giovedì 26 marzo 2020

CAPITOLO 13, CAPITOLO 14



13  SAMANTA O LUDOVICA?

Io rimasi coerente con la mia bugia e il giorno dopo  partii, ma nel cuore stavolta avevo un vuoto. Mi ero pentito di non averle detto la verità,  sentivo che lei era la ragazza giusta per me, la ragazza con cui poter creare qualcosa di grande, anche se avevo solo quattordici anni. Il peggio però non era ancora arrivato!
Vi ricordate la Trekka e gli amici del quartiere? Lì c’era un clima diverso quindi dovevo tornare ad essere il ragazzo di strada senza cuore. Anche le ragazze del quartiere, si erano sempre adeguate alla vita della Trekka infatti alla maggior parte di loro  piaceva divertirsi e avere  tante storie con tanti ragazzi. Io ogni volta che tornavo in Trekka, puntavo sempre una ragazza diversa. I Ragazzi  ogni volta mi dicevano: “Come fai? Ogni volta che vieni qui te ne limoni sempre qualcuna!” Io sinceramente non sapevo rispondere perché mi reputavo un brutto ragazzo, non mi sentivo bello, dicevo sempre che l’unica cosa bella che avevo erano gli occhi.
Ero tornato;  quindi mi dovevo adeguare.
Come sempre uscivo con la mia compagnia. Uno dei miei più grandi amici di Milano, Mario, un giorno mi presentò Samanta, mi ricordai subito di lei perché uscivamo già da tanto in compagnia insieme, da quando ero con Sabrina. Anche Samanta mi faceva il filo, infatti l’anno che mi misi con Sabrina lei mi stava sempre vicino perché era gelosa, ed ora che per lei ero libero ci poteva provare! Ma non sapeva che a Busto c’era Ludovica!
Un giorno mentre eravamo sotto i portici a parlare del  più e del meno,  Samanta si avvicinò e si mise tra le mie braccia, ma praticamente era una cosa normale che le ragazze e i ragazzi avessero questi atteggiamenti. Così l’ abbracciai tranquillamente e continuammo a parlare, arrivata l’ora di tornare a casa io, Mario (che abitava nel mio stesso palazzo) e Samanta (che abitava in quello affianco) andammo a casa insieme  parlando e ridendo. Samanta si era messa d’accordo con Mario per cercare di conquistarmi e lui doveva farci mettere insieme. Lei era molto bella: tredici anni, occhi azzurri, bionda, fisico da urlo, ma a Busto c’era sempre Ludovica. Loro due d’accordo,  iniziarono a tirarmi delle frecciatine, poi lei mi abbracciò, accarezzandomi i capelli, baciandomi sul collo, io cercavo di resistere, e a un certo punto lei mi disse: ”Perché non ci mettiamo insieme?” Io, rimasi un po’ imbarazzato, poi le spiegai che ero  già fidanzato appunto con Ludovica, ma  la sua risposta fu: “Che te frega,  non sei contento  puoi avere due ragazze, una a Milano e una a Busto!”  Ma,  per una volta non riuscivo a fare il doppio gioco con una ragazza. Ad un certo punto  Mario per smuovermi,  mi prese in giro dicendomi: ”Se non ti metti con Samanta che è una bomba sexy,  vuol dire che sei finocchio!” Avevo dimenticato che a Milano, dovevo essere come loro. Chi rinunciava alle avance di una ragazza, tra l’altro bella come Samanta, veniva  preso in giro; così ad un certo punto accadde quello che non volevo che accadesse: io e Samanta ci baciammo e da quel giorno ci mettemmo insieme!
Come spiegare tutto ciò a Ludovica?
Tutte le sere io e Ludovica ci sentivamo per telefono, le mancavo molto e ogni volta io mi sentivo sempre più in colpa perché lei mi diceva sempre: “Come va in Spagna? Stai facendo il bravo?” Come fare a spiegarle che non ero in Spagna  e di Samanta?
 Io a Ludovica tenevo veramente tanto  perché sentivo per una volta che tra noi c’era qualcosa di grande, non era una storiella estiva come le altre e come quella che sarebbe stata con Samanta, ma era una storia che sicuramente sarebbe potuta durare tantissimo.
Un giorno che ero al telefono con lei, un mio amico mi prese il telefono dalle mani, dicendole tutta la verità: “Il tuo ragazzo non è in Spagna, e di te non ne vuole più sapere perché è insieme a un’altra! Non chiamare più!” 
Lei attaccò subito, tutti si misero a ridere  dicendo: “Finalmente ti sei liberato di lei” Samanta, che era lì, era ovviamente contenta perché Ludovica non c’era più, ora ero tutto suo, ma io ci stavo malissimo.
Per tre giorni non si fece più sentire, poi una sera chiamò perché voleva delle spiegazioni ma io ero  tornando ad essere il ragazzo di strada. La trattai malissimo, facendola  stare male e portandola a non volerne sapere più nulla di me.


14  TREKKA CONTRO PONTE

I giorni di vacanza proseguivano, Ludovica era uscita dalla mia testa o almeno era quello che pensavo, ora avevo ancora due mesi da passare con Samanta e i miei amici.

Un giorno, io, Mario, Samanta e molti altri ragazzi del quartiere andammo alle piscine Forlanini.
Quel giorno in piscina c’era praticamente tutto il nostro quartiere perché, oltre alla nostra compagnia c’era anche la compagnia dei ragazzi più grandi, dove uscivano i miei fratelli Marco e Sofia, praticamente tutta la Trekka riunita.
In piscina non eravamo solo noi però, perché  c’era anche mezzo quartiere di Ponte Lambro. I due quartieri si conoscevano bene perché, molte volte i ragazzi di Ponte erano venuti in Trekka e tutte le volte finiva in rissa, perché un quartiere non può entrare nel territorio dell’altro. Mario e Samanta, conoscevano alcuni ragazzi di Ponte, io neanche uno. La giornata procedeva bene, tra risate, scherzi, tuffi.
Ad un certo punto, vidi Samanta che andava in giro con un ragazzo di Ponte mano nella mano, andai subito da lei per parlare e chiederle spiegazioni; era un suo ex ragazzo, Manuel, erano rimasti amici. Per loro andare in giro mano nella mano era normale. Per loro però, non per mè!  Così le dissi: “Per te può essere anche normale, ma visto che sei insieme a me non lo fai, altrimenti puoi stare tranquillamente insieme a lui!” Arrabbiatissimo tornai al mio asciugamano, il mio amico Mario ovviamente venne a tranquillizzarmi, ma io stavo per prendere la mia roba e per lasciare la piscina. In quel momento arrivò Samanta che mi disse: “Dai scusa non volevo, non te ne andare. Sai che io voglio solo te!” A quel punto mi tranquillizzai e ricominciammo a buttarci in acqua, ma ad un tratto,  intorno a noi arrivarono tutti i ragazzi di Ponte Lambro con il ragazzo in questione. Marco, che era poco distante da noi vide cosa  stava  accadendo così  corse con tutti  i ragazzi più grandi della Trekka.
Aia–aia… i due quartieri di nuovo a confronto pronti per far scattare una mega rissa. Il ragazzo di Ponte, Manuel, venne testa a testa a me e mi disse: “Qual è il problema?”
Mio fratello, una  testa calda, stava già partendo ma io lo fermai e dissi a Manuel che se voleva parlare dovevamo essere io e lui da soli. Così tutti gli altri tornarono a fare il bagno mentre io e Manuel ci andammo vicino alle docce, ovviamente mio fratello (che guai a chi mi toccava) mandò Giuseppe un suo amico a seguirmi per controllare la situazione. Arrivati alle docce spiegai a Manuel che Samanta era la mia ragazza e non doveva andare in giro con lui. Lui ribadì che non c’era nulla di male ma io gli dissi che doveva starle alla larga. Lui a quel punto mi chiese scusa. Ma erano scuse finte perché per tutto il giorno stette vicino a me, al mio amico Mario e a Samanta.
C’era qualcosa che non andava, ci accompagnò anche in Trekka. Che coraggio un ragazzo di Ponte che entra in Trekka da solo! Stava tramando qualcosa. Per gli altri tre giorni si fece sempre trovare sotto casa mia, controllando me e Samanta… io in quei giorni stavo impazzendo ma il mio amico Mario e Samanta mi tenevano sempre tranquillo. Intanto, mi informai con la mia compagnia sul motivo di questo atteggiamento. Cleopatra, una ragazza della mia compagnia (che tra l’altro era un’altra ragazza che mi facevano il filo) mi disse che quel comportamento l’avevano già  avuto con suo fratello Vincenzo, avevano aspettato di beccarlo da solo e poi l’avevano accoltellato. Mi disse di stare attento perché Vincenzo se l’era cavata solo con una cicatrice, e io potevo non essere così fortunato!
Tutte le sere uscivamo in compagnia, quella sera Samanta non poteva uscire, così noi ragazzi andammo al Lunapark. Ci dividemmo io rimasi con il mio amico Mario e con Loris, loro volevano fare la nave dei pirati (quella che va su e giù, velocemente fino quasi fare il giro) ma io che di quei giochi avevo paura, li avrei aspettati giù. Mentre ci avvicinavamo alla nave, vedemmo che Manuel ci stava seguendo con il famoso ragazzo che aveva accoltellato Vincenzo. Così i miei amici non volevano lasciarmi giù da solo, ma io gli dissi di salire tranquillamente sulla nave che non mi sarebbe successo nulla. Loro mentre salivano continuavano a tenermi d’occhio, ad un certo punto, davanti a me si misero Manuel e quest’altro ragazzo; dalla tasca stava per estrarre il coltello, vidi il manico, anche Loris vide che c’era qualcosa che non andava  e stava scendendo dalla nave,  Mario e il ragazzo se ne accorsero e se ne andarono chiedendomi solo che ore erano. Me la vidi proprio brutta ma dopo quel giorno, di Manuel e del suo amico non ne seppi più nulla. Io penso che, uno tra Mario e Loris l’abbia detto ai ragazzi più grandi e ci abbiano pensato loro, ma non ne sono sicuro di ciò!

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