giovedì 14 maggio 2020

CAPITOLO 40, CAPITOLO 41, CAPITOLO 42, CAPITOLO 43



40  CROLLO PSICOLOGICO

Sembrava procedere tutto perfettamente nella mia vita, invece stava per iniziare una fase nera. Avevo diciotto anni, la malattia di mio zio iniziava a peggiorare, continuava ad andare avanti e indietro in ospedale per fare le chemio, mia zia era sempre più preoccupata per la sua salute, e io iniziavo a mettere insieme i pezzi della mia vita sempre senza domandare ma scoprendo piano piano da solo le cose.
Senza rendermene conto, col passare del tempo iniziai ad avere un crollo psicologico… non sapevo più con chi sfogarmi, con chi parlare, non c’era più il mio grande amico Alessandro che mi sapeva  sempre far ridere, non avevo nessuno di cui fidarmi, o meglio c’era Veronica ma sentivo che avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino senza lasciarmi un momento solo. Sapevo che sarei crollato da un momento all’altro!

Un giorno mentre ero in casa, scrissi una lettera al Don dicendo che non ce la facevo più con questa vita, piena di sofferenza, misteri, delusioni. Avrei voluto avere una vita normale, come tutti i ragazzi della mia età. La domenica sera gliela lasciai nella casella dell’oratorio… avevo preparato tutto, il lunedì ero pronto a scappare di casa!
Preparai una lettera anche per Costanzo e una per mia zia con una videocassetta da vedere, dove spiegavo che non ce la facevo più a vivere così. La mattina successiva, uscii prima del solito di casa, avevo raccontato a mia zia che iniziavo a lavorare prima.
Mi recai alla stazione, presi il primo treno per Milano e partii! Non sapevo neanche io dove volevo andare, ma sicuramente lontano da casa, lontano da tutto e tutti! Mentre io mi allontanavo da Busto, come ogni mattina passò a prendermi a casa Costanzo che non vedendomi giù ad aspettarlo come al solito, citofonò a mia zia chiedendo di me. Lei le rispose che ero già andato a lavoro, ma Costanzo le disse che era impossibile perché non ero con lui, così lo fece entrare, parlarono e trovarono la lettera. Subito cercarono di chiamarmi ma io avevo spento il cellulare, erano preoccupatissimi! Intanto, anche il prete la mattina aveva trovato la lettera e anche lui cercò di chiamarmi. Arrivato a Milano feci un giro per la città, ad un certo punto, non so perché forse per senso di colpa verso mia zia che stava soffrendo, accesi il telefono e vidi tutte le chiamate. In quel momento mi chiamò il Don, dicendomi di tornare a casa subito perche mi voleva vedere, ma io non volevo saperne. Lui allora mi disse che se non volevo rientrare a casa mia, di andare a stare da lui che mi avrebbe ospitato per un po’ di giorni, in modo da parlarmi e tranquillizzarmi un pochino. Alla fine accettai e così feci, tornai indietro, intanto lui chiamò mia zia tranquillizzandola. Una volta arrivato, parlai tutto il giorno col Don che alla fine mi convinse a tornare a casa mia, appena entrai in casa mia zia con gli occhi lucidi mi disse solo: “Perché hai fatto ciò, lo sai che io ti voglio bene!” Io l’abbracciai e poi me ne andai a letto, mio zio non mi disse nulla.
Sembrava tutto finito, tornò tutto alla normalità. I giorni successivi tornai al lavoro, finito di lavorare avevo degli incontri con il Don per parlare dei miei sentimenti, dei miei stati d’animo,  ma quello che avevo scoperto iniziava a tormentarmi.
Più di una volta dopo mangiato, mentre i miei zii la sera guardavano la televisione in cucina, io me ne andavo in sala a giocare con la Play Station, ma poi ad un certo punto mi affacciavo alla finestra e guardando di sotto pensavo: “Un salto nel vuoto e non soffrire più!”  Ogni tanto mi sporgevo per buttarmi di sotto, ma quando mancava sempre poco per farlo, la paura mi fermava e tornavo indietro soffrendo tantissimo interiormente.

Finchè un weekend  scappai ancora di casa, solo che sta volta il Don non vedendomi in oratorio alle due, capì subito e mi chiamò dicendomi che se non mi avesse visto entrare velocemente in oratorio mi sarebbe venuto a prendere lui stesso.
Così, anche quella volta tornai subito da lui. La situazione, grazie all’aiuto del Don arrivò a migliorare ma ci volle tanto tempo e tanta pazienza. Ovviamente mio padre e i miei fratelli non vennero mai a sapere nulla di tutto ciò. Ma alla fine cosa avevo scoperto?


41  VERITà O MENZOGNA?

Praticamente questo era quello che avevo scoperto:  mio padre aveva avuto due mogli, una con cui aveva fatto i primi tre figli (Siria, Carmela, Esposito), un giorno si separarono e sua moglie decise di tornare a Pagani con Esposito, mentre  Siria e Carmela vollero stare con lui .
Nel frattempo papà conobbe Jessica, la sua seconda moglie, e lì iniziarono i problemi. Mio padre e mia madre si sposarono e diedero luce alla prima figlia Camilla, ovviamente mamma non so se era gelosa o cosa di Siria e Carmela, sta di fatto che le trattava sempre male tanto che Carmela, stanca di quella situazione, decise di tornare a vivere giù con la madre mentre Siria rimase a Milano con loro. Quando nacque mia sorella Camilla, mio padre ovviamente doveva continuare ad andare al lavoro, e Jessica si doveva occupare da sola delle bimbe. Solo che molte volte, usciva di casa lasciando Camilla e Siria da sole. La vicina era sposata ed era molto amica di mio papà e spesso le bimbe le curava lei. Ma quando lei andava al lavoro, il marito ospitava Jessica a casa e si mettevano tutto il giorno a giocare a carte (così ho saputo, ma bisogna vedere se giocavano a carte) lasciando in casa da sole le bimbe. Siria praticamente doveva fare da  mamma a Camilla, visto che era un pochino più grande e andava già a scuola. Molte volte  quando Siria tornava a casa da scuola, Jessica la trattava malissimo[1], facendola sempre piangere. Mio padre, non so se era all’oscuro di tutto ciò oppure non voleva vedere perché era troppo innamorato di lei. Ma voci certe dicono che Jessica fosse molto furba quindi io penso che mio padre fosse all’oscuro della situazione.

Papà  amava tantissimo i cani, portò a casa un cucciolo e quando andò al lavoro, Jessica lo prese e lo buttò nello scarico della pattumiera (nella casa di papà sul vano scala c’era lo scarico per buttare i rifiuti)… vivevamo al settimo piano, povero cagnolino!
Al rientro a casa papà, non vedendo più il cucciolo, chiese spiegazioni a Jessica. Lei gli raccontò quello che era successo, ma dando la colpa a Siria dicendo che era stata lei a buttarlo giù, così mio padre se la prese con lei. 

Un giorno mio padre venne chiamato d’urgenza a scuola, una volta arrivato la professoressa  gli disse che avevano fatto portare via sua figlia dagli assistenti sociali, mio padre ovviamente non capiva il motivo e chiese spiegazioni, la professoressa gli disse: “Come, dovrebbe saperlo, visto che abbiamo trovato… (qui non posso aggiungere altro), Siria ci ha raccontato tutto!”
Siria aveva raccontato cosa succedeva  in casa.   Da lì si capì che papà era allo scuro di tutto ciò! Infatti  rimase sbalordito, non poteva credere alle sue orecchie, cercò in tutti i modi di riprendersi sua figlia, ma non gli fu possibile e da quel momento non seppe più nulla di lei. Tra papà e mamma non so allora cosa successe, perché questo non l’ho ancora scoperto; so solo che dopo nacquero Marco, Sofia e io, quindi penso che Jessica in qualche modo riuscì a tenerselo stretto finchè nacqui io! Si perché da lì mio padre non volle più saperne di lei. In pratica io nacqui solo per caso o meglio, mia madre doveva finire in carcere (anche di questo non so il vero motivo, non so cosa aveva combinato so solo che la dovevano arrestare).
A quei tempi non arrestavano le donne incinta, quindi per non essere arrestata si fece mettere incinta da papà. Fece solo i primi tre mesi e poi uscì finchè io non nacqui. Dopo sei mesi, come avevate letto all’inizio del libro, venne arrestata e io di lei non seppi più nulla… neanche come si chiamava fino a quando non la cercai io. In pratica io nacqui solo per caso! Questo è quello che ho scoperto.
VERITA’ O MENZOGNA?
Non lo so, nessuno mi ha mai raccontato veramente come siano andati i fatti e non so neanche il motivo. Ma chiunque volesse smentire o confermare per dirmi la verità io sono qui ad aspettare!


42  PATENTE E FERIALE

La mia vita continuava come sempre, continuavo a fare il muratore con Costanzo, ogni sabato mattina andavo al cimitero a trovare il mio grande amico, e in più avevo deciso di iscrivermi alla patente, ovviamente a spese mie. Io e Samuele, un mio amico, c’eravamo iscritti insieme, lui frequentava sempre le lezioni,  io invece molte volte saltavo perché facendo il muratore ogni tanto finivo tardi e non riuscivo ad andare, così dovevo studiare a casa. Tornando a casa sempre stanco però, mi passava la voglia e non lo facevo più. L’unica soluzione per mettermi a studiare, era quella di iscrivermi all’esame di teoria, solo così mi sarei messo a studiare seriamente e così feci.
Una volta iscritto avevo solo una settimana di tempo per studiarmi tutto il libro, perché ancora non l’avevo aperto, ricordo che tutta quella settimana, uscito dal lavoro tornavo subito a casa e mi mettevo a studiare e a fare le schede, non uscendo più neanche la sera. Il giorno dell’esame feci solo due errori quindi fui promosso, ero felicissimo, così mi iscrissi subito per fare la pratica di guida perché, lo zio anche se aveva più di dieci anni di patente non mi voleva dare lezioni. Il nostro rapporto per colpa della sua malattia stava cambiando. Una volta fatte le guide con l’istruttore, diedi anche la pratica e venni promosso, ero riuscito a prendere la patente ed ero doppiamente felice perché ero l’unico della mia famiglia ad averla presa senza essere bocciato neanche una volta… soddisfazione doppia.
Per la macchina invece dovevo aspettare perché lo zio non voleva che usassi la sua e, siccome non c’erano soldi, non potevo comprarmela, però l’importante è che c’era la patente, e poi avevo il mio motorino quindi ero tranquillo.

Un giorno ebbi una piccola discussione con Costanzo, così decisi di licenziarmi e di cercare un altro lavoro, iniziai a mandare curriculum in giro ma era molto  difficile trovare lavoro senza avere una macchina.
Passarono giorni e mesi arrivando così all’estate, la zia era un po’ preoccupata perché io non avevo ancora trovato nulla e i soldi cominciavano a scarseggiare, ma le dissi che appena sarebbe finita l’estate mi sarei messo sotto e avrei trovato qualcosa. Intanto potevo gustarmi ancora per un anno l’oratorio feriale, facendo l’animatore insieme ai miei amici. Finito l’oratorio feriale la zia mi disse nonostante tutto di andare al mare, però avendo un vuoto di memoria non  mi ricordo quell’anno dove andai.


43  ROVINA FAMIGLIA

Una volta fatto rientro a casa dovevo mettermi sotto a cercare lavoro e così feci, dopo due giorni trovai un lavoro come stampatore di pubblicità, ovvero era una ditta che stampava cartoni, sacchetti, cartelloni, volantini tutto quello che riguardava la pubblicità. Era molto bello come lavoro ma durò poco… solo una settimana perché lo zio in quella settimana aveva avuto un ictus e la sua malattia cominciava a peggiorare. La zia doveva fare avanti e indietro ogni giorno tra casa e ospedale, io non me la sentivo di lasciarla da sola, e al momento della firma del contratto (tra l’altro era un contratto per quattro anni) mi tirai indietro spiegandogli i problemi che avevo in casa. Il capo, una persona bravissima, mi disse: “Risolvi i tuoi problemi familiari, e appena li hai risolti torna qui che ti assumo!” In quei giorni lo zio era in ospedale, io e la zia continuavamo ad andarlo a trovare standogli vicino. Però lei era molto preoccupata, ricordo che mi disse: “Adesso come facciamo, lo zio senza lavoro, (perché non avrebbe più potuto fare il cameriere, con la sua malattia era troppo pesante) tu senza lavoro, solo con la mia pensione come finiremo!” Io, cercai subito di tranquillizzarla e le dissi che le cose col tempo si sarebbero sistemante. Infatti qualche giorno dopo, lo zio uscì dall’ospedale tornando a casa, anche se in seguito doveva subire l’operazione alla prostata per togliere i cinque tumori che aveva nel petto. 
Il peggio doveva ancora arrivare. Le chemio che faceva avevano dato riscontro positivo, le cisti tumorali si erano ridotte, e ora si poteva operare per tirarle via  sperando che non sarebbero tornate. L’operazione andò bene, tutte le cisti erano state tolte ora bisognava solo aspettare e fare le cure. Per levare le cisti però, avevano dovuto fargli un taglio che partiva dall’inguine e arrivava al petto, ben  60 punti! Ma l’importante era che fosse andato tutto a posto.
Dopo due settimane di ricovero, lo zio poteva tornare a casa ma doveva stare a riposo, non fare sforzi e periodicamente fare dei controlli, da quel giorno le cose cambiarono radicalmente. Si perché lo zio non poteva più andare al lavoro, al Ticino, a giocare a biliardo la sera, doveva stare a riposo e da quel giorno, l’uomo felice, pieno di energia e  di positività, sempre col sorriso stampato in faccia, sparì per non fare più ritorno.
 Giorno dopo giorno lo zio stava cambiando, era sempre nervoso, non rideva più, e aveva anche iniziato a bere la sera davanti la televisione, io e la zia gli dicevamo che non poteva assolutamente ma lui non ci ascoltava.
Una sera mentre io ero uscito con gli amici, lo zio fece il secondo ictus che gli prese il labbro e il braccio, infatti da quel giorno aveva il labbro leggermente storto e sempre  meno forza nel braccio sinistro. Il grosso problema era che sta volta l’ictus gli aveva preso anche la testa, si perché da quel giorno lui non ragionava più come prima!


[1] purtroppo per motivi di privacy, non avendo il permesso di Siria, non posso scrivere che crudeltà lei facesse, posso solo assicurarvi che va al di la di ogni immaginazione

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