giovedì 16 aprile 2020

CAPITOLO 27, CAPITOLO 28



27  CHE PUGNALATA

Un giorno finii di lavorare presto perché feci l’orario continuato, erano le 16:00 così decisi di fare una sorpresa ad Alice. Uscito dal lavoro, andai a casa sua come sempre, suonai il campanello per entrare, Alice mi aprì il cancelletto ma mi fermò sul balcone facendomi domande: “Come mai hai finito di lavorare così presto?” Così le spiegai che avevo fatto il continuato, la sua faccia era strana, era come se avesse visto un fantasma, mi tenne a parlare sul balcone per cinque minuti… io non capivo. Ad un certo punto quando stavamo per entrare, arrivò sua mamma e anche lei mi tenne sul balcone chiedendomi come mai avessi finito così presto… non capivo come mai tante domande. Poi  finalmente entrammo, però  vedevo che era strana, c’era qualcosa che non andava invece di essere contenta della sorpresa che le avevo fatto era preoccupata. Mi nascondeva qualcosa. Ma cosa?
Le chiesi di uscire in modo che potessimo parlare da soli e che mi potesse spiegare cosa c’era che non andava. Lei, continuava a dire che era tutto apposto, che non c’era nulla, ma ad un certo punto mi disse: “Ieri, è stato qui Lino, (il suo ex) dicendomi che non riesce a stare senza di me, di scegliere tra lui e te. Io ovviamente gli ho detto che sono con te e lui se ne è andato via triste!” Io subito mi arrabbiai perché non capivo come mai non me lo aveva detto prima ma poi le chiesi: “ E tu cosa vuoi, sei sicura della tua scelta?” Le dissi anche, che questa cosa però mi dava fastidio. Lei rispose che voleva me ma era solo triste per lui.
Risolta la situazione tornammo dentro, ma c’era qualcosa che non andava, la sua versione non mi convinceva perché lei rimase strana tutto il giorno. Tornando a casa continuavo a pensare a cos’era successo  finchè ad un certo punto realizzai tutto. Quando arrivai da lei dopo il lavoro, lei era strana ed era come se avesse visto un fantasma e in più lei e sua mamma mi tennero sul balcone dieci minuti abbondanti, come mai? Ecco la risposta:  perché in quel momento in casa c’era Lino, il suo ex, dovevano dargli il tempo di nascondersi giù in garage, in modo che quando entrammo lui poteva uscire da sotto senza farsi sentire (dal momento che abitavano in una villetta a schiera  su tre piani). Ora tutto quadrava, lei e Lino si continuavano a vedere, e dall’espressione che aveva lei,  sicuramente avevano ancora una storia. Questo ovviamente era la conclusione a cui ero arrivato io, sarà stato vero? Questo non posso dirlo con certezza ma che c’era qualcosa sotto, era sicuro. Inutile dire che ero arrabbiatissimo e delusissimo da lei e da sua mamma. La ragazza che avevo aiutato nei momenti peggiori della sua vita, mi stava tradendo, e io quando dovevo decidere tra lei e Vanessa piuttosto che farla soffrire, avevo rinunciato alla mia felicità per lei.
Non sapevo più come comportarmi, la sera non andai da lei perché ero troppo deluso, mi faceva le corna e non me lo diceva ma in più si faceva coprire. Allora uscii con i miei amici, inutile parlarne con loro, soprattutto con Alessandro, perché mi avrebbero detto di lasciarla.
Il giorno dopo finito di lavorare andai di nuovo da lei. Alice mi chiese come mai la sera prima  non ero andato da lei e perché non rispondevo alle sue chiamate e ai suoi messaggi, io le risposi che volevo stare con gli amici. Però si accorse subito che c’era qualcosa che non andava, ero troppo arrabbiato e deluso dal suo comportamento. Quindi continuava a farmi domande, non capiva che io avevo scoperto tutto. Decisi di non dirle nulla, di fare finta di niente, come se niente fosse accaduto, ma da quel giorno le cose tra noi, ma soprattutto il mio rapporto con le ragazze cambiarono, non avevo più rispetto di lei e della nostra storia. Decisi che di storie serie non ne volevo più, stavolta ero arrivato a un punto; la usavo solo per divertimento e basta.
Io non la lasciai ma uscivo più spesso con i miei amici e ogni tanto uscivo di nascosto con altre ragazze, divertendomi e facendole le corna, io e lei iniziammo a litigare moltissimo e lei iniziava a capire che stava finendo qualcosa, la storia non era più una storia seria e sincera… lasciarla? Non prima di farla soffrire come lei stava facendo soffrire me!


28  VACANZE E POI FINE

Le vacanze estive si avvicinavano, lavorando sta volta non erano più tre mesi di vacanza ma bensì quattro settimane. Lavorando un anno intero, avevo bisogno di sfogarmi un po’ avevo bisogno di mare e di riprendermi tutto il tempo perso.
Anche i miei fratelli crescevano e si erano fidanzati anche loro, quindi facevano le vacanze per conto loro, mio padre invece stava nell’orto con Angela, non essendo un amante del mare. Io iniziavo a passare sempre meno tempo con lui.
Quell’anno visto che lavoravo e guadagnavo i miei soldi, decisi con lo zio e la zia di fare ritorno al paesello, avevo sedici anni, era da quando avevo tre anni che non tornavo a Pagani dai parenti. Così  prenotammo le vacanze in costiera Amalfitana, a Maiori per l’esattezza, facendo tappa  prima e dopo dai parenti. Prenotai  anche per Alice, si perché in tutto questo tempo,  noi continuavamo ad essere insieme nonostante io non avevo più rispetto per lei e continuavo a tradirla. Lei nel frattempo, aveva  visto che io ero sempre più staccato e iniziava a sentire in giro anche delle voci, invece di lasciarmi capì che mi stava perdendo, così iniziò ad essere più dolce nei miei confronti, si faceva sempre bella per me e anche la sua storiella nascosta era finita. Non voleva perdermi, aveva capito di aver sbagliato e voleva rimediare. Troppo tardi, ormai mi ero messo in testa che tra noi  sarebbe finita… ma a modo mio!
Arrivò l’ultimo giorno di lavoro, il sabato andai col treno a Milano a trovare i miei fratelli e mio papà,  perché dopo tre giorni sarei partito per le vacanze estive. Quel giorno ci divertimmo molto passammo una bellissima giornata, anche se mio padre era molto triste perché iniziavo a crescere e iniziava a vedermi di meno.
Il giorno prima di partire invece, come ogni volta, uscii solo con i miei amici, tanto con Alice avrei passato quattro settimane al mare; ovviamente solo maschi quindi, giro quotidiano in centro a fare i boccaloni con le ragazze cercando di rimorchiarne qualcuna, poi cena al McDonald’s, e ancora in giro. Quella sera incontrammo un gruppetto di ragazze ed uscimmo con loro; eravamo io, Alessandro, Kevin e Patrizio (gli inseparabili). Tutti ci provavamo con le ragazze, ad un certo punto io e Ginevra, una ragazza del gruppo, ci baciammo. Il giorno dopo sarei partito con Alice!
Eccoci in macchina io, zio, zia e Alice direzione Pagani dai parenti per poi andare nell’albergo che avevamo prenotato a Maiori. Dodici ore d’auto, un caldo allucinante, una coda lunghissima, con qualche sosta all’autogrill per mangiare e andare in bagno, arrivammo da mia zia Giada a Pagani verso le otto di sera. Appena mi vide, ovviamente napoletana doc, mi corse incontro abbracciandomi e baciandomi tutto e parlandomi in napoletano stretto, di tutto quello che disse capii solo che ero diventato un bel ragazzo: “Che bel uaglion che teng!” Ci fece vedere le nostre stanze, cenammo (sembrava un cenone di natale perché giù sono abituati a mangiare tanto) poi mentre i miei zii si raccontavano vita, morte e miracoli in sala sul divano, io e Alice andammo sul balcone ad ammirare la città. Ad un certo punto mentre lei si stava avvicinando per abbracciarmi io le dissi: “Una volta che torniamo a casa, finite le vacanze finirà anche la nostra storia!” Lei ci rimase, silenzio di tomba per dieci minuti, io freddo come un ghiacciolo nel dirle ciò.  Lei  voleva spiegazioni, mi chiese ovviamente il motivo di tale decisione. Io chiaramente non le raccontai tutto, le dissi solo che ero stanco di lei. Alice scoppiò a piangere, mi chiese perché l’avevo portata con me in vacanza allora. Ci pensai  perché in fondo aveva ragione, se io fossi  andato al mare da solo chissà quanto mi sarei divertito e quante ragazze avrei potuto conoscere e accalappiare, ma poi le dissi che volevo che fosse l’ultimo ricordo bello per lei. Era il primo giorno di vacanza e iniziava bene!
Il giorno dopo prima di andare al mare e quindi all’albergo, facemmo tappa da mia sorella Carmela e dai miei nipotini, che tra l’altro era la prima volta  che vedevo, passammo la giornata insieme e poi li invitammo a passare un giorno con noi al mare. Finalmente arrivammo in albergo, iniziavano ufficialmente le vacanze tra mare, piscina, serate in centro, cene fuori. Fu una vacanza spettacolare, devo essere sincero, lì non esisteva nulla di quello successo in città, i tradimenti e le delusioni, lì era solo tempo di divertirsi. Io e lei continuavamo il nostro rapporto insieme, continuando anche ad andare a letto insieme. Ovviamente non era tutto rosa e fiori perché io dovevo rimanere un po’ distaccato altrimenti non sarei mai riuscito poi a mollarla e quindi  c’erano giorni che litigavamo. Intanto arrivò il giorno in  cui mia sorella con il marito e i nipotini vennero a trovarci, con loro  venne anche zia Giada perché quel giorno era il compleanno di mio zio, il 27 agosto. Passammo una giornata fenomenale.
I giorni passavano in fretta, le vacanze giungevano al termine, Alice era sempre più legata a me perché sapeva che una volta tornati a casa io l’avrei mollata ma lei non voleva perdermi; cercava sempre di  conquistarmi con parole, regali, chiedendomi scusa per tutto, ma io, sempre freddo come ghiacciolo, non volevo saperne anche se non lo davo a vedere. Lei ci sperava tantissimo infatti pensava che alla fine saremmo rimasti insieme.
Vacanze finite, pronti per far rientro a casa prima però ci fermammo due giorni a casa di zia Giada, passando anche da mia sorella.
Ricordo che una mattina mia zia si alzò alle cinque del mattino per mettersi a preparare delle pietanze  che ci avrebbe fatto portare a casa. Io mi alzai alle sette e mi misi ad aiutarla a fare la pasta fresca. Orecchiette, linguine, tanti tipi di pasta  tutti fatti a mano, che avremmo portato a casa mentre invece mia sorella Carmela ci aveva dato frutta e verdura del suo orto, ricordo che i limoni di San Marzano sembravano dei meloni.
Una vota arrivati a casa dopo le solite dodici ore d’auto tra caldo, coda e fermandoci sempre all’autogrill per mangiare e andare in bagno, accompagnammo Alice a casa sua, nel tragitto lei mi stava appiccicata e continuava a baciarmi e stringermi perché sapeva che era l’ultimo giorno che poteva farlo. Una volta arrivati a casa sua lei scese dalla macchina e mi disse: “Ci vediamo domani allora?”  Ma io la guardai profondamente e mossi solo la testa facendo cenno di no! Lei in quel momento capì che era tutto finito e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Una volta ripresa la vita normale nei giorni successivi, io andai da Alice solo per riprendere le mie cose, le nostre strade si divisero.

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