sabato 24 novembre 2018


A SCUOLA DI RISPETTO: FIOCCO BIANCO, VIDEO, CONVEGNI E CAMPAGNE CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE

di Valentina Bottini


In risposta alla “piaga sociale” della violenza sulle donne non è più sufficiente l’operato dei singoli centri antiviolenza e le isolate leggi da sole non possono fare molto; è necessario un cambiamento cultuale partendo dall’insegnamento di valori, quali il rispetto tra uomini e donne e la possibilità di risolvere i conflitti in modo non violento, ai più piccoli perché loro saranno gli  uomini di domani

I numeri dei femminicidi e delle violenze (fisiche, psicologiche, economiche…) sulle donne rivelano che questi comportamenti da parte di uomini, sempre più spesso  conoscenti o parenti delle vittime stesse, che impongono il proprio volere e la propria supremazia con la violenza fisica sono un fattore strutturale della società. Per fronteggiare questa “piaga sociale” non è sufficiente l’operato dei singoli centri antiviolenza, che da anni seguono le vittime e sensibilizzano la cittadinanza con numerose iniziative sull’argomento, né  le isolate leggi possono fare la differenza, anche le denunce talvolta rimangono inascoltate: tutti questi sono interventi posteriori, è necessario agire prima intervenendo sulla mentalità con cui si viene educati  e occorre fare rete mediante azioni sinergiche e trasversali che coinvolgono tutta la comunità.

Ogni anno il 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, l’apice di un mese interamente dedicato ad iniziative sul tema rientranti nella campagna del Fiocco Bianco. La sua origine è da ricercare oltreoceano come conseguenza di un tragico fatto di cronaca avvenuto in Canada ventinove anni fa. Il 6 dicembre 1989 Marc Lépine, venticinquenne canadese di origini franco-algerine, entrò nella facoltà di ingegneria dell’école polytechnique di Montreal e sparò sugli aspiranti ingegneri uccidendo 14 studentesse. A spingere l’uomo a compiere questo folle gesto fu la convinzione di dover ristabilire la superiorità maschile in certi campi del sapere colpendo proprio le donne ree di essersi iscritte a ingegneria, una disciplina ritenuta “maschile”. Nel 1991 è partita “White Ribbon Campaign” una grande mobilitazione di uomini che, di loro iniziativa, hanno voluto prendere le distanze dal pensiero di Lépine scegliendo come semplice segno di indossare un fiocco bianco a simboleggiare “l’impegno personale a non commettere, a non giustificare e a non rimanere in silenzio davanti alla violenza contro le donne”. L’impegno degli uomini a non essere complici del silenzio quest’anno viene testimoniato dal cantante Ermal Meta, vincitore con Fabrizio Moro dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, testimonial della campagna #alidiautonomia promossa dall'associazione Donne in Rete contro la violenza (Di.Re).
L’iniziativa del Fiocco Bianco, che ha fatto il giro del mondo riscuotendo numerose adesioni, nel nostro paese si ripete dal 2006 grazie all'associazione Artemisia di Firenze che si è fatta aprifila della campagna del Fiocco Bianco in Italia; da allora il mese di novembre è ricco di eventi di informazione e sensibilizzazione promossi da centri antiviolenza ed enti pubblici che cercano di coinvolgere la cittadinanza, le istituzioni e le amministrazioni.

Bambini, studenti, uomini, donne, anziani: tutti sono chiamati a non esser complici del silenzio. Dal 2014 a Milano si può contribuire alla costruzione di un muro, nato come temporanea installazione artistica ma divenuto ora allegoria dell’opposizione a ogni forma di violenza sulle donne. Quello milanese è un muro di bambole che ha il significato di essere una parete di solidarietà da costruire  per non dimenticare, per scuotere le coscienze, per non restare indifferenti di fronte al triste fenomeno, ma questo muro rappresenta anche le sofferenze e la tenacia delle donne. Preziosa l’adesione di brands del Made in Italy, onlus e artiste, che per primi hanno creato bambole ad hoc, ma anche di cittadini che possono portare la propria bambola. La principale ideatrice dell’iniziativa è stata la cantante Jo Squillo che qualche giorno fa, il 20 novembre, ha presentato a Roma il docufilm ‘Donne e Libertà’ da lei diretto e scritto da Francesca Carollo con i racconti di madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie vittime della prepotenza maschile. Questo docufilm, che nasce dall’esperienza del muro simbolico ‘Wall of Dolls’, era già arrivato al Festival di Venezia, con la partecipazione di Giusy Versace, ma ora è stato presentato nella sala del refettorio alla Camera dei Deputati a studenti e insegnanti; in seguito alla sua visione si è tenuto un dibattito con la stessa Giusy Versace, la senatrice Valeria Fedeli, la sottosegretaria Lucia Borgonzoni e la deputata Mariastella Gelmini.
La potenza delle immagini più che delle parole è il canale che si vuole provare a sfruttare per dire basta alla violenza, un canale cavalcato anche dalla vicepresidente della camera Mara Carfagna, che ha lanciato la campagna di sensibilizzazione con l’hastag #nonènormalechesianormale proponendo a tutti (politici, vip e gente comune) di postare un proprio video contro la violenza sulle donne e contro i femminicidi.

Il Consiglio Europeo già all’inizio degli anni ’90 aveva cercato di contrastare la violenza di genere con alcune isolate iniziative, ma solo nel 2002 fu approvata una “raccomandazione” che invitava gli stati ad adottare una serie di misure per proteggere le vittime e prevenire tali crimini. Il 1° agosto 2014 è entrata in vigore la Convenzione di Istanbul, il primo strumento europeo che propone alle istituzioni azioni strutturali per proteggere le donne ed affrontare il problema da un punto di vista culturale e politico. Il fine è di prevenire e correggere un’errata mentalità diffusa partendo dalla definizione di quali siano i comportamenti da giudicare “violenza di genere”,  non dimenticando che a fianco dei maltrattamenti più eclatanti di cui ci riferiscono i media, ci sono un elevato numero di donne che nel silenzio subiscono soprusi. Esistono poi atteggiamenti correlati su cui ancora non si interviene con decisione come la “cattiva informazione” (ad esempio dando risalto al singolo femminicidio e mettendo in secondo piano uccisioni di donne dopo numerose denunce e violenze domestiche), la giustificazione dei colpevoli di questi atti (con “attenuanti” quali raptus, gelosia e motivi economici) e il cyber bullismo che spesso genera “conseguenze psicologiche devastanti per chi lo subisce”.

Si persiste nel trattare queste tematiche con superficialità, spesso se ne parla con disinteresse minimizzandole e contribuendo alla loro riproduzione; questo è il primo errore perché è necessario un cambio culturale per arginare il manifestarsi di comportamenti subdoli e violenti. I responsabili di questa situazione siamo tutti noi, dai genitori agli insegnanti, dagli educatori agli adulti in generale, ma non solo; i mezzi di comunicazione e di divertimento, trasmettendo troppo  spesso messaggi errati e modelli di comportamenti scorretti, influenzano sia i giovani  che gli adulti. Per cambiare questa mentalità è necessario iniziare però dall’educazione dei più piccoli nelle scuole e soprattutto in famiglia, pensando che saranno gli  uomini di domani.
A volte queste violenze sono di difficile previsione, ma non è impossibile prevenirle e sicuramente l’insegnamento di valori autentici  come il rispetto tra uomini e donne e la possibilità di risolvere i conflitti in modo non violento è fondamentale; noi, in quanto società, dobbiamo avere una cura particolare nell’insegnamento di questi valori ai più piccoli. In alcune scuole superiori da qualche anno si svolgono dei cicli di incontri con gli studenti con il duplice fine di far riflettere sulla violenza di genere e di far emergere casi sommessi. 

Ma sarebbe utile che tutte le scuole di ogni ordine e grado aderissero a simili incontri  perché la prevenzione per combattere la discriminazione deve partire dagli adolescenti e ancor prima dai bambini. Perchè come ha scritto Ermal Meta nel ritornello della sua canzone “Vietato morire”:
«Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai
e ricorda che l'amore non colpisce in faccia mai
figlio mio ricorda
l'uomo che tu diventerai
non sarà mai più grande dell'amore che dai
».



Articolo tratto da Sguardi di Confine:
https://www.sguardidiconfine.com/a-scuola-di-rispetto-fiocco-bianco-video-convegni-e-campagne-contro-la-violenza-di-genere/

lunedì 19 novembre 2018


UN WEEKEND A… PRAGA

di Serafino Z.


Nei primi giorni di Novembre, approfittando del ponte in occasione della festività di Ognissanti, ho avuto il piacere di passare qualche giorno a Praga, la splendida capitale della Repubblica Ceca: è una città moderna e vivace. Nonostante il suo traffico, che non ha nulla da invidiare alle grandi metropoli, quando ci si addentra nei suoi quartieri storici, che fanno di questa città una bomboniera, ci si ritrova immersi in una Praga magica, sospesa tra un passato fatto di imperatori, regni, fasti e ricchezze ed il presente di una città in continuo fermento.

Piazza Vecchia
Divisa in due dal fiume Moldava, sulla sponda sinistra si trova “Mala Strana” (Parte Piccola) con la cittadella del castello, ieri residenza dell’imperatore e oggi sede del governo. Qui si può ammirare la splendida  Cattedrale di San  Vito, con la cappella di San Venceslao (patrono della Repubblica Ceca), e fare una passeggiata nel Vicolo D’Oro, una ‘viuzza’ con minuscole casette e piccole botteghe artigiane nel ‘600, usate poi come abitazioni (Franz Kafka ci visse per qualche mese) e oggi trasformate in graziosi negozi.
Passeggiando tra i vicoli e le piazze di Mala Strana ci si immerge in un atmosfera quasi magica dove ogni angolo ha un pezzo di storia da raccontare essendo testimone di vicende e personaggi che hanno contribuito a formare l’odierna città.
Ponte Carlo
Uno dei simboli di Praga è sicuramente il “Karluv Most” (Ponte Carlo), splendido capolavoro di architettura gotica, che collega  Mala Strana al quartiere “Stare Mesto” (Città Vecchia). Frequentatissimo dai turisti,  adornato  ai lati da statue di santi, da qui si gode di una splendida vista sul fiume Moldava e su parte della città, dove tra una bancarella e l’altra ci si può far ritrarre in una caricatura per poche corone.
Il quartiere Stare Mesto, con la sua immensa piazza è uno dei luoghi turistici più importanti di Praga, su di essa si affacciano numerosi edifici importanti come la Chiesa di San Nicola, il Palazzo Kinský e il Municipio della Città Vecchia con il suo famoso orologio astronomico, punto di riferimento per  turisti sotto al quale si accorre ogni ora per cercare il posto migliore, come si fa ad un concerto, per ammirare il movimento delle statue allo scoccare delle ore.
Poco distante ci si ritrova l’immensa Piazza San Venceslao (nel quartiere “Nové Mèsto”) cuore della Praga moderna e punto centrale per il destino nazionale della storia recente. L’aspetto di Piazza San Venceslao mi ricorda quello di un boulevard parigino: un lunghissimo e largo vialone affiancato da negozi e locali notturni.
Quello che mi ha colpito maggiormente è stata la visita al quartiere ebraico “Josefov”, un mix di storia e sentimenti, ricordi e sogni, leggende e riflessioni, tristezza e speranza.
Cimitero Ebraico
 
Qui ho visitato il cimitero, dove i defunti venivano seppelliti su più strati di terreno per sopperire alla scarsità di spazio disponibile, creando così  una sorta di collina con un impressionante cumulo di lapidi; tra di esse c’è quella del rabbino Jehudalӧw che la leggenda indica come creatore del Golem, un mitologico gigante d’argilla dotato di forza immensa e protettore del popolo ebreo. La sinagoga Pinkasova, dove sulle pareti si possono leggere i nomi degli ebrei di Praga deportati durante l’occupazione nazista; ma la parte più toccante la si trova al piano superiore, dove sono conservati oggetti e disegni di bambini, istantanee sulla quotidianità di quello che era diventato il ghetto viene rappresentata in tutta la sua crudeltà. In quei disegni c’è tutto l’orrore visto dagli occhi dei bambini di gente picchiata  e impiccata, l’essere considerato diverso e inferiore, di minacce ed emarginazione. Testimonianze che fanno ancora riflettere e sperare che quel che è stato non si ripeta più.

Per visitare Praga sono sufficienti solo 2 o 3 giorni e si può girare tranquillamente a piedi… la Praga di Mozart e di Kafka, della birra e dei cristalli di Boemia, dell’attentato a  Heydrich (il boia di Praga) e del muro di John Lennon… tutto questo e molto di più è Praga, consiglio a tutti di andare a scoprirla!




 ARIA DI PRIMAVERA di Valentina Bottini Una nuova forza vitale ritorna in me. Una frizzante arietta soffia tutt’intorno. Voglia di f...