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CROLLO PSICOLOGICO
Sembrava procedere tutto perfettamente nella mia vita, invece stava per
iniziare una fase nera. Avevo diciotto anni, la malattia di mio zio iniziava a peggiorare,
continuava ad andare avanti e indietro in ospedale per fare le chemio, mia zia
era sempre più preoccupata per la sua salute, e io iniziavo a mettere insieme i
pezzi della mia vita sempre senza domandare ma scoprendo piano piano da solo le
cose.
Senza rendermene conto, col passare del tempo iniziai ad avere un crollo
psicologico… non sapevo più con chi sfogarmi, con chi parlare, non c’era più il
mio grande amico Alessandro che mi sapeva
sempre far ridere, non avevo nessuno di cui fidarmi, o meglio c’era Veronica
ma sentivo che avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino senza lasciarmi
un momento solo. Sapevo che sarei crollato da un momento all’altro!
Un giorno mentre ero in casa, scrissi una lettera al Don dicendo che non
ce la facevo più con questa vita, piena di sofferenza, misteri, delusioni.
Avrei voluto avere una vita normale, come tutti i ragazzi della mia età. La
domenica sera gliela lasciai nella casella dell’oratorio… avevo preparato
tutto, il lunedì ero pronto a scappare di casa!
Preparai una lettera anche per Costanzo e una per mia zia con una
videocassetta da vedere, dove spiegavo che non ce la facevo più a vivere così.
La mattina successiva, uscii prima del solito di casa, avevo raccontato a mia
zia che iniziavo a lavorare prima.
Mi recai alla stazione, presi il primo treno per Milano e partii! Non
sapevo neanche io dove volevo andare, ma sicuramente lontano da casa, lontano
da tutto e tutti! Mentre io mi allontanavo da Busto, come ogni mattina passò a
prendermi a casa Costanzo che non vedendomi giù ad aspettarlo come al solito,
citofonò a mia zia chiedendo di me. Lei le rispose che ero già andato a lavoro,
ma Costanzo le disse che era impossibile perché non ero con lui, così lo fece
entrare, parlarono e trovarono la lettera. Subito cercarono di chiamarmi ma io
avevo spento il cellulare, erano preoccupatissimi! Intanto, anche il prete la
mattina aveva trovato la lettera e anche lui cercò di chiamarmi. Arrivato a
Milano feci un giro per la città, ad un certo punto, non so perché forse per senso
di colpa verso mia zia che stava soffrendo, accesi il telefono e vidi tutte le
chiamate. In quel momento mi chiamò il Don, dicendomi di tornare a casa subito
perche mi voleva vedere, ma io non volevo saperne. Lui allora mi disse che se
non volevo rientrare a casa mia, di andare a stare da lui che mi avrebbe
ospitato per un po’ di giorni, in modo da parlarmi e tranquillizzarmi un
pochino. Alla fine accettai e così feci, tornai indietro, intanto lui chiamò
mia zia tranquillizzandola. Una volta arrivato, parlai tutto il giorno col Don
che alla fine mi convinse a tornare a casa mia, appena entrai in casa mia zia
con gli occhi lucidi mi disse solo: “Perché hai fatto ciò, lo sai che io ti voglio
bene!” Io l’abbracciai e poi me ne andai a letto, mio zio non mi disse nulla.
Sembrava tutto finito, tornò tutto alla normalità. I giorni successivi
tornai al lavoro, finito di lavorare avevo degli incontri con il Don per
parlare dei miei sentimenti, dei miei stati d’animo, ma quello che avevo scoperto iniziava a
tormentarmi.
Più di una volta dopo mangiato, mentre i miei zii la sera guardavano la
televisione in cucina, io me ne andavo in sala a giocare con la Play Station,
ma poi ad un certo punto mi affacciavo alla finestra e guardando di sotto
pensavo: “Un salto nel vuoto e non soffrire più!” Ogni tanto mi sporgevo per buttarmi di sotto,
ma quando mancava sempre poco per farlo, la paura mi fermava e tornavo indietro
soffrendo tantissimo interiormente.
Finchè un weekend scappai ancora
di casa, solo che sta volta il Don non vedendomi in oratorio alle due, capì
subito e mi chiamò dicendomi che se non mi avesse visto entrare velocemente in
oratorio mi sarebbe venuto a prendere lui stesso.
Così, anche quella volta tornai subito da lui. La situazione, grazie all’aiuto
del Don arrivò a migliorare ma ci volle tanto tempo e tanta pazienza.
Ovviamente mio padre e i miei fratelli non vennero mai a sapere nulla di tutto
ciò. Ma alla fine cosa avevo scoperto?
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VERITà O MENZOGNA?
Praticamente questo era quello che avevo scoperto: mio padre aveva avuto due mogli, una con cui
aveva fatto i primi tre figli (Siria, Carmela, Esposito), un giorno si
separarono e sua moglie decise di tornare a Pagani con Esposito, mentre Siria e Carmela vollero stare con lui .
Nel frattempo papà conobbe Jessica, la sua seconda moglie, e lì
iniziarono i problemi. Mio padre e mia madre si sposarono e diedero luce alla
prima figlia Camilla, ovviamente mamma non so se era gelosa o cosa di Siria e
Carmela, sta di fatto che le trattava sempre male tanto che Carmela, stanca di
quella situazione, decise di tornare a vivere giù con la madre mentre Siria
rimase a Milano con loro. Quando nacque mia sorella Camilla, mio padre
ovviamente doveva continuare ad andare al lavoro, e Jessica si doveva occupare
da sola delle bimbe. Solo che molte volte, usciva di casa lasciando Camilla e
Siria da sole. La vicina era sposata ed era molto amica di mio papà e spesso le
bimbe le curava lei. Ma quando lei andava al lavoro, il marito ospitava Jessica
a casa e si mettevano tutto il giorno a giocare a carte (così ho saputo, ma
bisogna vedere se giocavano a carte) lasciando in casa da sole le bimbe. Siria
praticamente doveva fare da mamma a
Camilla, visto che era un pochino più grande e andava già a scuola. Molte
volte quando Siria tornava a casa da
scuola, Jessica la trattava malissimo[1],
facendola sempre piangere. Mio padre, non so se era all’oscuro di tutto ciò oppure
non voleva vedere perché era troppo innamorato di lei. Ma voci certe dicono che
Jessica fosse molto furba quindi io penso che mio padre fosse all’oscuro della
situazione.
Papà amava tantissimo i cani,
portò a casa un cucciolo e quando andò al lavoro, Jessica lo prese e lo buttò nello
scarico della pattumiera (nella casa di papà sul vano scala c’era lo scarico
per buttare i rifiuti)… vivevamo al settimo piano, povero cagnolino!
Al rientro a casa papà, non vedendo più il cucciolo, chiese spiegazioni a
Jessica. Lei gli raccontò quello che era successo, ma dando la colpa a Siria
dicendo che era stata lei a buttarlo giù, così mio padre se la prese con
lei.
Un giorno mio padre venne chiamato d’urgenza a scuola, una volta arrivato
la professoressa gli disse che avevano
fatto portare via sua figlia dagli assistenti sociali, mio padre ovviamente non
capiva il motivo e chiese spiegazioni, la professoressa gli disse: “Come,
dovrebbe saperlo, visto che abbiamo trovato… (qui non posso aggiungere altro), Siria
ci ha raccontato tutto!”
Siria aveva raccontato cosa succedeva
in casa. Da lì si capì che papà
era allo scuro di tutto ciò! Infatti
rimase sbalordito, non poteva credere alle sue orecchie, cercò in tutti
i modi di riprendersi sua figlia, ma non gli fu possibile e da quel momento non
seppe più nulla di lei. Tra papà e mamma non so allora cosa successe, perché
questo non l’ho ancora scoperto; so solo che dopo nacquero Marco, Sofia e io,
quindi penso che Jessica in qualche modo riuscì a tenerselo stretto finchè
nacqui io! Si perché da lì mio padre non volle più saperne di lei. In pratica
io nacqui solo per caso o meglio, mia madre doveva finire in carcere (anche di
questo non so il vero motivo, non so cosa aveva combinato so solo che la
dovevano arrestare).
A quei tempi non arrestavano le donne incinta, quindi per non essere
arrestata si fece mettere incinta da papà. Fece solo i primi tre mesi e poi
uscì finchè io non nacqui. Dopo sei mesi, come avevate letto all’inizio del
libro, venne arrestata e io di lei non seppi più nulla… neanche come si
chiamava fino a quando non la cercai io. In pratica io nacqui solo per caso!
Questo è quello che ho scoperto.
VERITA’ O MENZOGNA?
Non lo so, nessuno mi ha mai raccontato veramente come siano andati i
fatti e non so neanche il motivo. Ma chiunque volesse smentire o confermare per
dirmi la verità io sono qui ad aspettare!
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PATENTE E FERIALE
La mia vita continuava come sempre, continuavo a fare il muratore con Costanzo,
ogni sabato mattina andavo al cimitero a trovare il mio grande amico, e in più
avevo deciso di iscrivermi alla patente, ovviamente a spese mie. Io e Samuele,
un mio amico, c’eravamo iscritti insieme, lui frequentava sempre le lezioni, io invece molte volte saltavo perché facendo
il muratore ogni tanto finivo tardi e non riuscivo ad andare, così dovevo
studiare a casa. Tornando a casa sempre stanco però, mi passava la voglia e non
lo facevo più. L’unica soluzione per mettermi a studiare, era quella di
iscrivermi all’esame di teoria, solo così mi sarei messo a studiare seriamente
e così feci.
Una volta iscritto avevo solo una settimana di tempo per studiarmi tutto
il libro, perché ancora non l’avevo aperto, ricordo che tutta quella settimana,
uscito dal lavoro tornavo subito a casa e mi mettevo a studiare e a fare le
schede, non uscendo più neanche la sera. Il giorno dell’esame feci solo due
errori quindi fui promosso, ero felicissimo, così mi iscrissi subito per fare
la pratica di guida perché, lo zio anche se aveva più di dieci anni di patente
non mi voleva dare lezioni. Il nostro rapporto per colpa della sua malattia stava
cambiando. Una volta fatte le guide con l’istruttore, diedi anche la pratica e
venni promosso, ero riuscito a prendere la patente ed ero doppiamente felice
perché ero l’unico della mia famiglia ad averla presa senza essere bocciato
neanche una volta… soddisfazione doppia.
Per la macchina invece dovevo aspettare perché lo zio non voleva che
usassi la sua e, siccome non c’erano soldi, non potevo comprarmela, però
l’importante è che c’era la patente, e poi avevo il mio motorino quindi ero
tranquillo.
Un giorno ebbi una piccola discussione con Costanzo, così decisi di
licenziarmi e di cercare un altro lavoro, iniziai a mandare curriculum in giro
ma era molto difficile trovare lavoro
senza avere una macchina.
Passarono giorni e mesi arrivando così all’estate, la zia era un po’
preoccupata perché io non avevo ancora trovato nulla e i soldi cominciavano a
scarseggiare, ma le dissi che appena sarebbe finita l’estate mi sarei messo
sotto e avrei trovato qualcosa. Intanto potevo gustarmi ancora per un anno
l’oratorio feriale, facendo l’animatore insieme ai miei amici. Finito
l’oratorio feriale la zia mi disse nonostante tutto di andare al mare, però
avendo un vuoto di memoria non mi
ricordo quell’anno dove andai.
43 ROVINA FAMIGLIA
Una volta fatto rientro a casa dovevo mettermi sotto a cercare lavoro e
così feci, dopo due giorni trovai un lavoro come stampatore di pubblicità, ovvero
era una ditta che stampava cartoni, sacchetti, cartelloni, volantini tutto
quello che riguardava la pubblicità. Era molto bello come lavoro ma durò poco…
solo una settimana perché lo zio in quella settimana aveva avuto un ictus e la
sua malattia cominciava a peggiorare. La zia doveva fare avanti e indietro ogni
giorno tra casa e ospedale, io non me la sentivo di lasciarla da sola, e al
momento della firma del contratto (tra l’altro era un contratto per quattro
anni) mi tirai indietro spiegandogli i problemi che avevo in casa. Il capo, una
persona bravissima, mi disse: “Risolvi i tuoi problemi familiari, e appena li
hai risolti torna qui che ti assumo!” In quei giorni lo zio era in ospedale, io
e la zia continuavamo ad andarlo a trovare standogli vicino. Però lei era molto
preoccupata, ricordo che mi disse: “Adesso come facciamo, lo zio senza lavoro,
(perché non avrebbe più potuto fare il cameriere, con la sua malattia era
troppo pesante) tu senza lavoro, solo con la mia pensione come finiremo!” Io,
cercai subito di tranquillizzarla e le dissi che le cose col tempo si sarebbero
sistemante. Infatti qualche giorno dopo, lo zio uscì dall’ospedale tornando a
casa, anche se in seguito doveva subire l’operazione alla prostata per togliere
i cinque tumori che aveva nel petto.
Il peggio doveva ancora arrivare. Le chemio che faceva avevano dato
riscontro positivo, le cisti tumorali si erano ridotte, e ora si poteva operare
per tirarle via sperando che non
sarebbero tornate. L’operazione andò bene, tutte le cisti erano state tolte ora
bisognava solo aspettare e fare le cure. Per levare le cisti però, avevano
dovuto fargli un taglio che partiva dall’inguine e arrivava al petto, ben 60 punti! Ma l’importante era che fosse
andato tutto a posto.
Dopo due settimane di ricovero, lo zio poteva tornare a casa ma doveva
stare a riposo, non fare sforzi e periodicamente fare dei controlli, da quel
giorno le cose cambiarono radicalmente. Si perché lo zio non poteva più andare
al lavoro, al Ticino, a giocare a biliardo la sera, doveva stare a riposo e da
quel giorno, l’uomo felice, pieno di energia e
di positività, sempre col sorriso stampato in faccia, sparì per non fare
più ritorno.
Giorno dopo giorno lo zio stava
cambiando, era sempre nervoso, non rideva più, e aveva anche iniziato a bere la
sera davanti la televisione, io e la zia gli dicevamo che non poteva
assolutamente ma lui non ci ascoltava.
Una sera mentre io ero uscito con gli amici, lo zio fece il secondo ictus
che gli prese il labbro e il braccio, infatti da quel giorno aveva il labbro
leggermente storto e sempre meno forza
nel braccio sinistro. Il grosso problema era che sta volta l’ictus gli aveva
preso anche la testa, si perché da quel giorno lui non ragionava più come prima!
[1]
purtroppo per motivi di privacy, non avendo il
permesso di Siria, non posso scrivere che crudeltà lei facesse, posso solo
assicurarvi che va al di la di ogni immaginazione
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