53
GMG: FATICA MERAVIGLIOSA
Il giorno della partenza arrivò, come sempre saluto in famiglia, salutai
Rebecca che doveva fare le vacanze con i genitori al mare; tutto pronto per
partire. Anche per questa esperienza c’era
Veronica come sempre; purtroppo Veronica
aveva scoperto di avere una malattia neurologica e col passare del tempo
iniziava a far fatica a camminare e a trovare l’equilibrio quindi il
pellegrinaggio lo doveva fare in carrozzina.
Il Don decise di partire in pullman, quindi il giorno della partenza
tutti fuori dall’oratorio con tutti i genitori e gli amici a salutarci. Il
viaggio in pullman fu lunghissimo e straziante, ore e ore seduti con un caldo
pauroso perché era metà agosto, tutti con pantaloncini e maglietta e anche
nelle valige vi erano vestiti estivi solo un pantalone lungo e una felpa nel
caso di brutto tempo.
Sul pullman come ogni gita, o vacanza che si rispetti , vi era chi
giocava a carte, chi parlava, chi cantava, chi guardava la televisione, chi
dormiva, io stranamente ero uno di quelli che dormivano! Le ore passavano
pianissimo, arrivò la sera quindi cena al sacco
(panini) e poi a dormire o almeno
provarci visto che dovevamo dormire sui sedili del pullman. Una volta arrivato
il mattino, sosta chiaramente per i bisogni, per colazione e per darsi una
sciacquata, così fino ad arrivare al pranzo sempre al sacco.
Verso le sette di sera, arrivammo finalmente in Germania. Tutti pensavamo
di aver sbagliato posto perché, arrivando pian-piano alla meta, iniziavamo a
vedere le nuvole, faceva freddo, il sole iniziava a non vedersi più, e una
volta arrivati in Germania un acquazzone immenso ci accolse… e noi avevamo solo vestiti estivi.
Iniziavamo bene!
Una volta arrivati, il pellegrinaggio poteva iniziare passando prima da
uno stabilimento adibito al ritiro del kit del pellegrino che comprendeva
cappellino con bandiera Italiana (ogni paese aveva il suo cappello con la sua
bandiera), maglietta della diocesi di Milano (sempre per gli italiani),
zainetto, telo da usare come tappeto per
i due giorni in cui avremmo
incontrato il Papa nel parco, radiolina per sentire la Santa Messa in tutte le
lingue, guida della città per non perdesi e buoni pasto. Una volta fatta quella
tappa dovevamo recarci in una scuola dove ci davano il cibo per la sera: una
scatoletta di carne, un salamino, una banana, e un pezzo di pane, vi posso
assicurare che questo cibo non l’avrei dato neanche da mangiare al mio cane,
non vi era nulla di commestibile. Poi
finito ciò bisognava dividersi a gruppi, perché le notti che seguivano
le avremmo passate in diverse famiglie della Germania: uno scambio
interculturale. In queste famiglie avremmo passato le notti e la colazione, poi
loro continuavano la loro vita tra lavoro e impegni e noi continuavamo il
nostro pellegrinaggio. Io ero in gruppo con Silvio, Pietro (il ragazzo di
Lourdes) e Fabrizio ma siccome la famiglia che ci doveva ospitare si era
dimenticata di venire, io e Fabrizio fummo affidati ad un ragazzo che era lì ad
aspettare che gli venisse affidato qualcuno, mentre Pietro e Silvio decisero di
passare la notte nella scuola con altri ragazzi che non erano stati recuperati,
per essere recuperati il giorno dopo, dormendo così sul prato con sacchi a
pelo.
L’appuntamento era per la mattina dopo la colazione, ovviamente facendo
colazione con le famiglie si iniziava a fare un po’ di confidenza e a
conoscersi un po’- inutile dire che io non capivo una mazza di quello che
dicevano, sapendo a stento a formulare una frase di senso compiuto in italiano,
meno male c’era Fabrizio!-.
La colazione non era male, vi era di tutto: affettati di ogni tipo,
salame, prosciutto cotto, crudo, mortadella, formaggi, uova, marmellata, fette
biscottate, ci rimpinzavamo bene perché poi sapevamo che fuori non avremmo
mangiato nulla dal momento che il cibo che ti forniva il pellegrinaggio era
pessimo, infatti a fine GMG avevamo perso tutti dai 4- 5 chili.
Raggiunto il punto di ritrovo potevamo iniziare il nostro pellegrinaggio:
i primi quattro giorni a spasso per le città della Germania tra chiese, musei,
monumenti, parlando, ridendo, confrontandoci e conoscendo un sacco di persone
che erano lì anch’essi per quella esperienza, italiani e stranieri. Due giorni
poi li avremmo passati in un parco grandissimo, il parco di Marienfeld (se non
sbaglio) dove si incontrava il Papa e la domenica si faceva la Santa Messa, gli
ultimi tre giorni invece li avremmo passati sul pullman facendo tappa e visita
nei campi di concentramento di Flossenburg, Dachau, e Mathausen. Ma andiamo
passo per passo!
Come stavo dicendo i giorni in giro per la Germania furono bellissimi tra
risate, canzoni, visite, ci facevamo sempre riconoscere, mettevamo allegria a
tutti quelli che capitavano sulla nostra strada perché quando capitavamo sui
mezzi di trasporto come metro, pullman, tram (erano più le volte che ce la
facevamo a piedi per chilometri e chilometri, perché non funzionavano o perché
la città era bloccata dalla quantità di pellegrini che erano accorsi per la GMG)
iniziavamo ad innalzare canti che facevamo all’oratorio, rendendo partecipi
tutti quelli che erano sui mezzi italiani e non, e alla fine ci beccavamo un applauso finale da tutti.
Una scena comica che ricordo che accadde su un tram fu che Mattia, uno di
noi, era affianco ad una ragazza e pensando fosse straniera, guardandoci le
mise il braccio intorno alla vita e
disse: “Raga, questa è la my girl!” Lei, a quel punto, gli tolse il
braccio e gli rispose: ”Mi spiace, ma
non sono la tua ragazza!” Era italiana, lui diventò tutto rosso, e noi tutti
scoppiammo a ridere.
Oppure un’altra volta eravamo su un pullman e due ragazzi tedeschi
completamente ubriachi si misero vicino a me, il Don e altre due ragazze,
iniziarono a dire chissà che cosa nella loro lingua, già io non li capivo, poi
ubriachi marci figuratevi! Il Don ridendo, gliene disse di tutti i colori prendendoli
in giro, noi ovviamente scoppiammo a ridere e i due ragazzi non capendo
l’italiano e vedendo che noi ridevamo risero anche loro senza capire che in
realtà li stava prendendo in giro.
Tutto questo fino ad arrivare alla sera finale in cui salutammo le
famiglie ringraziandole per quei giorni trascorsi insieme, e trasferirci al
parco Marienfeld dove avremmo passato i
due giorni successivi.
54
INCONTRO COL PAPA
Questo immenso parco, il Marienfeld, poteva contenere tutti i pellegrini
che erano lì per la Giornata Mondiale della Gioventù. Il parco era diviso in
zone, nella prima zona vicino all’ingresso c’erano i volontari che
distribuivano il sacchetto col cibo per i
due giorni. Stava a noi gestirci sul cibo e decidere
quando mangiare e bere, ma vi assicuro che anche lì, il cibo era pessimo.
Infatti ogni giorno ricevevamo telefonate dai nostri genitori, che ci
chiedevano come andava e se mangiavano perché nei documentari riguardanti la
GMG e nei telegiornali, continuavano a
intervistare persone che si lamentavano sui trasporti e sul cibo dicendo che
era indecente, e ovviamente a casa erano un po’ preoccupati.
Poi nel secondo spazio vi erano i rubinetti per lavarsi e i bagni per
maschi e femmine, i bagni erano quelli chimici da cantiere quindi dopo un
giorno potete immaginare lo schifo che c’era, ci passava anche la voglia di
usarli, poi tutto il resto del parco era diviso a settori e ogni gruppo aveva
un settore dove doveva posizionarsi e preparare il campo per la notte. Noi
ovviamente, con la fortuna che avevamo eravamo lontani dai bagni -quindi quando
dovevamo andare in bagno ci voleva almeno mezz’ora per arrivare- e lontanissimi
dal palco, quindi il Papa l’avremmo visto e sentito solo nei megaschermi che vi erano disposti per tutto il campo.
Una volta arrivati nel nostro settore, dovevamo iniziare a preparare il
campo per la notte che avremmo passato lì, quindi tirammo fuori tutti i nostri
teli blu che avevamo nello zaino del pellegrino e scocciandoli o legandoli con
delle corde improvvisate che avevamo, abbiamo creato un enorme tappeto dove
tutti potevamo starci sopra. La giornata così proseguiva, ognuno per occupare il
tempo poteva fare quello che voleva, quindi c’era chi giocava a carte, chi leggeva,
chi sentiva la musica stando attento a non esaurire tutte le batterie della
radiolina, chi parlava, chi pregava. Io, Carlo, Leonardo, Pietro e altri ragazzi
iniziammo ad andare in giro per tutto l’enorme parco a fare amicizia con le
popolazioni. La cosa bella è che quando incontravi una popolazione di un altro
posto del mondo, loro ti chiedevano un ricordino in regalo, che poteva essere
la maglietta della nostra diocesi, il cappello italiano, un braccialetto,
qualsiasi cosa di ricordo. Da lì allora iniziammo a fare scambi con il resto
del mondo.
La sera si tornava nella nostra sezione si stava un po’ insieme, si
facevano i vesperi, si parlava, ci si confrontava, si rideva e poi si mangiava
quel poco di commestibile che c’era, poi si cercava di andare in bagno e nei
lavandini, per preparasi per dormire sotto il cielo stellato. Tra i bagni e il
cibo non so proprio cos’era meglio! Una volta nei nostri sacchi a pelo, si
cercava di dormire, essendo in migliaia ovviamente era difficile perché c’erano
le popolazioni africane che facevano balli e canti fino tardi, chi suonava con
la chitarra, chi andava in giro. Quando finalmente riuscii a prendere sonno
sentii un rumore strano, era il Don che con una bottiglia di plastica ammazzava
un topo, si perché nel paco vi erano i topi, quindi dormire iniziò a diventare
molto difficile, la paura di trovarsi un topo addosso o in bocca era tanta.
La mattina, una volta svegli ci si recava nei lavandini e nei bagni, per
lavarsi i denti, la faccia e prepararsi, ma la coda era lunghissima, almeno
un’ora di attesa. Alle dieci bisognava
essere tutti nei propri settori, i volontari bloccavano le strade e le vie
perché arrivava il Papa, passando con la sua papa-mobile tra di noi. Una volta
sul palco iniziò a parlare sotto lo sguardo di migliaia di pellegrini e
telecamere, partirono ovviamente canti, cori, applausi e noi alzammo i nostri
striscioni: “Se sei Benedetto (doppio
senso) batti le mani” e “Non chiamateci
Papa Boys!” Alle undici circa iniziò la
Santa Messa, tutti con libricino in mano, cuffie con attaccata la radiolina per
ascoltare la Messa in tutte le lingue, al momento della comunione, centinaia di
preti, vescovi, cardinali si distribuirono tra la gente per dare la comunione,
e allo scambio della pace, tutti andavano in giro per scambiare il segno della
pace con le persone più vicine. Finita
la Messa Benedetto XXVII ringraziò tutti per essere accorsi numerosi
in quel giorno; ci disse: “Siete
accorsi in molti a questa giornata su
invito del nostro Papa Giovanni Paolo II, lui oggi è in ognuno di voi, ma
sicuramente sarà affacciato su una nuvola a gustarsi questo meraviglioso
spettacolo, e l’appuntamento che vi vorrà lanciare sarà per Sidney 2008!” Si perché, ogni Giornata Mondiale della
Gioventù veniva annunciato il luogo dove si sarebbe svolta la prossima GMG che
si teneva ogni tre anni. Finito ciò iniziarono a partire cori e applausi
come: “Giovanni Paolo Santo subito, Giovanni
Paolo uno di noi!” Alla fine della messa
il Papa risalendo sulla sua papa-mobile uscì passando però in tutti i settori
del Marienfeld per dare un saluto a tutta la gente che era accorsa. La GMG era
così conclusa, ora bisognava raccogliere le nostre cose e lasciare il
Marienfeld, uscendo avevamo un po’ di amarezza, perché stava giungendo tutto al
termine e anche se erano stati giorni faticosi, furono giorni meravigliosi.
55
TRISTEZZA DELLA STORIA
Una volta usciti dal Marienfeld, ci recammo al pullman, potevamo partire,
destinazione primo hotel che il Don aveva prenotato per poi fare visita al primo campo di
concentramento: Flossenburg.
In hotel arrivammo la sera, hotel cinque stelle, vi era tutto, era
bellissimo, oltre ad avere le camere, aveva
dei piccoli appartamenti all’interno di un enorme parco. Da quanto era grosso
dovevi girarlo in pullman. Siccome era tardi non facevamo in tempo a lavarci e
prepararci per la cena quindi andammo tutti vestiti ancora come la GMG, un po’
puzzolenti. Appena entrammo ci vergognammo un pochino, perché i camerieri erano
tutti in giacca e cravatta, gli altri ospiti dell’hotel tutti vestiti da gala,
noi invece come dei barboni, tutti ci guardavano un pò straniti. Una volta
arrivati nella nostra sala per la cena, vi erano tavoli con disposto sopra ogni
tipo di cibo: affettati di ogni genere, uova sode, pollo arrosto, pollo
piccante, pasta, carne, insalata… Noi ovviamente, non mangiando da due giorni e
alla visione di tanto cibo, ci dimenticammo di essere in un hotel a cinque
stelle dove vi erano solo persone raffinate e ci lanciammo sul cibo come
animali, perché era cena a buffet. Tempo mezz’ora i tavoli erano vuoti, avevamo
mangiato tutto sotto lo sguardo incredulo della gente. Finito di mangiare eravamo
molto stanchi quindi il Don ci divise in camere per la notte. Io capitai in un
appartamento bellissimo con Fulvio, Carlo, Filippo e Massimo; una volta
arrivati in camera finalmente una vera doccia e poi letto. Il mattino dopo
colazione sta volta vestiti meglio e più educati, anche la colazione era a
buffet, anche li, vi era di tutto dal dolce al salato. Finita la colazione partimmo per il primo campo di concentramento
di Flossenburg.
Una volta arrivati ed entrati lo scempio, a quella visione, l’amarezza
della storia di tante persone morte in quel modo, mi si stringeva il
cuore. Così furono anche per gli altri
due giorni quando andammo a Dachau e a Manthasen, altri due campi di
concentramento. In questi giorni dormivamo sempre in hotel, la qualità
ovviamente non era come quello a cinque stelle, però sempre meglio un letto
comodo tra quattro pareti e un tetto che un sacco a pelo in mezzo ai topi.
Purtroppo arrivò la fine della splendida vacanza, era ora di tornare a
casa, sul pullman nel viaggio di ritorno eravamo tutti tristi perché il
pellegrinaggio ci aveva aperto gli occhi ma soprattutto i campi di
concentramento ci avevano aperto il
cuore, ognuno di noi lasciava un suo
commento, un sentimento provato e
ovviamente il mese successivo uscirono gli articoli su CantoNovo.
FEDE E STORIA
“Raccontare come sono stati questi
dieci giorni, non è per nulla facile!Certe emozioni, certi sguardi, certe cose
che ti nascono nel cuore, fanno fatica a tradursi efficacemente in parole.
Con ancora negli occhi le stelle
cadenti della notte di S. Lorenzo, ci siamo rivolti ad una stella che non cade;
abbiamo risposto all’appello e siamo giunti a Colonia per adorarlo. Come tante
e tante figure della Bibbia, abbiamo lasciato ciò che avevamo, le case, le
famiglie, gli agi, e abbiamo assaporato un po’ della gioia che Cristo ha
promesso a chi lo segue.
La Germania, culla di fermenti
culturali fin dall’antichità, è stata una piacevole sorpresa di ospitalità e
tolleranza. Abbiamo avuto anche il
nostro piccolo miracolo nel tempo atmosferico, che ha retto fino tutta la messa
col Papa, nonostante minacciasse pioggia. Da questa prima settimana, insieme a
tanti punti di riflessione col Pontefice, portiamo certamente a casa
l’entusiasmo per tutte le esperienze di scambio con la folla di multiforme di
giovani pellegrini. Quasi una moderna
Babele! E, disperdendoci in tutti gli angoli del mondo, come sale della terra,
ci diamo appuntamento a Sidney 2008.
Senza scrollarci del tutto di dosso,
e ancora tanta stanchezza sulle spalle, ci siamo dedicati ad un’incontro forte
con la storia, a Flossenburg, Dachau, e Mathausen. Con religioso rispetto abbiamo reso omaggio
a questi luoghi della memoria, imprimendoci bene nella mente l’imperativo; mai
più! Non dimenticare, perché non si
ripeta mai più un simile orrore.
E’ stata forte l’estrema antitesi: la diversità tra i popoli, che
avevamo appena vissuto come occasione di arricchimento e speranza, in questi
luoghi era stata solo una minaccia da estirpare ferocemente. Impossibile non sentirsi disorientati, preda
di dubbi e fortemente scossi nel più intimo di noi stessi da un’ umanità tanto
disumana! Come per i Magi, i “doni” che ci portiamo a casa sono molto più
preziosi di quelli con cui siamo partiti. A noi ora farli fruttare.
“….per un’altra
strada fecero ritorno al loro paese.”
Margherita”
“GRAZIE-GRAZIE-GRAZIE!
Che aggiungere a quello già
raccontato!? Forse un commento personale (piacevole, riflessivo, felice) sulla
giornata mondiale della gioventù, e uno un po’ più triste (pieno di rabbia,
sofferenza, preghiera) per la visita ai campi di concentramento!
Dalla giornata mondiale mi proto a
casa lo scambio di magliette, braccialetti, spille,ecc… con i popoli stranieri.
Non tanto per aver qualcosa di altre Nazioni a tutti i costi, ma per essere
riuscito (con l’aiuto dei miei compagni) a parlare (o farmi capire), ridere e
scherzare con altre persone di popolazioni diverse, senza pregiudizi. Cose che,
nella vita di tutti i giorni, sinceramente facciamo fatica a fare. Grazie a
questa esperienza ho imparato a guardare la gente di altre nazioni con altri
occhi: gli occhi del cuore!
Dall’esperienza dei campi di
concentramento, invece, porto a casa molta riflessione e preghiera, ma anche
rabbia e tristezza per tutto il male, l’odio e la violenza che ci sono stati.
Preghiera per tutta quella gente che ha perso la vita, ma che ha vissuto con
coraggio e forza giorno per giorno senza arrendesi, sapendo a cosa andava incontro.
Così ho imparato che la vita va vissuta giorno per giorno e a mille, gustandola
tutta senza arrendersi mai. Quindi da questa esperienza, dove ho imparato
tanto, posso dire solo: GRAZIE-GRAZIE-GRAZIE!
Gianluca “
Nessun commento:
Posta un commento