giovedì 11 giugno 2020

CAPITOLO 53, CAPITOLO 54, CAPITOLO 55



53  GMG: FATICA MERAVIGLIOSA

Il giorno della partenza arrivò, come sempre saluto in famiglia, salutai Rebecca che doveva fare le vacanze con i genitori al mare; tutto pronto per partire. Anche per questa esperienza c’era  Veronica  come sempre; purtroppo Veronica aveva scoperto di avere una malattia neurologica e col passare del tempo iniziava a far fatica a camminare e a trovare l’equilibrio quindi il pellegrinaggio lo doveva fare in carrozzina.
Il Don decise di partire in pullman, quindi il giorno della partenza tutti fuori dall’oratorio con tutti i genitori e gli amici a salutarci. Il viaggio in pullman fu lunghissimo e straziante, ore e ore seduti con un caldo pauroso perché era metà agosto, tutti con pantaloncini e maglietta e anche nelle valige vi erano vestiti estivi solo un pantalone lungo e una felpa nel caso di brutto tempo.
Sul pullman come ogni gita, o vacanza che si rispetti , vi era chi giocava a carte, chi parlava, chi cantava, chi guardava la televisione, chi dormiva, io stranamente ero uno di quelli che dormivano! Le ore passavano pianissimo, arrivò la sera quindi cena al sacco  (panini) e poi  a dormire o almeno provarci visto che dovevamo dormire sui sedili del pullman. Una volta arrivato il mattino, sosta chiaramente per i bisogni, per colazione e per darsi una sciacquata, così fino ad arrivare al pranzo sempre al sacco.
Verso le sette di sera, arrivammo finalmente in Germania. Tutti pensavamo di aver sbagliato posto perché, arrivando pian-piano alla meta, iniziavamo a vedere le nuvole, faceva freddo, il sole iniziava a non vedersi più, e una volta arrivati in Germania un acquazzone immenso ci  accolse… e noi avevamo solo vestiti estivi. Iniziavamo bene!
Una volta arrivati, il pellegrinaggio poteva iniziare passando prima da uno stabilimento adibito al ritiro del kit del pellegrino che comprendeva cappellino con bandiera Italiana (ogni paese aveva il suo cappello con la sua bandiera), maglietta della diocesi di Milano (sempre per gli italiani), zainetto, telo da usare come tappeto per  i due  giorni in cui avremmo incontrato il Papa nel parco, radiolina per sentire la Santa Messa in tutte le lingue, guida della città per non perdesi e buoni pasto. Una volta fatta quella tappa dovevamo recarci in una scuola dove ci davano il cibo per la sera: una scatoletta di carne, un salamino, una banana, e un pezzo di pane, vi posso assicurare che questo cibo non l’avrei dato neanche da mangiare al mio cane, non vi era nulla di commestibile. Poi  finito ciò bisognava dividersi a gruppi, perché le notti che seguivano le avremmo passate in diverse famiglie della Germania: uno scambio interculturale. In queste famiglie avremmo passato le notti e la colazione, poi loro continuavano la loro vita tra lavoro e impegni e noi continuavamo il nostro pellegrinaggio. Io ero in gruppo con Silvio, Pietro (il ragazzo di Lourdes) e Fabrizio ma siccome la famiglia che ci doveva ospitare si era dimenticata di venire, io e Fabrizio fummo affidati ad un ragazzo che era lì ad aspettare che gli venisse affidato qualcuno, mentre Pietro e Silvio decisero di passare la notte nella scuola con altri ragazzi che non erano stati recuperati, per essere recuperati il giorno dopo, dormendo così sul prato con sacchi a pelo.
L’appuntamento era per la mattina dopo la colazione, ovviamente facendo colazione con le famiglie si iniziava a fare un po’ di confidenza e a conoscersi un po’- inutile dire che io non capivo una mazza di quello che dicevano, sapendo a stento a formulare una frase di senso compiuto in italiano, meno male c’era Fabrizio!-.
La colazione non era male, vi era di tutto: affettati di ogni tipo, salame, prosciutto cotto, crudo, mortadella, formaggi, uova, marmellata, fette biscottate, ci rimpinzavamo bene perché poi sapevamo che fuori non avremmo mangiato nulla dal momento che il cibo che ti forniva il pellegrinaggio era pessimo, infatti a fine GMG avevamo perso tutti dai 4- 5 chili.
Raggiunto il punto di ritrovo potevamo iniziare il nostro pellegrinaggio: i primi quattro giorni a spasso per le città della Germania tra chiese, musei, monumenti, parlando, ridendo, confrontandoci e conoscendo un sacco di persone che erano lì anch’essi per quella esperienza, italiani e stranieri. Due giorni poi li avremmo passati in un parco grandissimo, il parco di Marienfeld (se non sbaglio) dove si incontrava il Papa e la domenica si faceva la Santa Messa, gli ultimi tre giorni invece li avremmo passati sul pullman facendo tappa e visita nei campi di concentramento di Flossenburg, Dachau, e Mathausen. Ma andiamo passo per passo!

Come stavo dicendo i giorni in giro per la Germania furono bellissimi tra risate, canzoni, visite, ci facevamo sempre riconoscere, mettevamo allegria a tutti quelli che capitavano sulla nostra strada perché quando capitavamo sui mezzi di trasporto come metro, pullman, tram (erano più le volte che ce la facevamo a piedi per chilometri e chilometri, perché non funzionavano o perché la città era bloccata dalla quantità di pellegrini che erano accorsi per la GMG) iniziavamo ad innalzare canti che facevamo all’oratorio, rendendo partecipi tutti quelli che erano sui mezzi italiani e non, e  alla fine ci beccavamo un applauso finale da tutti.
Una scena comica che ricordo che accadde su un tram fu che Mattia, uno di noi, era affianco ad una ragazza e pensando fosse straniera, guardandoci le mise il braccio intorno alla vita e  disse: “Raga, questa è la my girl!” Lei, a quel punto, gli tolse il braccio e gli  rispose: ”Mi spiace, ma non sono la tua ragazza!” Era italiana, lui diventò tutto rosso, e noi tutti scoppiammo a ridere.
Oppure un’altra volta eravamo su un pullman e due ragazzi tedeschi completamente ubriachi si misero vicino a me, il Don e altre due ragazze, iniziarono a dire chissà che cosa nella loro lingua, già io non li capivo, poi ubriachi marci figuratevi! Il Don ridendo, gliene disse di tutti i colori prendendoli in giro, noi ovviamente scoppiammo a ridere e i due ragazzi non capendo l’italiano e vedendo che noi ridevamo risero anche loro senza capire che in realtà li stava prendendo in giro.
Tutto questo fino ad arrivare alla sera finale in cui salutammo le famiglie ringraziandole per quei giorni trascorsi insieme, e trasferirci al parco Marienfeld  dove avremmo passato i due giorni successivi.


54   INCONTRO COL PAPA

Questo immenso parco, il Marienfeld, poteva contenere tutti i pellegrini che erano lì per la Giornata Mondiale della Gioventù. Il parco era diviso in zone, nella prima zona vicino all’ingresso c’erano i volontari che distribuivano il sacchetto col cibo per i  due  giorni.  Stava a noi gestirci sul cibo e decidere quando mangiare e bere, ma vi assicuro che anche lì, il cibo era pessimo. Infatti ogni giorno ricevevamo telefonate dai nostri genitori, che ci chiedevano come andava e se mangiavano perché nei documentari riguardanti la GMG  e nei telegiornali, continuavano a intervistare persone che si lamentavano sui trasporti e sul cibo dicendo che era indecente, e ovviamente a casa erano un po’ preoccupati.
Poi nel secondo spazio vi erano i rubinetti per lavarsi e i bagni per maschi e femmine, i bagni erano quelli chimici da cantiere quindi dopo un giorno potete immaginare lo schifo che c’era, ci passava anche la voglia di usarli, poi tutto il resto del parco era diviso a settori e ogni gruppo aveva un settore dove doveva posizionarsi e preparare il campo per la notte. Noi ovviamente, con la fortuna che avevamo eravamo lontani dai bagni -quindi quando dovevamo andare in bagno ci voleva almeno mezz’ora per arrivare- e lontanissimi dal palco, quindi il Papa l’avremmo visto e sentito solo nei megaschermi  che vi erano disposti per tutto il campo.
Una volta arrivati nel nostro settore, dovevamo iniziare a preparare il campo per la notte che avremmo passato lì, quindi tirammo fuori tutti i nostri teli blu che avevamo nello zaino del pellegrino e scocciandoli o legandoli con delle corde improvvisate che avevamo, abbiamo creato un enorme tappeto dove tutti potevamo starci sopra. La giornata così proseguiva, ognuno per occupare il tempo poteva fare quello che voleva, quindi c’era chi giocava a carte, chi leggeva, chi sentiva la musica stando attento a non esaurire tutte le batterie della radiolina, chi parlava, chi pregava. Io, Carlo, Leonardo, Pietro e altri ragazzi iniziammo ad andare in giro per tutto l’enorme parco a fare amicizia con le popolazioni. La cosa bella è che quando incontravi una popolazione di un altro posto del mondo, loro ti chiedevano un ricordino in regalo, che poteva essere la maglietta della nostra diocesi, il cappello italiano, un braccialetto, qualsiasi cosa di ricordo. Da lì allora iniziammo a fare scambi con il resto del mondo.
La sera si tornava nella nostra sezione si stava un po’ insieme, si facevano i vesperi, si parlava, ci si confrontava, si rideva e poi si mangiava quel poco di commestibile che c’era, poi si cercava di andare in bagno e nei lavandini, per preparasi per dormire sotto il cielo stellato. Tra i bagni e il cibo non so proprio cos’era meglio! Una volta nei nostri sacchi a pelo, si cercava di dormire, essendo in migliaia ovviamente era difficile perché c’erano le popolazioni africane che facevano balli e canti fino tardi, chi suonava con la chitarra, chi andava in giro. Quando finalmente riuscii a prendere sonno sentii un rumore strano, era il Don che con una bottiglia di plastica ammazzava un topo, si perché nel paco vi erano i topi, quindi dormire iniziò a diventare molto difficile, la paura di trovarsi un topo addosso o in bocca era tanta.
La mattina, una volta svegli ci si recava nei lavandini e nei bagni, per lavarsi i denti, la faccia e prepararsi, ma la coda era lunghissima, almeno un’ora di attesa.   Alle dieci bisognava essere tutti nei propri settori, i volontari bloccavano le strade e le vie perché arrivava il Papa, passando con la sua papa-mobile tra di noi. Una volta sul palco iniziò a parlare sotto lo sguardo di migliaia di pellegrini e telecamere, partirono ovviamente canti, cori, applausi e noi alzammo i nostri striscioni: “Se sei Benedetto  (doppio senso) batti le mani” e  “Non chiamateci Papa Boys!”  Alle undici circa iniziò la Santa Messa, tutti con libricino in mano, cuffie con attaccata la radiolina per ascoltare la Messa in tutte le lingue, al momento della comunione, centinaia di preti, vescovi, cardinali si distribuirono tra la gente per dare la comunione, e allo scambio della pace, tutti andavano in giro per scambiare il segno della pace con le persone più vicine.  Finita la Messa Benedetto XXVII ringraziò tutti per essere accorsi  numerosi  in quel giorno; ci disse:  “Siete accorsi in molti a questa giornata  su invito del nostro Papa Giovanni Paolo II, lui oggi è in ognuno di voi, ma sicuramente sarà affacciato su una nuvola a gustarsi questo meraviglioso spettacolo, e l’appuntamento che vi vorrà lanciare sarà per Sidney 2008!”  Si perché, ogni Giornata Mondiale della Gioventù veniva annunciato il luogo dove si sarebbe svolta la prossima GMG che si teneva ogni tre anni. Finito ciò iniziarono a partire cori e applausi come:  “Giovanni Paolo Santo subito, Giovanni Paolo uno di noi!”  Alla fine della messa il Papa risalendo sulla sua papa-mobile uscì passando però in tutti i settori del Marienfeld per dare un saluto a tutta la gente che era accorsa. La GMG era così conclusa, ora bisognava raccogliere le nostre cose e lasciare il Marienfeld, uscendo avevamo un po’ di amarezza, perché stava giungendo tutto al termine e anche se erano stati giorni faticosi, furono giorni meravigliosi.


55  TRISTEZZA DELLA STORIA

Una volta usciti dal Marienfeld, ci recammo al pullman, potevamo partire, destinazione primo hotel che il Don aveva prenotato  per poi fare visita al primo campo di concentramento: Flossenburg.
In hotel arrivammo la sera, hotel cinque stelle, vi era tutto, era bellissimo, oltre ad avere le camere,  aveva dei piccoli appartamenti all’interno di un enorme parco. Da quanto era grosso dovevi girarlo in pullman. Siccome era tardi non facevamo in tempo a lavarci e prepararci per la cena quindi andammo tutti vestiti ancora come la GMG, un po’ puzzolenti. Appena entrammo ci vergognammo un pochino, perché i camerieri erano tutti in giacca e cravatta, gli altri ospiti dell’hotel tutti vestiti da gala, noi invece come dei barboni, tutti ci guardavano un pò straniti. Una volta arrivati nella nostra sala per la cena, vi erano tavoli con disposto sopra ogni tipo di cibo: affettati di ogni genere, uova sode, pollo arrosto, pollo piccante, pasta, carne, insalata… Noi ovviamente, non mangiando da due giorni e alla visione di tanto cibo, ci dimenticammo di essere in un hotel a cinque stelle dove vi erano solo persone raffinate e ci lanciammo sul cibo come animali, perché era cena a buffet. Tempo mezz’ora i tavoli erano vuoti, avevamo mangiato tutto sotto lo sguardo incredulo della gente. Finito di mangiare eravamo molto stanchi quindi il Don ci divise in camere per la notte. Io capitai in un appartamento bellissimo con Fulvio, Carlo, Filippo e Massimo; una volta arrivati in camera finalmente una vera doccia e poi letto. Il mattino dopo colazione sta volta vestiti meglio e più educati, anche la colazione era a buffet, anche li, vi era di tutto dal dolce al salato. Finita la colazione  partimmo per il primo campo di concentramento di Flossenburg.
Una volta arrivati ed entrati lo scempio, a quella visione, l’amarezza della storia di tante persone morte in quel modo, mi si stringeva il cuore.  Così furono anche per gli altri due giorni quando andammo a Dachau e a Manthasen, altri due campi di concentramento. In questi giorni dormivamo sempre in hotel, la qualità ovviamente non era come quello a cinque stelle, però sempre meglio un letto comodo tra quattro pareti e un tetto che un sacco a pelo in mezzo ai topi.
Purtroppo arrivò la fine della splendida vacanza, era ora di tornare a casa, sul pullman nel viaggio di ritorno eravamo tutti tristi perché il pellegrinaggio ci aveva aperto gli occhi ma soprattutto i campi di concentramento  ci avevano aperto il cuore, ognuno di noi  lasciava un suo commento,  un sentimento provato e ovviamente il mese successivo uscirono gli articoli su CantoNovo.

 FEDE E STORIA

“Raccontare come sono stati questi dieci giorni, non è per nulla facile!Certe emozioni, certi sguardi, certe cose che ti nascono nel cuore, fanno fatica a tradursi efficacemente in parole.
Con ancora negli occhi le stelle cadenti della notte di S. Lorenzo, ci siamo rivolti ad una stella che non cade; abbiamo risposto all’appello e siamo giunti a Colonia per adorarlo. Come tante e tante figure della Bibbia, abbiamo lasciato ciò che avevamo, le case, le famiglie, gli agi, e abbiamo assaporato un po’ della gioia che Cristo ha promesso a chi lo segue.
La Germania, culla di fermenti culturali fin dall’antichità, è stata una piacevole sorpresa di ospitalità e tolleranza.  Abbiamo avuto anche il nostro piccolo miracolo nel tempo atmosferico, che ha retto fino tutta la messa col Papa, nonostante minacciasse pioggia. Da questa prima settimana, insieme a tanti punti di riflessione col Pontefice, portiamo certamente a casa l’entusiasmo per tutte le esperienze di scambio con la folla di multiforme di giovani pellegrini.  Quasi una moderna Babele! E, disperdendoci in tutti gli angoli del mondo, come sale della terra, ci diamo appuntamento a Sidney 2008.
Senza scrollarci del tutto di dosso, e ancora tanta stanchezza sulle spalle, ci siamo dedicati ad un’incontro forte con la storia, a Flossenburg, Dachau, e Mathausen.   Con religioso rispetto abbiamo reso omaggio a questi luoghi della memoria, imprimendoci bene nella mente l’imperativo; mai più!  Non dimenticare, perché non si ripeta mai più un simile orrore.
E’ stata forte l’estrema  antitesi: la diversità tra i popoli, che avevamo appena vissuto come occasione di arricchimento e speranza, in questi luoghi era stata solo una minaccia da estirpare ferocemente.  Impossibile non sentirsi disorientati, preda di dubbi e fortemente scossi nel più intimo di noi stessi da un’ umanità tanto disumana! Come per i Magi, i “doni” che ci portiamo a casa sono molto più preziosi di quelli con cui siamo partiti. A noi ora farli fruttare.                                                                                                                          “….per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.”
Margherita”


GRAZIE-GRAZIE-GRAZIE!

Che aggiungere a quello già raccontato!? Forse un commento personale (piacevole, riflessivo, felice) sulla giornata mondiale della gioventù, e uno un po’ più triste (pieno di rabbia, sofferenza, preghiera) per la visita ai campi di concentramento!
Dalla giornata mondiale mi proto a casa lo scambio di magliette, braccialetti, spille,ecc… con i popoli stranieri. Non tanto per aver qualcosa di altre Nazioni a tutti i costi, ma per essere riuscito (con l’aiuto dei miei compagni) a parlare (o farmi capire), ridere e scherzare con altre persone di popolazioni diverse, senza pregiudizi. Cose che, nella vita di tutti i giorni, sinceramente facciamo fatica a fare. Grazie a questa esperienza ho imparato a guardare la gente di altre nazioni con altri occhi: gli occhi del cuore!
Dall’esperienza dei campi di concentramento, invece, porto a casa molta riflessione e preghiera, ma anche rabbia e tristezza per tutto il male, l’odio e la violenza che ci sono stati. Preghiera per tutta quella gente che ha perso la vita, ma che ha vissuto con coraggio e forza giorno per giorno senza arrendesi, sapendo a cosa andava incontro. Così ho imparato che la vita va vissuta giorno per giorno e a mille, gustandola tutta senza arrendersi mai. Quindi da questa esperienza, dove ho imparato tanto, posso dire solo: GRAZIE-GRAZIE-GRAZIE!
           
                                                                                                                      Gianluca  

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