lunedì 20 aprile 2020

CAPITOLO 29, CAPITOLO 30



29  GRAZIE AMICI

Finite le vacanze si doveva tornare alla vita normale tra casa, lavoro, amici, calcio e ovviamente ragazze. Ora potevo tornare a divertirmi alla luce del sole senza nascondere nulla.

Un giorno, andando in giro per il centro, incontrai Matilde, una ragazza che frequentava la mia stessa scuola. Era una ragazza che, ai tempi, mi faceva il filo, ora era in giro con il suo fidanzato Daniele. Io e lei ci fermammo a parlare e mi diede un bacio sulla guancia, lui non la prese molto bene però non disse nulla. Ci salutammo, dieci minuti dopo ci incontrammo di nuovo, sembrava che l’avesse fatto apposta perché mi guardava con due occhioni enormi, io la riguardai e le sorrisi ma ad un certo punto Daniele mi disse: “Che … hai da guardare?” Io gli risposi: “Perché non posso guardare Matilde!” Lui ribatte subito: “No perché è la mia ragazza e se la guardi ancora finisce male!” Io mi avvicinai a loro, lei si mise in mezzo e ci disse di non litigare, di lasciare stare. Mi guardò e disse: “Dai fai finta di nulla, ti prego” Lui, vedendo che lei teneva più a me che a lui, si mise testa a testa!
No-no, questo non doveva proprio farlo. Quando uno si mette testa a testa con me, mi si chiude la vena ed esce il terrone che c’è in me!
Lui, vedendo che stavo iniziando ad alterarmi chiamò subito i suoi amici,  ovviamente io gli dissi: “Cos’è? Fai tanto il gradasso e poi chiami gli amici!” Ma lui disse che era solo per precauzione, che voleva vedere come me la sarei cavata. Così, in quel momento io chiamai un mio amico, Rodolfo, che si precipitò subito lì. Quando arrivarono i suoi amici, vidi che erano tutti quelli della compagnia con cui uscivo, e quando videro che Daniele si voleva mettere contro di me gli dissero che era meglio lasciarmi stare. Rodolfo si mise a ridere, questo fece alterare molto Daniele così, vedendo che con me non avrebbe potuto fare nulla perché era rimasto solo, se la prese con lui.
Si avvicinò e si mise testa a testa con Rodolfo ma a quel punto intervenni io dicendogli che i miei amici non doveva toccarli nessuno e gli tirai una testata. Da lì iniziammo a picchiarci di brutto, ad un certo punto Rodolfo, vedendo che Daniele ne stava prendendo tante ed era abbastanza conciato, cercò di fermarmi ma non ci riuscì. Dovettero  fermarmi in cinque cercando di calmarmi. Lui rialzandosi disse che mi ero messo nei guai prese e scappò via. Matilde prima di andare da lui, mi diede un bacio sulla guancia e mi ringraziò, poi andò via.
Alla fine Rodolfo mi riaccompagnò a casa. Sembrava tutto finito quando, ad un certo punto dopo cena mi arrivò una chiamata con un numero privato sul cellulare, era un amico più grande di Daniele che mi disse: “Fra dieci minuti fatti trovare in fondo alla via dell’oratorio da solo!” Io gli risposi che non sarei andato perché non volevo casini. Lui mi rispose: “E’ meglio che ti fai trovare, perché se non vieni tu, ti trovo io e non ti rialzi più!” A quel punto  decisi di andare ma non solo. Chiamai Rodolfo e Max e andai al luogo dell’incontro; la via dell’oratorio, dove ci dovevamo trovare, è una via buia dove non passa mai nessuno.
Appena arrivai vidi due persone che venivano verso di noi, ad un certo punto una di queste mi disse: “Ti avevo detto di venire da solo!” Io ovviamente risposi: ” Per chi mi hai preso, secondo te  vengo da solo!” Il suo amico tenne Max e Rodolfo lì con lui, mentre  io andai più distante con questo ragazzo. Mi chiese cos’era successo, io gli spiegai com’erano andati i fatti. Daniele gli aveva  raccontato una bugia, dicendo che l’avevamo picchiato in due.  Ad un certo punto, questo ragazzo mise la mano in tasca ed estrasse una pistola!
Io a quella vista  diventai bianco cadaverico, non avevo più parole, non riuscivo più a parlare, lui mi mise le braccia sulle spalle appoggiandomi la pistola vicino l’orecchio sinistro. Iniziò a parlarmi, dicendomi che non dovevo più permettermi di toccare Daniele, che la prossima volta me l’avrebbe fatta pagare, non mi sarei salvato. Mi disse che mi ero salvato solo perché ero andato lì con i miei due amici altrimenti sarebbe finita male, ad un certo punto sparò un colpo per terra. Io a quel punto non capivo più nulla, e non sentivo più nulla. Mi disse che quello era un avvertimento, poi chiamò il suo amico e se ne andò. Max e Rodolfo corsero da me e mi chiesero, cos’era quel petardo. Io gli raccontai tutto facendogli vedere il bossolo che era rimasto lì per terra. Mi portarono subito via cercando di tranquillizzarmi, mi ero salvato grazie alla loro presenza. Per un mese intero non sentii più nulla dall’orecchio sinistro, mio zio era preoccupato io gli avevo raccontato che mi era scoppiato un petardo vicino all’orecchio, non era nulla di grave. Lui voleva portarmi a far vedere ma dopo un mese mi tornò l’udito. Ovviamente non raccontai nulla a mio fratello perché altrimenti sarebbe intervenuto lui!


30  VACANZE A SCALEA

Arrivate le vacanze di Natale, tornai da mio padre e i miei fratelli, ero contento perché non avendo passato le vacanze estive con loro finalmente li potevo rivedere e gli potevo raccontare tutto, finalmente potevo rivedere anche i miei amici della Trekka. Feci dal 22 dicembre al 7 gennaio a Milano perché la ditta era chiusa per ferie.
Le giornate si svolgevano con i miei amici giocando a calcio, ogni tanto baciavo qualche ragazza del quartiere, insomma… tutto nella norma fino al rientro a Busto.
Quest’anno lavorativo non riservava tante novità, passò anche la Pasqua che trascorsi sempre a Milano fino a giungere di nuovo alle vacanze estive.

Anche quest’anno io e i miei zii avevamo deciso di fare tre settimane di mare, a Scalea in Calabria.
Di conseguenza niente Milano o meglio, siccome la ditta come sempre chiudeva per un mese, facevo la prima settimana  con papà, fratelli e amici milanesi, in modo da passare del tempo anche con loro e poi tornavo a Busto per partire per il mare. Ovviamente prima di partire per il mare avevo tre giorni da poter passare con la mia compagnia di Busto, e visto che tutti avevamo moto e motorini andavamo nei laghi come facevamo nei weekend.
Ricordo che Alessandro, avendo un anno in più di me e quindi avendo già diciotto anni, era contentissimo perché al rientro delle vacanze si sarebbe iscritto per fare la patente. Infatti l’assicurazione delle moto era scaduta e la mamma Piera non voleva rinnovargliela perché sarebbe stato un costo inutile avendo poi la macchina. Ma lui riuscì a convincerla dicendo che tanto sarebbe stato l’ultimo anno, così poteva venire anche lui al lago con la sua moto. Nessuno poteva immaginarsi che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni insieme.
Il giorno prima di partire, come sempre, stemmo fuori tutto il giorno in modo da salutarci e darci appuntamento al rientro delle vacanze.

Tutto pronto io, zia e zio in macchina con destinazione Scalea, come sempre con soste all’autogrill. Quell’anno mio zio, aveva convinto zia Giada a venire in vacanza con noi, quindi prima di arrivare a destinazione, ci fermammo a Pagani un giorno per fare la sosta e il giorno dopo riprendere il viaggio con lei.
Quell’anno non fu una vacanza eccezionale anzi, fu una vacanza da cancellare per diversi motivi… il  primo era perché il posto era bruttissimo e non c’era nulla, infatti io non andavo mai al mare con i miei zii perché non mi piaceva, piuttosto stavo tutto il giorno in casa o andavo in giro per il centro. Zia rimase male da questa situazione perché vedeva che non mi stavo divertendo, ma io le dissi di non preoccuparsi per me.
Ricordo, che la notte di San Lorenzo successe una cosa stranissima; io, come ogni sera, mi ero messo sul balcone a guardare le stelle e quella notte vidi una stella cadente,  espressi il desiderio di incontrare una ragazza per cercare di animare la vacanza. Il giorno dopo. caso, fortuna, o magia, mentre scendevo per il mio giretto quotidiano incontrai una ragazza. Si chiamava Serena, aveva capelli castani, occhi marroni, era di origini napoletane e aveva ventisei anni. Io ne avevo solo diciassette, ma i nostri sguardi si attrassero; da quel giorno uscivamo insieme, andavamo al mare insieme, praticamente iniziai ad animare un po’ la vacanza, ovviamente io essendo più piccolo di lei ero un po’ il suo giocattolo, però io non mi tirai indietro, avere una storia con una ragazza più grande mi eccitava e in più iniziavo finalmente a divertirmi. 
Ma un giorno accadde quello che non avrei mai voluto accadesse!


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