qualcuno o da qualche sensazione come nel vedere la bellezza di un panorama, della natura o da un amico o familiare”

Marco Roma: “La felicità per me è aprire gli occhi la mattina e sentire il mio cuore che grida amore, gioia  e  dolcezza che mi da’ quella carica e quell’adrenalina che mi mandano avanti tutti i giorni”

Franco Tessaro: "La felicità è un atto d’amore verso tutto ciò che Dio ha dato all’uomo”

E i nostri lettori, cosa  pensano che sia la felicità? Ditecelo lasciando un commento di poche parole nell’apposito spazio sotto questo articolo.

lunedì 6 marzo 2023

 QUATTRO CHIACCHIERE CON... AURORA AVVEDUTO 

              -intervista di Valentina Bottini-

1.      Presentati a 360°

«Sono una musicista di 26 anni laureata in pianoforte e attualmente frequento un Master di II livello di musica contemporanea. Insegno pianoforte, musica e propedeutica musicale in diverse scuole del mio territorio.

La mia vita ruota intorno alla musica a 360°, è il mio tutto. Le mie giornate sono incentrate sul pianoforte, dallo studio al lavoro; oltre a pentagrammi e note sono appassionata di sport, in particolare da un po' di anni sono iscritta in palestra che è la mia valvola di sfogo, mi fa sentire bene. 

Adoro l'arte e la fotografia perché mi danno l’opportunità di catturare ciò che mi circonda e che mi meraviglia: una singola nuvola che diventa un drago, le porte colorate delle case di paesini caratteristici, sconosciuti che giocano a carte in riva al mare. Sono anche un'ottima forchetta, il cibo per me non è solo necessità ma è proprio piacere: lo descriverei come vero e proprio godimento!

E infine, amo follemente il Natale. Non tanto il 25 Dicembre in sé... ma l'atmosfera che si respira durante l'Avvento: le mille luci che ti avvolgono, i canti natalizi, i colori tipici di questo periodo, il profumo di cannella, l'attesa che si percepisce. Mi piacerebbe infatti incidere un disco con diversi christmas carols… è uno dei propositi per il 2023!»

2.      Dove e quando è nata la tua passione per la musica?

«Questa è una domanda che mi fa sorridere perchè la mia passione per la musica è nata… per caso: curiosando negli armadi di casa, all'età di 9 anni, trovai una custodia di pelle blu contenente una melodica ovvero una tastiera con un paio di ottave che produce il suono attraverso un tubo nel quale bisogna soffiare. Iniziai a suonarla senza conoscere i nomi delle note e senza saper leggere la musica. Con mia sorella Anastasia alla chitarra, ci divertivamo ad organizzare concerti casalinghi, il nostro cavallo di battaglia era “Il leone si è addormentato”. Il Natale dello stesso anno ricevetti in dono una tastiera, e da lì a poco iniziai a prendere lezioni di pianoforte, contemporaneamente al liceo mi iscrissi al conservatorio... ed ora eccomi qua!

Devo ammettere però che la musica è sempre stata presente in me. Ora riderete ma quando avevo poco meno di due mesi mi cadde in testa un carillon bianco e azzurro a forma di nuvola. Ho ancora il segno sul cranio. Beh, da quel momento la magia delle note su pentagramma non ha mai smesso di far battere il mio cuore».

 3.      Parlami del “Qartetto Foyer”.

«Mi fa molto piacere parlare del “Quartetto Foyer”: ricordo sempre con affetto i momenti trascorsi con gli altri componenti del quartetto. Avevo appena finito il liceo e insieme a due mie amiche di conservatorio abbiamo deciso di formare un trio: violino, violoncello e pianoforte. Successivamente si è aggiunto a noi il Maestro Carlo Bellora, violinista.

Il nostro primo concerto è stato nel foyer di un teatro, da qui il nome del quartetto. Abbiamo avuto un'attività concertistica per circa un anno, nello specifico a Gallarate, dove si trova il conservatorio G.Puccini, istituto in cui ho studiato.

Raccontarti del quartetto mi mette un po' di malinconia e tristezza: purtroppo il Maestro Bellora è scomparso nel 2019, lasciando un vuoto immenso nei cuori di noi studenti. Alcune volte penso alla bella musica suonata insieme a lui e mi ritornano in mente degli aneddoti divertenti che raccontava durante le lezioni di storia della musica... era un uomo che aveva tanto da insegnare».

 4.      Cosa  provi nel momento in cui ti stai esibendo?

«Ansia ahahah! Sono sempre agitata quando devo suonare in pubblico... per questo motivo durante i miei concerti cerco sempre di spiegare agli ascoltatori quello che poi suonerò. Parlare mi calma, mi aiuta a concentrarmi e a dare il meglio durante l'esibizione.
Questa accoppiata secondo me è vincente perchè trovo molto utile immergere il pubblico in quello che poi ascolterà. È giusto offrire anche ad un, passatemi il termine, “ignorante in materia” ma curioso (altrimenti non verrebbe a sentire un concerto di musica classica) di capire la musica, di renderlo partecipe di ogni singola nota che esce dallo strumento, di dargli la possibilità di rimanere meravigliato oppure anche scioccato dalla composizione che ascolta.

Ecco, è questo che cerco e che voglio quando suono:  creare un'atmosfera conviviale nella quale ascoltatore e musicista provino le stesse emozioni. Mi piace pensare che quello che provo io nel momento stesso in cui sto suonando, sia lo stesso che prova chi mi ascolta.
Sentire poi sull'ultima nota del brano, tanti applausi beh.... è qualcosa di talmente gratificante che mi spinge a voler continuare su questa strada; dopo mesi di studio, avere la prova che i sacrifici fatti e l'impegno dato vengono ricambiati è fantastico».

 5.      Cosa vuoi trasmettere a chi ti ascolta?

«Scelgo sempre spartiti che più mi piacciono, che sento più vicini a me. Solitamente studio composizioni molto espressive e ricche di pathos. Diciamo che ogni musicista, come un pittore o uno scrittore, si focalizza su un repertorio, su una corrente artistica e letteraria che sente più sua, e su di essa basa la sua attività.  Ecco, il mio punto di forza non è il grande virtuosismo, il saper fare 1000 note ad un battito di metronomo, ma avere la delicatezza e la dolcezza utile per emozionare chi mi ascolta.

Ammetto che non è stato facile arrivare a capire ciò. Mi sono sempre, e ancora oggi capita, considerata gradini sotto rispetto ad altri miei compagni di conservatorio o musicisti che mi

circondano. Ma grazie all'aiuto del mio insegnante, il Maestro Giorgio Spriano, il quale ha sempre creduto in me e incoraggiato a dare sempre il massimo, ho capito che nonostante esistano difficoltà, bisogna insistere su ciò che si sa fare meglio, sconfiggendo paure e stereotipi.

Due composizioni che definirei come i miei cavalli di battaglia sono “Des pas sur la neige” di Claude Debussy e “Rain tree sketch II” di Toru Takemitsu. In esse trovo delicatezza e sentimento profondo: è questo ciò che mi piace trasmettere a chi mi ascolta, emozioni. Mi piace l'idea di far muovere qualcosa nell'animo umano, punto molto sul diventare una pianista che emoziona con musica passionale rispetto ad una pianista virtuosa: questo è il mio intento. Spero di riuscire in questa impresa che è tutto tranne che facile».

 6.      Cosa significa per te suonare il piano?

«Potrei definire il pianoforte come il mio primo amore: amore che si trasforma anche in pianto quando nonostante i sacrifici e le ore di studio fatte, non si riescono a raggiungere i risultati sperati, a volte arrivando persino a detestare questo colosso di strumento laccato di nero. 
Ricevere pareri negativi, insoddisfazioni, fallimenti ti mettono con le spalle al muro, tante volte ho pesato di mollare perchè non mi sentivo all'altezza, di pensare a come sarebbe la mia vita ora se avessi scelto un'altra facoltà, il famoso “piano b” che ho sentito pronunciare molte volte.
Le giornate nere capitano a tutti, non siamo dei robot. Alla fine quindi torno sempre sui miei passi.
Suonare il pianoforte per me significa tutto. È la mia linfa vitale. Mi emoziono solo al pensiero, anche in questo momento ho la voce tremolante a parlartene. Forse una delle poche certezze che ho nella vita è che voglio suonare! Che sia in un'orchestra, o come solista, o in formazione cameristica. Il mio corpo, la mia mente ha necessità di suonare. La strada è ancora molto lunga e piena di salite, sono giovane, ho così tanto da imparare ancora, ma sono convinta che il mio percorso riserverà qualcosa di straordinario».


7.      Esiste l’amicizia nel mondo della musica?

«Certamente! Forse io non sono la persona più adatta a rispondere a questa domanda perchè purtroppo ho esperienze travagliate nell'ambito dell'amicizia, sono stata definita  una persona “strana” e “non compatibile” perchè ho interessi diversi rispetto alla norma.  Ma oggi ho capito che non è un difetto: sono un’artista, tutti gli artisti sono strani… no? I miei amici si contano per davvero sulle dita di una mano: il detto “pochi ma buoni” fa proprio al mio caso.

Il campo musicale è simile ad uno sport a livello agonistico. Si stringono legami con i compagni, con i Mestri, ma allo stesso tempo si respira aria di competizione, se sei determinato lotti per ciò che vuoi diventare. Il conservatorio G. Puccini è da sempre stato definito come una “seconda casa”. È un ambiente molto familiare, non è caotico, conosci più o meno tutti gli studenti e stringi amicizia molto facilmente. Durante gli anni trascorsi in istituto ho legato moltissimo con diverse persone. Con alcune purtroppo ci siamo perse di vista, con altre invece il rapporto si è consolidato maggiormente, pur abitando a km di distanza o avendo intrapreso strade differenti. L'amicizia la riconosci proprio dal fatto che pur vedendoti una volta all'anno, niente è cambiato. Siete sempre le solite due ragazzine che hanno stretto amicizia durante le lezioni di solfeggio, con la stessa voglia di esserci l'una per l'altra.  L'amicizia è anche spronare l'altro inviandogli per whatsapp bandi di concorsi, audizioni per orchestre, partiture da suonare insieme…»

 

8.      Raccontami un episodio simpatico/divertente/riflessivo/curioso/significativo della tua giovane esperienza.

«Ho sempre desiderato poter suonare in un'orchestra. I diversi strumenti che suonano note diverse ma che insieme creano un' armonia così piena, così completa... beh è indescrivibile!
Il pianoforte purtroppo nell'organico orchestrale non è sempre compreso, a meno che non si parli di un concerto per pianoforte e orchestra, dove il pianista ha ruolo di solista che viene accompagnato poi dagli altri strumenti.

Un giorno curiosando su internet con una mia amica ho notato il bando di audizione per l'Orchestra Verdi di Milano, e mi si sono illuminati gli occhi.  Ero così tesa il giorno dell'audizione, volevo a tutti i costi entrare a far parte di quel mondo. Quando poi, il giorno seguente è arrivata la mail che mi definiva “idonea” sono saltata di gioia. Forse ho addirittura pianto... non ricordo. Essere su un grande palco come l'Auditorium Mahler di Milano è da pelle d'oca. Voi direte: “Ma non è mica il Teatro alla Scala”... vero, ma mi hanno sempre insegnato ad apprezzare e a ringraziare anche per le piccole cose. Quindi per me suonare in quest'orchestra, pur essendo amatoriale, ricevere i complimenti da un direttore, che non è il primo che passa per strada, significa moltissimo. È un piccolo ma grande traguardo!

Mi piacerebbe far parte di un'orchestre sinfonica. Sarà anche in questo caso lungo e difficile il percorso, ma essendo molto determinata non mi fermerò.

Altre grandi emozioni sono state quando per la prima volta sono apparsa su Youtube, sul sito del conservatorio. Era periodo di Covid-19, i teatri erano chiusi, avevo quindi registrato i brani giorni prima e la sera del 7 dicembre alle 20.30 tutti erano sintonizzati ad aspettare che iniziasse il concerto.
Oppure il 6 giugno dell'anno scorso ho avuto la possibilità di esibirmi presso il Teatro del Popolo di Gallarate, sempre all'interno della rassegna concertistica del conservatorio. Ricordo ancora che ero dietro le quinte e avevo una nausea tremenda. Ho chiamato un mio amico dicendogli “O vomito o esco”... sono uscita sul palco a ricevere gli applausi di inizio concerto e da quel momento ho pensato solo a suonare e godermi la mia serata. Le persone erano sedute in sala, tutte per ascoltare me».

9.      Quali progetti hai per il futuro?

«Di progetti e sogni ho la testa piena! La mia mente non si ferma mai.  Mi piace sperimentare e mi lascio incuriosire molto da ciò che  vedo intorno a me. Ho da poco aperto un mio canale YouTube (https://www.youtube.com/@auroraavveduto4096 ), su cui carico delle mie registrazioni di concerti dal vivo o casalinghe. Nell'ultimo video “Des pas sur la neige” ( https://youtu.be/nq7TrPolyB8 ) ho voluto realizzare il mio primo videoclip con le poche conoscenze e i pochi strumenti tecnologici che possiedo. Ad un'immagine classica di me che suono il pianoforte, ho sovrapposto un paesaggio innevato, nel quale cammino avvicinandomi sempre più alla videocamera. Devo dire che sono molto orgogliosa di questo video, spero piaccia anche al pubblico virtuale che mi segue.

Ho molte aspettative sul master di musica contemporanea che sto frequentando, spero possa aprirmi diverse porte e creare grandi stimoli nel mondo musicale.

Come ho già accennato, ogni artista si concentra su una corrente e su un repertorio specifico: io trovo molta affinità con la musica del '900. La definisco come una “calamita”. Mi piacciono le sfide che lancia verso chi decide di eseguirla e capirla. Utilizza scritture diverse da quelle tradizionali, tecniche nuove e diversi modi di suonare gli strumenti più classici. È definita “strana” anche lei… chissà, magari l'Aurora strana ha scelto la strada giusta.

Ho inoltre il desiderio da molto tempo di poter far divertire con la musica i bambini meno fortunati. Penso a Chara, il mio fratellino adottato a distanza, nato in Etiopia. Mi piacerebbe andare nel suo villaggio e regalare anche solo un po' della mia conoscenza musicale a tutti i piccoli che lo abitano.

Infine, insieme ad una mia amica e diversi colleghi di lavoro stiamo pensando a dei concerti durante stagioni cameristiche.

Mi piacerebbe inoltre riproporre il concerto realizzato a giugno dell'anno scorso dal titolo “ '900 a colori” nel quale ho associato la musica di alcuni dei compositori del XX secolo con proiezioni di immagini e colori».

 

10.  Tre aggettivi con cui gli altri ti definiscono?

«La mia strada la costruisco tutta con le mie forze. Purtroppo, o per fortuna, non sono nata Mozart e non ho familiari appartenenti al mondo musicale, non ho le mani molto grandi, quindi non riesco ad avere molta estensione, non sono un fulmine a leggere gli spartiti... insomma, un po' di pecche le ho ma dedico moltissimo tempo allo studio, anima e corpo per raggiungere risultati. Per questo motivo mi hanno attributo gli aggettivi di tenace e appassionata.

Mi definiscono anche creativa perchè sono un vulcano di idee. Sono sempre alla ricerca di spunti per i miei video e concerti.

Per il cuore di mamma invece sono dolce. Nonostante sono determinata a raggiungere i miei obbiettivi artistici, penso che non ci sia niente di più importante della famiglia; la mia famiglia mi ha insegnato i valori più importanti e la persona che sono lo devo a loro».


11.  Tre aggettivi con cui tu ti autodefinisci? Perché?

«Mi rispecchio molto negli aggettivi citati sopra. Sono stati bravi, forse fin troppo gentili.
Aggiungo io allora qualche lato negativo. Pretendo moltissimo da me stessa, a volte anche troppo, sono molto rigida e molto inquadrata, per qualsiasi cosa mi faccio mille paranoie e penso tanto, forse troppo prima di agire. Difficilmente mi metto in mostra, anche se so fare bene una determinata cosa. Sto sempre in disparte, non mi piace stare al centro dell'attenzione… anche se quando sono sul palco e la scena è tutta mia, questo aspetto mi piace... ma questo è un ambito diverso».

 ARIA DI PRIMAVERA di Valentina Bottini Una nuova forza vitale ritorna in me. Una frizzante arietta soffia tutt’intorno. Voglia di f...