QUATTRO CHIACCHIERE CON… SUOR ORNELLA GARZETTI (Missionaria dell’Immacolata PIME)
-Intervista
di Valentina Bottini-
1
Mi descriva in generale la situazione della
Guinea Bissau.
«La Guinea-Bissau è una ex-colonia portoghese, l’indipendenza fu proclamata unilateralmente dalla Guinea-Bissau il 24 settembre 1973 e riconosciuta ufficialmente dal Portogallo solo l'anno seguente. Fa parte dei paesi dell’Africa Occidentale e si affaccia sull’oceano Atlantico. È un Paese ricco di risorse naturali, umane e culturali, ma ancora alla ricerca di un cammino sicuro verso lo sviluppo economico, e la giustizia sociale. La sua popolazione vive di agricoltura, artigianato e commercio ma, come in molti altri paesi del Grande Continente Africano, mancano infrastrutture, industrie e una classe dirigente capace di cercare il vero bene comune attraverso la sanità, l’educazione, la sostenibilità.
La Chiesa locale è vivace e in
continua crescita, molti giovani ogni anno chiedono di essere battezzati e di
entrare a far parte della famiglia cattolica. Grazie all’impegno e al sacrificio
di tanti missionari e missionarie venuti dal mondo intero, oggi la Chiesa
Guineense conta con un buon numero di sacerdoti locali e di altrettante suore
locali, impegnate nei vari ambiti della promozione umana integrale e
nell’evangelizzazione sia nelle città, che nei villaggi più sperduti
all’interno del Paese».
2
Perché andare in missione?
«Per noi partire per la missione è rispondere a una chiamata e accogliere un incarico che ci viene affidato, e lo accogliamo nell’obbedienza e
nella fede, sicure che sia questa la forma migliore di vivere felici nel
compiere la volontà i Dio. Da ragazza avevo frequentato il cammino di Giovani e
Missione, ed ero partita per il Bangladesh, fu un’esperienza molto arricchente,
mi piaceva tantissimo, mi attraeva la cultura asiatica, per questo, dopo essere
entrata dalle Missionarie dell’Immacolata, sognavo di ritornarci».
3
Mi parli della sua missione
«Appartengo alla Congregazione delle Suore Missionarie dell’Immacolata-PIME dal 15 ottobre del 2000, e dopo la formazione iniziale sono stata inviata alla Chiesa della Guinea-Bissau. Oggi posso affermare che qui in Guinea-Bissau mi sento a casa, e certamente sono felice di vivere insieme alle mie consorelle le sfide e le allegrie di questa bella missione africana.
Per noi essere missionarie significa
annunciare il Vangelo a tutti, specialmente a coloro che non conoscono o non
hanno ancora incontrato il Signore Gesù Resuscitato nella propria vita, siamo
inviare nei cinque continenti, specialmente là dove ancora la Chiesa locale
necessita di supporto e aiuto».
4
Come è stata accolta quando è arrivata?
«Quando vi arrivai per la prima volta
nel 2007 fui da subito colpita dalla vitalità e dal coraggio di questo popolo,
che affronta quotidianamente parecchie sfide, nell’ambito dell’assistenza
medica, dell’istruzione basica, nel garantire alla propria famiglia il
sostentamento necessario per vivere in maniera dignitosa; senza contare le
condizioni che da noi sono scontate e che qui sono difficili, come per esempio
avere acqua potabile in casa, poter utilizzare elettrodomestici semplici,
perché non esiste una rete elettrica, oppure viaggiare da una città all’altra.
Eppure tutto ciò non può offuscare il desiderio di migliorare, di avanzare e
ottenere migliori e più eque condizioni per tutti».
5
Quali ruoli svolge lì?
«Attualmente vivo nella comunità di Mansoa e mi occupo della formazione dei catechisti, sia della Parrocchia centrale sia delle comunità rurali dipendenti dalla Parrocchia di Sant'Anna.
Anche se l’obbiettivo della nostra
presenza è l’evangelizzazione e l’accompagnamento delle comunità cristiane in
collaborazione con il clero locale, non possiamo chiudere gli occhi davanti
alle necessità della gente, e ci impegniamo per quanto ci è possibile nella
promozione sociale, specialmente delle persone che vivono isolati nei villaggi
sperduti nella foresta.
Una delle attività che da sempre ha
occupato le Missionarie dell’Immacolata in Guinea-Bissau è stata la formazione
e la promozione della donna. Il valore della donna nella cultura africana è
grande: è la donna che detiene la responsabilità di sostentare e organizzare la
famiglia, è la donna che si prende cura del marito che deve cercare mezzi per
poter mandare i figli a scuola. Spesso le donne non hanno avuto le stesse
opportunità degli uomini: non sempre hanno accesso alla scuola, oppure devono
interrompere gli studi per accudire i figli arrivati da gravidanza precoce, o
perché date in sposa ancora adolescenti».
6
Quali sono le difficoltà che incontra
maggiormente lì?
«Una delle più grandi difficoltà che incontro
in questa terra è il viaggiare su piste e strade praticamente impraticabili, la
manutenzione delle via di comunicazione che legano le principali città del
Paese è inesistente, le condizioni climatiche, specialmente durante il tempo
delle piogge, crea grandi voragini, e rovina la strada, che di anno in anno va
peggiorando, anche a causa di carichi pesanti provenienti dal Senegal, o dalla
Guinea-Conacry, per il commercio. Per me è un vero supplizio, ma questo già è
routine per tanti missionari e missionarie che vivono da anni in questa terra,
senza parlare dei disagi per la popolazione, specialmente coloro che vivono nei
villaggi dell’area rurale».
7
Mi racconti un episodio significativo del suo
operato.
«Domenica pomeriggio come abitudine
vado a visitare famiglie amiche, e un giovane padre di cinque figli mi
raccontava con tanto fervore la fatica e lo spavento provato il giorno prima,
quando si trovava nel suo villaggio d’origine. Una sua parente si trovava
pronta a dare alla luce, suo marito non ha una macchina, nel villaggio che si
trova a 30 km dal primo ospedale nessuno ha una macchina, quindi si è messo a
telefonare all’ospedale di Bissorã, ma nessuna ambulanza era disponibile per
venirla a prendere. Lui si trovava in motocicletta, e non era prudente portarla
in quella forma, soprattutto per la strada dissestata, per questo ha chiamato
il suo amico che fa il servizio come trasporto pubblico nei villaggi, ma si
trovava fuori area, il suo telefono non era raggiungibile. Dentro tutto questo
marasma di corri-corri, chiama e attendi, la donna ha dato alla luce in casa,
assistita dalle donne del villaggio. Grazie a Dio il parto è andato bene, sia
la madre che la bimba stanno bene.
Questo purtroppo non è un’eccezione, Francesco
mi raccontava questo con un grande sorriso, perché la storia è a lieto fine,
purtroppo per molte altre donne il momento del parto è traumatico, in
Guinea-Bissau abbiamo un alto tasso di decesso di madri, e moltissimi orfani.
Certamente la mortalità materno
infantile non è dovuta esclusivamente a causa della scarsità dei trasporti e
per l’impraticabilità delle strade, ci sono molti altri fattori, tra i quali la
povertà, la mancanza di assistenza medica qualificata per tutto il territorio nazionale,
la mancanza di strutture ricettive atte a garantire un buon servizio di salute,
ma anche cause culturali e tradizioni ancestrali».
8
Quali prospettive per il futuro?
«Le Missionarie dell’Immacolata si sono dedicate all’assistenza e all’accompagnamento delle madri, assicurando inoltre un sostegno efficace per i bambini denutriti e malnutriti, gli orfani, gli epilettici fin dall’inizio della loro attività in Bissorã, nel 1983.
Oggi in Guinea-Bissau esistono anche
“Case delle Madri”: un servizio sanitario e assistenziale prestato dalla
Caritas diocesana, orientato e sostenuto dalla Chiesa Cattolica, nella lotta
contro la mortalità materno infantile. Esistono attualmente cinque strutture di
questo tipo nel Paese.
Molto si è fatto e molto è ancora da
fare, soprattutto nell’area della prevenzione, oltre al vasto campo
dell’educazione e della formazione della coscienza, del rispetto dei diritti
umani fondamentali.»
9
Dall’Italia quale aiuto possiamo darvi?
«Chi volesse sostenere e aiutare
dall’Italia dovrebbe passare attraverso le strutture dei missionari e delle
missionarie, attraverso la Caritas diocesana di Bissau e Bafatà».
Nessun commento:
Posta un commento