martedì 28 gennaio 2020

"HAIR LOVE": UN CORTOMETRAGGIO DA OSCAR

di Valentina Bottini

 Dalla fine dell’ottocento, con l’invenzione di pettini, piastre e creme liscianti, le donne afro hanno cercato di domare le loro chiome per rendere i capelli simili a quelli delle donne occidentali; una iniziale forma di omologazione alla masse si potrebbe pensare. Il cortometraggio Hair Love riporta alla luce proprio questi eventi e ci ricorda di non snaturalizzarci per diventare tutti uguali ma di accettarci così come si è, proprio come sosteneva l’attivista per i diritti civili Marcus Garvey. Egli negli anni Venti del ‘900 incoraggiava a mantenere la propria estetica naturale anziché imitare quella occidentale sottolineando l’importanza della libertà di poter essere sé stessi e di conservare le proprie radici e le usanze tradizionali. Così i capelli afro sono progressivamente diventati, non solo una moda, ma un vero simbolo di orgoglio e un modo per rivendicare la propria identità.
Questo è uno dei messaggi lanciati dal cortometraggio Hair Love prodotto dalla Sony Pictures Animation, ideato e diretto da Matthew A. Cherry che da inizio dicembre è possibile vedere gratuitamente su YouTube.
I 6 minuti del filmato sono un concentrato di aspettative, speranze, rabbia, delusione, forza, volontà, tenacia, realizzazione, felicità, desideri, dolcezza con un finale da “occhi lucidi”.
Il cortometraggio racconta la storia di Zuri, una bambina che, svegliandosi e rendendosi conto della giornata speciale che la attende, si prepara con cura: indossa un bell’abito, le scarpe ma poi… ahimè, si rende conto di non riuscire ad acconciare i suoi indomabili capelli ricci, neanche ricordandosi gli insegnamenti della madre, quel giorno assente, riesce ad ottenere il risultato auspicato. Dopo numerosi tentativi Zuri chiede aiuto al papà afroamericano, il quale lotta (immaginandosi su un ring) con i capelli ingestibili della figlia. Dopo innumerevoli tentativi e seguendo un tutorial, che si scoprirà essere molto speciale, ma soprattutto guidato dall’amore, dalla pazienza e della forza di volontà che lo aiutano a tenere duro, il padre riuscirà a rendere felice la sua bimba realizzando l’acconciatura tanto desiderata. Il finale rivela che l’acconciatura voluta dalla figlia non era dettata da un capriccio ma dalla volontà di essere perfetta e impeccabibile per un incontro speciale e commuovente.
Questo breve video, apparso al cinema insieme al film d’animazione Angry Birds 2  – Nemici amici per sempre nel 2019, ha le sue origini in una campagna di crowdfunding su kickstarter del 2017 che raccolse la cifra record di 300.000 dollari per la realizzazione di un cortometraggio animato sulla relazione tra padri affro-americani e figlie. La cifra raccolta, ben oltre le aspettative, ha permesso di unire al filmato un libro illustrato pubblicato da Kokila Books/Penguin Random House e diventato un New York Times Bestseller.

Il corto è stato molto apprezzato proprio per il suo grande messaggio di amore e di tenacia lanciato con semplicità ed eleganza toccando temi importanti e diffusi; per questo motivo ha ricevuto una nomination, nella categoria “Miglior cortometraggio animato”,  alla 92esima edizione degli Oscar americani prevista nella notte del prossimo 9 febbraio 2020.

Articolo tratto da Sguardi di Confine:  https://www.sguardidiconfine.com/hair-love-un-cortometraggio-da-oscar/?fbclid=IwAR3wxT8xF1ZBtt-BCaGEeet9N3TVi70jyv6Q3PpPSePhb6cdsHaZUQjsoT8

giovedì 16 gennaio 2020


UN ANNO IN PIÙ

di Gianluca Pepe

 E poi puntuale come ogni anno, quel giorno arriva… la mattina del tuo compleanno appena apri gli occhi il primo pensiero va subito a quelle persone che non ci sono più, ma che per la tua vita sono state importantissime e la loro perdita ha lasciato nel tuo cuore una cicatrice che non si rimarginerà mai. Quelle persone hanno dato la vita per te, quelle persone che sono state un esempio, quelle persone che ti hanno fatto crescere e diventare il ragazzo che sei oggi; quella bambina che desideravi più di qualsiasi altra cosa, ma che il Signore ha voluto diventasse un angioletto per vegliare nel tuo cammino -la baby- ma che non scorderai mai.
Ascoltando la canzone di Gianluca Grignani “Destinazione Paradiso” che capisci che la vita è come un viaggio, ha senso solo se non ha ritorno; quando dice che c’è un mondo che va avanti anche se tu non ci sei più!
La bellezza della vita è proprio questa, va vissuta giorno per giorno senza rimpianti perché volente o nolente un giorno prima o poi tutto questo finirà e non potrai farci ritorno!

Ti alzi  ti prepari per andare al lavoro e capisci che sarà un giorno speciale, quel giorno tutti si ricordano di te, il telefono non smette di vibrare per i tanti messaggi di auguri… Whatsapp intasato, Facebook pieno di notifiche, e tu, nella tua testa, rivivi i 35 anni della tua vita: gioie, dolori, pianti, ostacoli, ma anche traguardi raggiunti e sogni che hai nel cassetto e vorresti realizzare.

Da piccolo ti chiedevano sempre quale lavoro avresti voluto fare da grande e al 99% un maschio rispondeva il calciatore… fino al giorno in cui quella domanda te la fai da solo e finalmente riesci a trovare quella risposta che per anni hai cercato: da grande mi piacerebbe avere uno stabilimento balneare tutto mio, o un posto vacanze da gestire, perché penso non ci sia nulla di più bello, che conoscere tante persone, vederle arrivare col sorriso ed essere capace di farle ripartire con la nostalgia che la vacanza sia finita, con l’augurio di rivederle l’anno successivo perché si sono trovate a casa come in una grande famiglia.

E ripensando alla tua famiglia d’origine rifletti su quanto tempo perso a litigare per banalità e per incomprensioni per colpa di altri. Cercando così di rimediare e riallacciare rapporti che pensavi persi.

In quel momento ti rendi conto che compiere gli anni, non vuol dire diventare vecchi, ma vuol dire maturare! E quando tua moglie ti chiede che cosa vorresti di regalo, capisci che tu in realtà sei a posto così perché non sono le cose materiali che fanno la felicità, ma sono le cose concrete, le persone che ti circondano a regalarti la vera felicità: una moglie bellissima pronta a gettarsi nelle fiamme per te, dei suoceri che non cambieresti con nessuno al mondo, una famiglia d’origine che, anche se chilo metricamente è lontana, è più vicina di quanto tu possa immaginare, e il regalo più bello: l’arrivo di un bambino che ti cambierà la vita.
Ecco cosa vuol dire compiere gli anni!

giovedì 9 gennaio 2020


“IL CIRENEO”: UN PROGETTO CONTRO LA NOSTRA CECITÀ QUOTIDIANA


di Valentina Bottini

Lo scorso marzo, al matrimonio di mia cugina, ho conosciuto un ragazzo che mi ha raccontato di un progetto benefico che con alcuni amici aveva in mente di avviare nei mesi successivi. Un argomento insolito durante un banchetto nuziale, ma si sa che dalle situazioni più banali e inaspettate si scoprono le cose più sorprendenti e speciali.
Ricordo che nel parlarmene le sue parole conclusive sono state «Vale, se tu hai bisogno di qualche attrezzatura particolare per migliorare le tua quotidianità a fronte della tua disabilita, non farti problemi e dimmelo perché questo progetto si rivolge anche a te in quanto vogliamo aiutare innanzitutto le persone che ci stanno “a fianco”, quelle che siamo così abituate a incontrare che spesso non vediamo le loro sofferenze. A volte la nostra “cecità” ci propone di aiutare persone “lontane”, dimenticandoci di chi vediamo quotidianamente (i nostri amici, le persone che incontriamo, ecc..). Inoltre sproniamo i ragazzi a mettersi a “servizio” degli altri, per poter crescere a livello umano e spirituale».
Incuriosita da queste parole  e affascinata da questo progetto che stava per nascere, al termine di quella giornata gli ho promesso che ci saremmo risentiti per sapere se il suo progetto era stato avviato e se procedeva bene come le premesse auspicavano. Così è stato e qualche settimana fa ho chiamato Paolo Pazzaglia per un’intervista; lui emozionato di rispondere alle mie domande  e di far conoscere il neonato progetto Il Cireneo si è messo subito a disposizione e ha iniziato a raccontarmi cos’è  e come è nato: «Venerdì 10 maggio 2019, dopo qualche mese di progettazione, è nato ufficialmente Il Cireneo. Ho scelto maggio per dedicare ed affidare questo progetto a Maria; e' a Lei che devo tanto, è a Lei che voglio aggrapparmi perchè so che con Lei potrò costruire qualcosa di bello! Il Cireneo è un progetto nato da una mia idea, ho voluto concretizzare il desiderio di aiutare le persone che hanno bisogno. Semplicemente fare del bene, aiutando le persone bisognose, di ogni razza, età o altro... Nella sua realizzazione non ho incontrato grosse difficoltà, se non il fatto di farmi delle domande prima di iniziare: “Sono sicuro di fare tutto questo?”, “Forse sto facendo qualcosa di troppo grande o che non ha un senso?”, “Ci sono già molte realtà nel territorio che aiutano i bisognosi, serve veramente un'altra "associazione" a scopo benefico?”»

-          Cosa ti sei risposto?
«Mentre parlavo durante il lancio del mio progetto vedere tutte le persone che mi vogliono bene (la mia ragazza, i miei amici, il mio Don, ecc..) che erano lì per sentire ciò che avevo da dire, è stato veramente commovente ed emozionante! Le persone si fidano di me, ho la grossa responsabilità di non deluderle… in quel momento ho capito che quello che stavo facendo era giusto».

-          Come mai hai scelto “Il Cireneo” come nome?
«Il nome prende spunto da un personaggio significativo del Vangelo, Simone di Cirene, che aiutò Gesù a sorreggere la Sua Croce alleviando le Sue sofferenze. Anche noi, con questo progetto, vogliamo alleviare le "sofferenze" delle persone che incontriamo quotidianamente e che ci chiedono aiuto. Anche il logo che abbiamo scelto è molto  semplice ma ha un significato profondo: un mano bianca che indica l’aiuto che vogliamo dare, la nostra mano tesa pronta a “sorreggere” le croci e le difficoltà altrui, su uno sfondo giallo/arancio, colori caldi che ricordano la solarità con cui darsi da fare  sempre con il sorriso e la positività».

-          In quanti volontari siete  a sostenerlo?
«Mi piace sottolineare come questo sia un progetto nato per i giovani e sorretto da giovani: ad ora siamo 5 giovani a credere fermamente ne Il Cireneo. Oltre a me posso contare sulla fiducia incondizionata di Riccardo Tovaglieri, giovane che ha voglia di "restituire" ciò che ha ricevuto in questi anni; posso contare sull'esperienza di Vito Russo che da anni pratica carità nelle varie realtà del territorio; posso contare su Giorgio Galbersanini che ha sempre fatto l'educatore e con la sua esperienza può darci una mano per gli "acquisti" ed in futuro potrà aiutarci sul lato economico; posso contare su Alberto Bogdalin che, con il suo entusiasmo, ci da una grossa "spinta" e ci dedica il suo tempo per pubblicizzare Il Cireneo e per le raccolte fondi che programmiamo in seguito al contatto con persone o realtà differenti.
Posso inoltre contare su Don Giovanni Patella che, grazie alla sua fede, ci da consigli su come la preghiera sia fondamentale per non perdere mai la "bussola" e continuare il nostro cammino sulla giusta strada!».

-          Cosa vi spinge a impegnarvi nel progetto Il Cireneo?
«Ciò che ci spinge a dedicare il nostro tempo per questo progetto è la fede! Crediamo fermamente che con poco si può fare molto, che si può nel nostro piccolo cambiare il mondo che ci circonda e dare speranza alle persone che incontriamo».

-          Cosa significa “fare rete” con le realtà già presenti sul territorio?
«Fare "rete" significa, oltre che a fare raccolte fondi per persone individuate personalmente (in Italia e nel mondo), valorizzare le realtà di volontariato già presenti sul territorio e pubblicizzarle, stimolando i ragazzi (ma anche gli adulti) a prenderne parte dedicando del tempo per i più bisognosi. Ognuno può scegliere la realtà che più desidera, e può dedicare anche solo un'ora del suo tempo settimanale!»

-          Con quali realtà del territorio fate “rete”?
«Fin’ora abbiamo scelto di affiancare e supportare 4 realtà: la mensa dei poveri dei frati, la cena coi senzatetto in stazione promossa dalla Caritas, la realtà di Casa Onesimo per richiedenti asilo ed ex carcerati, il progetto ItaCa che insegna italiano a stranieri chiedenti asilo (i migranti di cui sentiamo parlare ogni giorno alla tv)».

-          Chi viene da voi cosa cerca? Di cosa hanno bisogno?
«Chi viene da noi ha semplicemente bisogno di "amore". Sbagliamo quando pensiamo che le persone vengono da noi solo in cerca di soldi. Le persone vengono da noi perchè sono sole, magari sono smarrite, non hanno più nessuno... e hanno bisogno di sentirsi semplicemente amate!
Noi non vogliamo dare soldi, se non a realtà già collaudate. Per i singoli l’amore che diamo si concretizza in beni materiali… questa è la nostra politica: una bicicletta, un paio di scarpe, una rata dell’affitto… pensiamo che queste cose siano più utili, immediate e possano risolvere meglio i problemi rispetto ad una busta di banconote (il cui corretto uso purtroppo non è sempre certo)».

-          Incontrate difficoltà nel relazionarvi con chi aiutate e viceversa?
«Ad oggi non abbiamo incontrato grosse difficoltà con chi aiutiamo, solo soddisfazioni. Forse la difficoltà maggiore è quella di non poter aiutare tutti... purtroppo dobbiamo fare delle scelte e non è facile! Anche per questo è importante far rete: dalle realtà già operanti in città (come la Caritas, ad esempio) riceviamo informazioni su chi ha veramente delle necessità così non rischiamo di sprecare risorse».

-          Il vostro è un servizio di carità? Cos’è la carità per voi?
«Il nostro è sicuramente un servizio caritativo. Carità, come dice Papa Francesco, è uno dei fondamenti della nostra religione. Come dice Lui: "tutti noi siamo chiamati a vivere l’amore praticando le opere di misericordia corporali e spirituali: non solo fare l’elemosina ai più poveri e accogliere i più deboli, visitare i malati e i detenuti, ma anche ascoltare con pazienza chi si rivolge a noi, perdonare chi ci fa un torto, consolare chi è nel dolore, pregare per i vivi e per i morti, ecc". Aggiungo che la carità la possiamo vivere ogni giorno semplicemente sollevando il morale a una persona triste o regalando un sorriso a chi incontriamo: anche questa è carità, anche questo è voler bene al prossimo».

-          Cosa avete imparato fino ad ora da chi ha bisogno di una mano?
«Personalmente i sofferenti che ho incontrato mi hanno regalato sempre una grossa lezione di umiltà! Questo progetto mi aiuta a rimanere umile e a capire quanto sono stato e sono fortunato io. Questa scintilla l'ho avuta con la mia prima esperienza significativa in carcere qualche anno fa dove, lasciati da parte i pregiudizi iniziali, ho avuto la fortuna di conoscere persone fantastiche che mi hanno arricchito! Perchè poi questa è la cosa più bella: tu pensi di fare tanto e di dare qualcosa a chi ne ha bisogno, ma la persona che poi ne esce realmente cambiata sei tu! E' proprio vero che è donando che si riceve...»

-          Avete una sede?
«Una sede reale ad oggi non c’è, ma grazie all'aiuto di Don Giovanni e al mio ruolo di responsabile laico dell’oratorio San Luigi a Busto Arsizio, posso contare sull'oratorio (mia seconda casa) come "sede" provvisoria dove progettare e "lanciare" le varie iniziative. Chi ha bisogno o vuole dare una mano ci può trovare lì, abbiamo sempre bisogno di una mano, di nuove idee. Abbiamo bisogno di nuove “mani” pronte ad aiutare».

-          Cosa vi aspettate dal futuro?
«In futuro vorremmo avere un'impronta più dettagliata, ma ci stiamo ancora pensando.
 Ho un grosso progetto in mente per il futuro, ma mi fa un po’ paura dirlo oggi che siamo ancora agli inizi. Preferisco non sbilanciarmi troppo... Posso solo dire che vorrei costruire qualcosa di grosso in Italia o all'estero...chissà!
Per ora vogliamo crescere come associazione andando incontro a tante persone in difficoltà. Proviamo, come diceva Madre Teresa, a mettere anche noi la nostra piccola goccia nell'oceano!»

 ARIA DI PRIMAVERA di Valentina Bottini Una nuova forza vitale ritorna in me. Una frizzante arietta soffia tutt’intorno. Voglia di f...