giovedì 23 aprile 2020

CAPITOLO 31, CAPITOLO 32



31  ADDIO ALESSANDRO!
  
Era il 21 Agosto del 2002, ore 17:30, i miei zii erano al mare, io ero rimasto a casa da solo ed ero sul letto quando ad un tratto mi suonò il cellulare. Era Alice, la mia ex, tra noi era rimasto un rapporto di amicizia, o meglio lei cercava ogni volta di riconquistarmi. Mi chiamava tutte le sere per sapere come stavo e quando tornavo. Io le dicevo che quando sarei tornato avremmo parlato bene perchè da una parte volevo tornare con lei, ma dall’altra parte invece volevo rimanere il suo migliore amico.
Quel giorno la sua voce al telefono era diversa, era triste, rauca e malinconica, singhiozzava e io capii che aveva pianto e che era successo qualcosa di grave. Gli chiesi subito informazioni perché ero molto preoccupato per lei, ad un certo punto mi disse:  ”Ti devo dire una cosa bruttissima, Alessandro ieri sera ha fatto un incidente in moto… è morto!”  All’inizio pensai che fosse uno scherzo, poi mi paralizzai… dalle mie labbra non usciva più una parola, eravamo al telefono ma c’era un silenzio di tomba. L’unico pensiero era rivolto al mio grande amico, al mio punto di forza, colui che quando stavo male riusciva sempre a strapparmi un sorriso, il mio fratello acquisito che mi aveva abbandonato! Pensieri, amarezze, ricordi mi passavano per la testa mentre cercavo di capire com’era successo, perché proprio lui…
Salutai Alice con un ciao pieno di dolore, lei lo capì subito, sapeva che avrei tenuto tutto il dolore dentro e non voleva attaccare, voleva starmi vicino, ma io appesi il telefono. Continuava a chiamarmi, il telefono continuava a squillare ma io non lo sentivo ero troppo preso nei miei pensieri. Tornarono a casa i miei zii dal mare gli raccontai tutto, volevo tornare a casa ma loro non volevano lasciarmi andare, zia si offrì di tornare con me mentre lo zio e la zia Giada avrebbero continuato le vacanze per non perdere i soldi spesi, mancava ancora una settimana di vacanza, ma lo zio non voleva assolutamente.
Rabbia, dolore, odio dentro di me: il mio grande amico all’obitorio e io al mare! 
Il giorno dopo l’articolo sul giornale!

AUTO CONTRO MOTO: MUORE DICIOTTENNE

“Schianto all’incrocio tra le vie Cadorna e XX Settembre. Il giovane ha donato le cornee. In sella alla sua Aprilia 125, andava incontro a una serata in compagnia degli amici, dopo la consueta partita di pallone all’oratorio. Era felice, l’altra sera, verso le 22, A. C., 18 anni compiuti alla fine di luglio. Aveva appena ricevuto il consenso a raggiungere i nonni, in Sicilia, per una settimana di ferie prima di riprendere il lavoro, ai primi di settembre. E il suo entusiasmo, la sua gioia di vivere, sembrava riflettersi in quella tranquilla serata estiva. Poi d’improvviso lo schianto. Il sorriso di Alessandro si spegne sull’asfalto dell’incrocio tra viale Cadorna e via XX  Settembre, dopo un tremendo impatto con una Ford Fiesta, che manda letteralmente in frantumi la moto e proietta il giovane a parecchi metri di distanza. A nulla vale la protezione del casco: i soccorritori del 118 lo raccolgono in condizioni disperate. Il ragazzo spira poco più tardi al pronto soccorso dell’ospedale. I primi ad intuire la tragedia sono gli amici che lo attendono come ogni sera al punto di ritrovo, vicino a palazzo Gilardoni. All’urlo delle sirene del’ambulanza  accorrono, si affanno, impietriscono. Poco dopo tocca ai genitori, sconvolti, apprendere la tremenda verità: il loro Alessandro non c’è più! Eppure, trafitti dal dolore così grande, sono proprio loro a trovare la forza di un estremo gesto di solidarietà umana e civile, fornendo il consenso al prelievo delle cornee del loro primogenito, convinti che in questo modo qualcosa di lui possa continuare a vivere. L’operazione, che presto ridarà la luce a chi da tempo non può vedere, viene eseguita qualche ora più tardi dai medici dell’ospedale cittadino, col nulla osta del sostituto procuratore di turno T. M. Ieri, intanto, all’obitorio dove è stato composto il corpo di Alessandro, è stato un susseguirsi di  giovani e giovanissimi  increduli e con le lacrime agli occhi. Gli amici dell’oratorio San Luigi, i giovani che con lui dividevano la passione per  il calcio e la musica, non hanno voluto lasciarlo solo. E si sono stretti alla mamma, e alla sorellina tredicenne, ai tanti parenti, alla nonna partita immediatamente da Messina e giunta in giornata a Busto Arsizio per abbracciare un’ultima volta il nipote. Un ragazzo solare, ripetono tutti, un ragazzo che sapeva affrontare la vita con la giusta dose di ottimismo e di buon senso, e che proprio per questo era diventato per tanti amici un solido e importante punto di riferimento.  La famiglia C. risiede in un palazzo in via L., a poche centinaia di metri dal luogo dell’incidente. Entrambi i genitori sono impiegati alle poste; Alessandro terminata la scuola dell’obbligo aveva subito trovato lavoro in una ditta di Cassano Magnago, specializzata in serigrafie su metallo, dove si impegnava con gran serietà ormai da più di due anni. “Era soddisfatto del suo lavoro, ricorda la zia soprattutto negli ultimi tempi, visto che era anche passato di grado. Aveva tanti progetti in futuro!” Già, i progetti. Sognava una vettura tutta sua, Alessandro. E stava risparmiando con fatica per potersela acquistare, adesso che aveva compiuto i diciotto anni. Nel frattempo c’era la sua Aprilia 125, che usava con grande attenzione. Anche martedì sera, infatti, mentre da viale Cadorna si stava dirigendo verso il comune, dopo aver accompagnato a casa un amico, portava il casco, allacciato regolarmente. L’urto con la Ford Fiesta, che da viale Duca D’Aosta, stava svoltando in via XX Settembre è stato però inevitabile: la moto si è praticamente disintegrata, mentre il giovane è stato sbalzato lontano. Ferita seppure lievemente, anche la conducente dell’auto: la donna 69 anni, residente a Busto Arsizio, è stata soccorsa in stato di choc e trasportata all’ospedale di Gallarate. Per accertare le cause della tragedia e quindi ricostruire con esattezza la dinamica del gravissimo incidente sono in corso i rilievi dei vigili urbani, immediatamente accorsi sul posto. Intanto la procura Bustese ha disposto il sequestro dei due veicoli coinvolti; nelle prossime ore sarà anche eseguita l’autopsia sul corpo del giovane. Solo dopo il nulla osta del magistrato potrà quindi essere fissata la data dei funerali. Per il momento resta solo il dolore. Tremendo, profondo, insanabile. Come il vuoto che si è scavato nel cuore della famiglia.”


32  RIMPIANTI E AMAREZZE

Arrivò  il giorno del funerale, la chiesa era stracolma, Alessandro era amato da tutti. Mancavo solo io, i miei zii non mi avevano permesso di tornare, neanche l’ultimo  saluto al mio grande amico, il mio fratello acquisito.
Mi tornarono in mente tutti i momenti belli passati insieme, non mi sentivo a posto con la coscienza. Il rientro a Busto delle vacanze fu il peggiore, andai subito in oratorio per saperne di più, appena entrai il silenzio, Alessandro aveva lasciato un vuoto incolmabile: la sua voce, il suo sorriso, la sua voglia di vivere e di spaccare il mondo, non c’erano più.
Mi recai al cimitero a trovarlo, per dargli l’ultimo saluto, quello che non avevo potuto dargli prima. Avrei voluto riabbracciarlo per l’ultima volta!  La tomba era sempre piena di amici, colleghi e fiori, quando fui lì davanti ebbi i sensi di colpa e i rimorsi per non esserci stato il giorno del funerale, rimorsi che porterò sempre nel mio cuore, come per Alessandro che avrà sempre un posto dentro di me.
Giorno dopo giorno il dolore aumentava, mi mancava sempre di più, mi mancava la persona che mi faceva sempre ridere, che mi faceva sfogare, che mi tirava fuori dai guai, mi mancava l’amico spensierato e allegro, mi mancavano i nostri giretti in centro a rimorchiare le ragazze, mi mancavano le serate a parlare e i weekend in sella ai nostri motorini per raggiungere il lago. Mi mancava tutto di lui, in compagnia non era più la stessa cosa senza di lui, avevamo perso la voglia di fare tutto. Ogni giorno che ci vedevamo la prima cosa che facevamo era andarlo a trovare al cimitero, come se lui fosse ancora qui con noi, stavamo là con lui ore a parlare tutti insieme, c’era anche la mamma Piera e la sorellina Paola. La mamma si era affezionata tantissimo a noi ragazzi, tanto che per non lasciarla mai sola passavamo le intere giornate con lei, la  sera  ci invitava sempre a cena da loro; la casa era sempre piena, per noi era diventato un punto di riferimento. Eravamo sempre nella  cameretta di Alessandro e un muro della stanza era pieno di firme, dediche che tutti quelli che passavano di li  gli lasciavano, passavamo ore e ore dentro quella stanza. Ormai il nostro punto di ritrovo era lì. Piera ci dava la forza per continuare, per guardare avanti perché diceva che lui avrebbe voluto così e noi ovviamente  la  davamo a lei.
Piera era molto preoccupata per la figlia Paola perché il colpo per lei era  stato tremendo essendo la più piccola, non voleva più uscire di casa, non voleva più fare nulla, non voleva più vivere. Così un girono, Piera ci disse che dovevamo aiutarla a far riprendere Paola, a farle trovare la forza, perché lei era legatissima al fratello. Il padre di Alessandro li aveva abbandonai da piccoli e Alessandro per Paola era  stato come un papà; era lui l’uomo di casa. Così noi tutti i giorni dopo la solita visita da Alessandro passavamo a casa di Piera a salutarla e a prendere con forza Paola per farla uscire.
Fu davvero dura perché tutti i giorni dovevamo alzarla di peso, finchè una domenica mentre noi ragazzi stavamo giocando a pallone in campo, e le ragazze erano fuori a parlare  vedemmo Paola  che entrò in oratorio da  sola con le sue gambe. Eravamo riusciti a  tirarla  fuori.
La vita stava tornando alla normalità, ci stavamo riprendendo tutti da quel duro colpo, le giornate riprendevano come  sempre tra lavoro, oratorio, calcio, e compagnia. Nei weekend, visto che l’estate era finita, andavamo a trovare Alessandro, passavamo a trovare Piera e a prendere Paola  che aveva ripreso la voglia di vivere.
Io con Paola mi attaccai molto di più, cercavo sempre di starle vicino in qualsiasi momento, cercavo sempre di non lasciarla da sola, cercando di strapparle un sorriso come suo fratello faceva con me, la vedevo come una sorellina più piccola. Un giorno però accadde una cosa che non avrei mai pensato; io e Paola eravamo come sempre in oratorio con tutto il gruppo a parlare, chi sui motorini chi sul muretto e io e lei eravamo sempre attaccati, tanto che gli altri amici del gruppo ci dicevano sempre di metterci insieme (io non volevo perché lo vedevo come un torto nei confronti di  Alessandro), quel giorno io e Paola eravamo abbracciati come sempre, ad un certo punto lei mi guardò... non so se per quello che stavo facendo, non so se per amore, ma resta il fatto che  ci baciammo. In quel momento vidi in lei, una gioia mai vista, i suoi occhi brillavano e aveva un sorriso che fino quel giorno non avevo mai visto. I ragazzi della compagnia fecero partire un’ovazione e le ragazze esclamarono: “Era ora!” Da quel giorno io e lei ci mettemmo insieme.
Piera, quando venne a  saperlo mi chiamò subito per ringraziarmi per quello che avevo fatto,  mi ricordo che mi disse: “Grazie per quello che hai fatto e stai facendo per noi, non vedevo Paola così contenta ormai da tanto. Pensa che quando è tornata a casa ha detto: “Mamma sono ubriaca d’amore!” Io le dissi che non avevo fatto nulla  di che, avevo solo cercato di aiutarla ad uscire da un incubo e poi era scattato tutto così per caso. Da quel giorno, anche il rapporto con Piera  diventò più intenso e grande, mi trattava come un figlio e io dopo il lavoro, ero sempre a casa loro.

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