lunedì 18 febbraio 2019


SOGNO O REALTÀ?

di Gianluca Pepe


Come dice Fiorella Mannoia «Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta. Per quanto incoerente e testarda. se cadi ti aspetta.», ma ci sono dei momenti che cadi così forte che sembra quasi impossibile rialzarti. È in quei momenti allora che cerchi di attaccarti a qualsiasi cosa per cercare di uscirne; è in questo momento che senti più tua la canzone di J Ax quando dice «Se un figlio è un dono di Dio, forse questa era la mia punizione» oppure pensi al tuo film preferito “Rocky Balboa” quando Sylvester Stallone dice al figlio che «la vita picchia duro, non guarda in faccia al suo avversario: ricchi, poveri, potenti. Lei picchia e cerca di sbatterti al tappeto, sta a noi resistere e non cadere, e se dovessimo cadere trovare la forza di rialzarti perché il match non finisce quando l’arbitro inizia il conteggio ma finisce quando sentì la campanella».

Non riesci a piangere anche se alle volte servirebbe; c’è gente che pensa che se un uomo piange è un debole, ma in realtà un uomo che piange è completo perché mostra il suo lato più forte, il suo cuore.
Dentro hai una rabbia mostruosa, vorresti spaccare tutto quello che trovi davanti, vorresti urlare così forte da perdere la voce, vorresti prendere a pugni il muro fino al punto di provocarti delle ferite, ma poi capisci che non servirebbe a nulla farsi del male fisico perché non sarà mai paragonabile al dolore mentale e interiore che hai dentro di te.

Poi ti rendi conto che intorno a te ci sono persone che ti voglio bene, che ti amano e che ti sono vicine; è in quel momento che capisci che hanno bisogno di te, hanno bisogno che non crolli. Capisci che non puoi mollare e ti devi rialzare, così indossi la maschera che ormai porti da 34 anni, ti stampi un sorriso finto, e come dice Max Pezzali nella sua canzone pensi che «andrà tutto bene».

Anche se sai che dentro di te c’è una bomba innescata già da tempo che potrebbe scoppiare da un momento all’altro, e non importa se tu provi a soffiare forte sempre più forte sulla miccia perché una vota accesa aspetta solo il momento di esplodere. Allora fai in modo di temporeggiare e cercherai di fare in modo che quando esploda, il cratere provocato non sia troppo grosso da rischiare di caderci dentro e non riuscire ad uscirne più.

Ovunque tu sia piccolina mia, grazie per questo sogno che mi hai regalato anche se è durato poco.

Il tuo papà!

lunedì 4 febbraio 2019

OSO 2019: UN BANDO PER PROMUOVERE LA CULTURA DELLO SPORT PER LE PERSONE DISABILI


di Valentina Bottini


Per un disabile fare sport è molto più che una semplice attività per “rimanere in forma” e il bando promosso da OSO – Ogni Sport Oltre – della Fondazione Vodafone Italia ha proprio l’obiettivo di identificare, supportare e finanziare progetti per la diffusione della pratica sportiva tra persone con disabilità fisiche, sensoriali e intellettivo-relazionali.
Agli occhi di molti il binomio sport-disabilità fa pensare che sia limitato ai giochi paralimpici estivi ed invernali durante i quali gli atleti diversamente abili si divertono gareggiando in competizioni sportive adatte alle loro esigenze, ma queste persone non sanno che per un disabile fare sport è molto di più.

È vita, come mi racconta Silvia, trentacinquenne costretta sulla sedia a rotelle da una malattia neurodegenerativa: «A me piace praticare sport perché mi fa sentire viva, mi fa sentire utile con me stessa e mi permette di divertirmi con gli altri. Bisogna però ammettere che in Italia non è semplice praticare sport perché devi sempre cercare la struttura accessibile… Ma penso che sia dappertutto così! Bisogna cercarle anche se spesso non sono facilmente raggiungibili».
Quanto sottolineato da Silvia è una delle difficoltà che si prefigge di supplire il terzo bando nazionale di finanziamento promosso da OSO – Ogni Sport Oltre –  della Fondazione Vodafone Italia che “mette a disposizione fino a 1 milione e 200 mila euro complessivi. La richiesta di finanziamento non potrà eccedere l’80% del fabbisogno economico finanziario del progetto. Alla copertura dell’importo restante i soggetti proponenti dovranno concorrere tramite fondi propri, raccolte fondi tramite crowdfunding sulla piattaforma OSO, contributi pubblici e/o privati, donazione di beni”.
Fino alle ore 16:00 dell’8 febbraio sarà possibile per organizzazioni e associazioni italiane senza scopo di lucro inviare il proprio progetto destinato a promuovere l’attività sportiva tra le persone disabili. L’importante è che le organizzazioni partecipanti “condividano e supportino i valori di OSO, siano costituite da almeno due anni e abbiano una comprovata esperienza in attività di diffusione della pratica sportiva paralimpica, di integrazione sportiva”.
I progetti presentati dovranno prevedere la realizzazione sul territorio italiano di strutture che dimostrino di avere un forte impatto sociale sul territorio di riferimento e che portino ad un cambiamento culturale offrendo sostegno per la “diffusione della pratica sportiva tra persone con disabilità fisiche, sensoriali, intellettivo-relazionali, coinvolgendo i gruppi in target e la comunità di riferimento (famiglie, allenatori, volontari, tifosi, appassionati, scuole etc)”.
La sigla OSO è l’acronimo di ‘Ogni Sport Oltre’ ma può essere letta anche come prima persona singolare dell’indicativo presente del verbo osare che, stando alla sua definizione (dizionario consultato Garzanti), significa “avere il coraggio di fare, di dire; fare coraggiosamente, rischiare: osare un’impresa mai tentata prima; osare il tutto per tutto; osare l’impossibile; non oso sperare tanto”.

Sport per persone disabili e “il coraggio di spingersi oltre i limiti”

Stando a questa definizione, posso intendere il verbo osare col significato di  ‘avere il coraggio di spingersi oltre i limiti’. Di limiti da superare mi parla Ilaria (ex atleta di pesistica paralimpica a livello agonistico che ha vinto vari campionati italiani, ed ora campionessa di WCMX, Wheelchair Motocross) quando le chiedo cosa significa per lei fare sport: «Per me fare sport significa cercare sempre di superare i propri limiti. Se sia facile o meno dipende da tante cose, ad esempio la volontà del disabile stesso, quale sport vorrebbe fare e le opportunità che offre la sua zona. Io sono sempre riuscita a fare sport perché non ho mai mollato alle prime difficoltà e alla fine ho trovato persone disposte ad aiutarmi. Ora che ho finito l’università vorrei ricominciare ad allenarmi in palestra, perché è uno sport che mi è sempre piaciuto e, oltre alla pesistica come attività sportiva, l’allenamento in palestra mi aiuta anche nella vita quotidiana e nel WCMX».
Ilaria tocca anche l’importanza fondamentale dell’utilità dello sport anche per la vita quotidiana di molti disabili, perché si sa che se una cosa utile è faticosa ma se fatta divertendosi diviene tutto più semplice e lo sport è una di queste attività magiche che unisce utilità al corpo della persone con divertimento, socialità ed è un’iniezione di felicità anche psichica.
Concetti che mi ha confermato Paolo, trentaquattrenne affetto da una patologia neurologica. Per lui fare sport significa «fare squadra, sviluppare un’intesa con i propri compagni, contare cioè sentirsi importanti, quasi fondamentali, per il raggiungimento della vittoria comune, avere degli obiettivi da raggiungere sia a livello personale, sia a livello di squadra».
Queste brevi testimonianze dimostrano come dietro al binomio sport-disabilità ci sia molto più di quello che è il pensiero generale della società. Ci sono ancora alcuni giorni prima della scadenza del bando OSO 2019. Maggiori informazioni sulla partecipazione sul sito (qui) oppure scrivendo alla mail bando@ognisportoltre.it
Articolo pubblicato su Sguardi di Confine https://www.sguardidiconfine.com/oso-2019-un-bando-per-promuovere-la-cultura-dello-sport-per-le-persone-disabili/

 ARIA DI PRIMAVERA di Valentina Bottini Una nuova forza vitale ritorna in me. Una frizzante arietta soffia tutt’intorno. Voglia di f...