giovedì 5 settembre 2024


CAPITAN UNCINO

di Riccardo e Gianluca Pepe

“Questa è l’estate di Capitan Uncino!”, quando hai un figlio di 4 anni, devi imparare a viaggiare di fantasia e immaginazione… Viareggio, estate 2024, sulla spiaggia del bagno Felice una mattina Riccardo si accorge che sotto il nostro l’ombrellone c’è un pezzo di legno

“Riky, cos’hai trovato”?

“Papino è un pezzo della barca di capitan Uncino”!

Infatti si mormora che durante la notte, lui con la sua ciurma e l’inseparabile mozzo Spugna, attracchino con la nave dietro il molo di Viareggio, nascosta bene per non farla vedere, per poi con una barchetta colma di tesori raggiungere la spiaggia, per seppellire tutto il loro bottino, sotto la sabbia degli stabilimenti balneari. Stanchi del duro lavoro, si stendono sulle sdraio mangiando e bevendo per poi riposare fino alle primissime luci del mattino, quando tornano alla nave per non farsi scoprire dai turisti. Lasciando però sulla spiaggia reperti, impronte, mozziconi, e pezzi di legno come segno del loro passaggio.

Così una mattina la family Pepe ha deciso di mettersi alla ricerca della sua ciurma, dei bimbi sperduti e di Peter Pan. Per prima cosa abbiamo raggiunto il lungo molo, chiamato lingua del Drago, per vedere se Capitan Uncino o la sua nave fossero ancora lì! Purtroppo abbiamo trovato solo alcuni pezzi di barca, bottiglie di birra e rimanenza di cibo. Di lui non vi era traccia. Però sulle rocce aveva lasciato dei disegni, indizi che ci confermavano fosse passato di lì!


Il giorno dopo allora, ci siamo recati in unla delle spiagge che al Capitano piace saccheggiare, la spiaggia dello squalo bianco; percorrendo tutta la spiaggia bianchissima abbiamo trovato solo tende fatte di legno dove sicuramente avevano passato la notte per poi ripartire e rimettersi in navigazione alla ricerca di altri tesori. Su questa spiaggia abbiamo trovato però un naufrago, Giuan de Custo, che ci ha parlato di una grotta nella quale si mormora che sia il rifugio segreto del Capitano: la grotta dei 7 mari. Così il giorno dopo incuriositi siamo partiti per esplorarla. Arrivati a destinazione ci hanno messo subito in guardia sulla pericolosità di affrontare questo insidioso percorso. La mamma Chiara, il nonno Giorgio e la nonna Olga, un po’ impauriti non se la sono sentiti di affrontare questa spaventosa spedizione, io e il piccolo Riky carichi di entusiasmo e curiosità, ci siamo avventati sperando di trovare qualche sua traccia… 1800 scalini chiamati, denti della tigre, 8 gradi di temperatura e due ore e mezza di cammino tra rocce, stalattiti, stalagmiti, ponticelli, cunicoli, pipistrelli, e serpenti; ma del capitano nulla. Abbiamo trovato però due passaggi affascinanti, uno chiamato “passaggio del coccodrillo” dove probabilmente si nascondevano, l’altro chiamato “occhio dell’aquila” dove ci hanno spiegato che i pirati attraverso questo buco guardavano di nascosto se entravano intrusi. Arrivati all’uscita, un po’ amareggiati e sconsolati per non aver trovato nulla, siamo tornati al punto di partenza.


Quando ormai avevano perso le speranze di trovare Uncino e pensavamo fosse solo una leggenda, sotto il nostro ombrellone, abbiamo trovato un messaggio del suo passaggio:

“Papà guarda cosa ci ha lasciato il Capitano… quindi esiste veramente e sa che siamo sulle sue tracce”!


Ogni giorno che passava, Uncino ci lasciava qualcosa sotto l’ombrellone, come se volesse sfidarci, se volesse fare in modo che lo trovassimo per affrontarlo. I giorni passavano velocemente e il tempo ormai stava per giungere alla fine, noi giravamo come delle trottole andando in perlustrazione per scovarlo: passammo in una cittadina chiamata città della giungla per i suoi pericolosi animali in libertà, per poi trasferirci al Forte -città famosissima dove hanno girato molti film- dove si mormora che da lì nei tempi più antichi sia passato pure il famosissimo esploratore Geronimo Stilton che cercava il tesoro, senza però farne ritorno: di Uncino nessuna traccia.

L’ultimo giorno mentre eravamo sotto l’ombrellone a ripensare a tutte le tracce e gli indizi che ci aveva lasciato, Riky si accorse che da sotto la sabbia spuntava qualcosa:

“Papino qui c’è qualcosa!”

Subito allora, prendendo pala e piccone, iniziammo a scavare… non credevamo ai nostri occhi! Dalla sabbia tirammo fuori un forziere chiuso da un lucchetto che mamma Chiara, con destrezza e abilità, riuscì ad aprire… al suo interno Capitan Uncino aveva seppellito proprio sotto il nostro ombrellone uno dei suoi tanti tesori pieno di gioielli, gettoni d’oro, gemme preziose!

Che abbia voluto farcelo trovare? Cosa importa, se rivoleva il suo tesoro doveva venire a prenderlo; l’unico problema era che il giorno dopo noi partivamo per tornare a casa. Quindi al posto del tesoro lasciammo un messaggio a lui, in modo che potesse trovarlo: “mio caro Capitano, se rivuoi ciò che è tuo ci rivediamo l’anno prossimo… stessa spiaggia stesso mare!   

                     Riccardo




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