QUATTRO CHIACCHIERE CON... FRANCO TESSARO
-Intervista di Valentina Bottini-
1. Presentati a 360°
«Ho 69 anni e sono sposato con Miranda
da 50. Ho due figlie e tre nipoti già maggiorenni. Provengo da una famiglia
contadina; sesto di otto figli. Ho fatto la scuola media in seminario a Voghera
e in un secondo tempo ho acquisito un attestato da disegnatore meccanico
progettista. Per esigenze famigliari, ho iniziato a lavorare all’età di 16
anni, presso un fabbro. La mia ambizione però era un’altra. All’età di 25 anni
sono entrato alla Colines (Costruzione linee estrusione cioè impianti per la
lavorazione della materia plastica), un’azienda giovane ma con una grande
voglia di crescere. Collaudato il primo prototipo di Pluribal, si è passati a
dei veri impianti; da quel momento il mondo è diventato la mia seconda casa. A
quei tempi non esisteva ancora il PC così ho iniziato a tenere un diario di
bordo con rapporti giornalieri che servivano come informazione all’azienda, la
quale si lamentava perché erano troppo lunghi: mi piaceva scrivere.
Mi piace sottolineare sempre “la mia vita da motociclista”; quel mezzo che
mi ha
permesso di conoscere mia moglie e che per molti anni ci ha portato a incontrare
e conoscere persone di ogni rango. Io avevo 17 anni e lei è salita sulla mia moto che ne aveva 14. Due anni dopo
ci siamo sposati e nonostante sia nata la prima bimba, la moto non ci ha mai
lasciato. Negli anni i mezzi sono
cambiati, ma l'amore per le due ruote non è mai svanito».
«Sono in pensione da parecchi anni e
utilizzo i viaggi del passato per raccontare le mie avventure. Oltre a questo, mi
piace ballare, mi dedico all’allevamento di pappagalli (la mia passione di
sempre) e al MCC (Movimento Cursillo Cristiana) al quale faccio parte da ventotto
anni».
«Nel 1997 ho partecipato, con mia moglie, alla presentazione della pastorale
di Mons. Renato Corti, (ex Vescovo di Novara) il quale conosceva il nostro
passato e le rocambolesche avventure con dei ragazzi tossicodipendenti raccolti
per strada e aiutati nelle loro disperate scelte. Al termine della serata mi ha
consegnato il suo libretto con una dedica ben specifica: “A te e Miranda, affinché
la propria testimonianza possa scrivere una pagina di Vangelo”. Tenere un
diario di bordo era semplice, ma scrivere una storia era differente. Così mi
sono inventato un personaggio e ho raccontato la sua storia basandomi sul mio
vissuto. É nato: “il Caccia-Vite” (Il cacciatore di vite umane). Ho devoluto gli
entroiti al movimento MCC. Da allora ho continuato a scrivere».
«La
tematica del “Caccia-vite” è la
persecuzione. Il personaggio viene oppresso fin dall’infanzia da qualcosa che
lui riconosce solo all’età di quarantadue anni e grazie all’esperienza del
Cursillo, lo individua, lo riconosce e lo combatte con la sola arma
disponibile: “Il Rosario”. Da quel momento la sua vita cambia. Da perseguitato
diventa persecutore, lo cerca nei luoghi dove s’insinua e lo annienta.
Nei “Tronchi del Golgotha” tratto
l’argomento della conversione. A Osmaneli, una cittadina poco lontano da
Istanbul, il protagonista entra in una grotta, viene a contatto con una catasta
di tronchi segnati con numeri romani e scopre la loro storia. Inizia così la
sua avventura cercando d’impedire a dei malavitosi d’impadronirsene.
“Sabbie Mobili” si svolge in Brasile,
nelle favelas, parla di un amore eterno, un amore che va oltre l’infinito,
l’amore di due ragazzi spezzato dal traffico di organi umani.
Per
ultimo “Il Sacrificio”. Un romanzo
sulla manipolazione genetica, dove la donna viene usata per un macabro scopo.
Non è un documento, neppure una ricerca sulla morfologia di un insetto, né vuol
essere una tematica su argomenti esistenti. Questo romanzo è nato dal bisogno di
far conoscere quanto la pazzia dell’uomo si sia spinta e si sta tuttora
spingendo oltre i principi umani, dove il diritto di vita o di morte è
stabilito in proporzione al numero di nascite. Ancora una volta, il singolo
individuo può fare la differenza, spingendosi eroicamente là dove altri non si
sarebbero mai sacrificati. Un racconto che potrebbe sembrare una storia
inventata, se non fosse per le esperienze vissute in Cina e in India ai piedi
dell’Himalaya».
«Generalmente scrivo al mattino presto, quando la mente è riposata e i ricordi mi appaiono come fossi là in quel momento. I miei libri raccontano storie di vita vissuta, con un po’ di fantasia, quel poco che serve a stimolare il lettore e farlo arrivare alla fine con animo sognante, senza tuttavia allontanarmi troppo dalla realtà. Alcune volte traggo spunto da storie che altri mi raccontano. Oppure da avvenimenti che accadono nel quotidiano».
«Lo scopo è quello di far conoscere al lettore fatti o avvenimenti che
nessuno può raccontare, perché sono episodi che in parte io ho vissuto e in
parte lui sta vivendo senza rendersene conto. In questi anni la tecnologia ha
preso il soppravvento. Siamo tutti prigionieri del cellulare. Il popolo si
dimentica di socializzare, di ascoltare il notiziario, di leggere e se lo fa è
solo perché viene obbligato. L’uomo ha dimenticato la sua materia, si crede
superiore a ogni essere vivente, mira al potere e calpesta tutto ciò che lo
ostacola. Molti lettori hanno avuto modo di trarre dai miei scritti riflessioni
che li ha portati a trasformare il modo di vivere. Il Caccia-Vite ha cambiato
la vita a centinaia di persone. In Valtellina molte famiglie si sono
riavvicinate a ciò che avevano dimenticato; la fede. Ha cambiato il loro
quotidiano. Chi ha letto i Tronchi del Golgotha ha poi partecipato a
un’esperienza di vita spirituale e ritrovato i benefici dell’anima. I Tronchi
vivono negli ambienti, sono in mezzo a noi, ma l’uomo è cieco. La mia mano scrive,
ma chi dettava non fa parte di questo mondo. Non è facile comunicare a un sordo
che non vuol sentire».
«Scrivere è scaricare quel che ho dentro. L’angoscia, la sofferenza, la delusione della vita, la paura di questo mondo malato di potere. Sono cosciente di espormi quando scrivo. Sento le critiche altrui, i loro pettegolezzi, la loro invidia, per questo cerco di non scrivere mai quel che pensano gli altri. Word permette a tutti di scrivere ma quando ho iniziato io c’era la penna e la carta, perciò dovevo far attenzione altrimenti il cestino ingrassava. Molte volte le mie lacrime hanno bagnato i fogli, ma anche queste erano parole scritte, scaturite dal cuore, frutto di tragiche storie d’amore. Altre volte mi divertivo, sorridevo, gioivo e pensavo al lettore: cosa avrebbe capito? Emozioni, sensazioni, patos, ecc: cose che vorrei trasmettere».
«È sempre difficile dare buoni consigli, molte volte si sbaglia anche se si
pensa di essere nel giusto. Mi capita d’incontrare amici o conoscenti che mi
chiedono cosa fare per scrivere ciò che hanno in testa: ecco questo è il
problema. Non si deve mai scrivere quel che la testa pensa, ma ciò che il cuore
detta. Bisogna fare un layout della storia, una bozza che ti permetta di
svolgere il lavoro senza intoppi. Alcune volte io scrivo prima il finale, poi
un fatto che mi dia l’input per arrivarci. A quel punto incomincio dall’inizio
con un fatto che incuriosisca il lettore a non cestinare ciò che ha iniziato a
leggere. Tutto dipende da cosa si vuol raccontare: fantascienza o fantasia si
può partire a ruota libera, non ci sono regole. Se invece ci si vuole
avvicinare alla realtà, allora è meglio documentarsi sulla tematica per non
cadere in stramberie assurde. Infine, c’è il libero arbitrio, ma attenzione: con troppa libertà la carta diventa straccia.
Un consiglio: non pubblicare mai un “E-book”. Il libro è un libro e lo rimarrà
sempre, il virtuale nel tempo scompare».
«Sto scrivendo “Il viaggio di Clara” una ragazza che soffre di “Sinestesia”
(termine tecnico), io la definirei: affetta da una forma di empatia cronica.
Il dolore degli altri diventa il suo dolore. Lei è predisposta a una patologia che le fa vivere delle tempeste percettive. Nasce con una forma di empatia particolare; sente e prova la sofferenza altrui, associando i colori ai differenti malesseri. Fin dall’infanzia viene derisa e bullizzata perché descrive sensazioni che nessuno può provare: il suono dei colori, il profumo della musica, il fluido roccioso. Vive quello che le accade senza poter estraniarsi dalle persone e dall’ambiente che la circonda. Le sue sono esperienze improvvise. Visitata dai più illustri della medicina, le viene diagnosticato una forma di sinestesia. A causa di un incidente riesce a vedere i concetti e le forme astratte. Inizia a viaggiare in un mondo che non le appartiene, alla ricerca di qualcosa che potrebbe aiutarla. È forse nella mitologia egizia, o fra le pagine del cristianesimo che trova la soluzione al suo malessere?
Questo mi sta impegnando da tre anni e
ancora le mie ricerche non sono terminate».
«Nel
2016, attraverso FB abbiamo formato un gruppo chiamato “Youcaniani” e fatto la
prima fiera letteraria a Padova. Nessuno si conosceva di persona, perciò tutto
è stato fatto basandoci sulla fiducia. In seguito, il passa parola, ha fatto si
che il numero aumentasse fino ad arrivare a ottanta scrittori. Ci siamo
autofinanziati, abbiamo pagato uno stand alla fiera del libro di Rho (prov.
Milano) e ci siamo divertiti nelle presentazioni. Io ho sempre fatto parte degli
organizzatori. Il mio compito era quello di ricevere i libri da tutta Italia,
trasportarli in fiera e aiutato da altri ragazzi, curare le vendite. Al termine
avveniva la spedizione dei testi avanzati con relativo compenso. Nel 2019
Milano ha deciso di non organizzare più la fiera letteraria e di lasciare a
Torino l’esclusiva in modo che solo le grandi case editrici potessero
parteciparvi. Così il gruppo “Youcaniani” si è sciolto e si sono formati
piccoli gruppi sparsi in tutta Italia. Partecipando a manifestazioni, danno
modo a noi scrittori di aderire con i propri testi. L’amicizia che si è creata
è rimasta e ci si aiuta».
11. Raccontami un episodio simpatico/divertente/riflessivo/curioso/significativo della tua esperienza di scrittore?
«Dopo l’orario di
lavoro Cesco si recava in un locale arredato con poltrone, grossi cuscini e un
mobile bar. Incontrava vecchi amici, ragazzi che come lui lavoravano e si
distraevano davanti a una birra. Ascoltavano musica e parlavano dei tempi
trascorsi nei boy-scout. Tutto sommato, a parte qualche canna, Cesco non vedeva
nulla di riprovevole. Proprio in questo locale conobbe un ragazzo che
raccontava esperienze di vita, viaggi in città d’Europa dove lo spinello era
alla portata di tutti: Amsterdam, Berlino, Parigi, nomi che a lui parevano di
un’altro pianeta. Nell’ascoltare quell’avventuriero gli venne in mente un
vecchio amico del passato, anche lui uno di mondo. Cesco si sentì inferiore
perché non aveva mai provato quelle esperienze, così chiese che gli venisse offerta
una possibilità. Venne subito accontentato. Una caramella da succhiare, un
sapore dolciastro quasi sgradevole, un senso di nausea e un peso allo stomaco.
Cesco uscì con l’intento di respirare un po’ d’aria fresca. Fuori dalla stanza
si trovò in un cartone animato: tutto era diverso. Il verde dei prati sembrava
risaltare e voler essere di sopravvento sui colori delle case e dei cartelloni
pubblicitari.
Guardò
gli alberi e gli sembrava che qualcuno avesse dipinto di giallo qualche foglia.
“Un colore sbagliato” pensò. Cercò di arrampicarsi per toglierle, ma le forze
gli mancarono. Abbassò lo sguardo e venne
distratto da una margherita: il giallo era al posto giusto. Rimase immobile a
contemplare quel fiore che sembrava parlargli.
«Come sei piccolo» disse. Poi attese in
silenzio, aspettando una risposta.
«Io sono piccolo, ma grande è la mia
esistenza, ogni anno la mia vita ricomincia. Tu invece sei grande ma piccola è
la tua esistenza perchè vivrai una sola volta.»
Cesco pensò che forse quel fiore voleva
comunicargli qualcosa, portarlo alla realtà, destarlo da quell’ipnotismo. Si
guardò le mani e vide le grosse vene palpitare, le massaggiò con forza quasi
volesse toglierle, vi passò la lingua e sentì uno strano gusto di metallo. Si
avvicinò a un lavandino, aprì il rubinetto, bevve un lungo sorso d’acqua, si
lavò le mani e sciacquò il viso. Alzato lo sguardo vide un ragazzo con le
pupille dilatate, gli zigomi tirati e pallidi. Allungò la mano e toccò lo
specchio. La realtà lo portò a riflettere: “Io non sono più io, allora chi è
quello?” Si voltò e vide un passerotto appoggiato su di un ramo: «Dimmi chi
sono io?»
Il passerotto cinguettò e volò via.
Vide una farfalla volargli attorno, la seguì
dolcemente finché non la vide posarsi sulla punto del suo dito. Aveva dei
colori fosforescenti, molto simili all’arcobaleno, gli occhi erano
esageratamente grandi sproporzionati alla testa. Cesco trattenne il fiato
temendo di spaventarla e bisbigliò: «E tu, chi pensi chi io sia?»
L’insetto rimase immobile, si spostò
nell’altro dito e il ragazzo continuò a guardarla negli occhi.
«Portami con te, fammi vedere il mondo,
mostrami le gioie della vita e i difetti dell’uomo.»
La farfalla non si mosse. Lui soffiò ed essa
si mise a zigzagare sopra alla sua testa finché non si posò.
In quel momento Cesco capì di essere un fiore
e che quella non era la realtà, ma solo un’allucinazione prodotta da una
caramella contenente LSD.
Poco
alla volta l’effetto passò, le sue gambe diventarono flosce, lo stomaco si contorse
e la sete gli bruciò la gola. Tutt’intorno i colori ritornarono naturali,
riacquistando le loro tonalità. Il sole stava tramontando e il cielo era
colorato di rosso vermiglio. Si risciacquò il viso, bevve qualche sorso d’acqua,
poi si riassettò gli indumenti, salì in auto e tornò a casa. Varcata la soglia
guardò sua moglie col pancione, in attesa del secondo figlio e rimproverando se
stesso per quell’esperienza, provò vergogna e disprezzo per essere caduto così
in basso.
Non tornò più in quel locale e non raccontò
mai alla moglie l’accaduto. Poco alla volta incontrò quei ragazzi, li persuase
a cambiare posto, alcuni se li portò a casa aiutandoli ad uscire da
quell’orribile giro, altri ne rimasero coinvolti. Cesco non si diede pace
finché quel locale non venne distrutto e quel ragazzo dalle mille esperienze
arrestato.
Da quel fatto, Cesco si rese conto che non
sempre dalle cattive esperienze maturano cattivi frutti, basta capirle,
trasformarle in esperienze positive per poi servirsene e aiutare gli altri a
non commettere gli stessi errori. A non lasciarsi trasportare dal vento, perché
oggi viaggi a gonfie vele, ma domani sei fermo in mezzo al mare. Perché la tua
vita ti appartiene fino a quando qualcuno non la raccoglie come fa con un
fiore, perché in fondo l’uomo è un fiore, nasce riversando il suo crescere
negli altri».
12. Se fossi un personaggio storico chi saresti?
«Fin da ragazzo sono sempre stato attratto da storie d’avventura, dove il
protagonista è l’eroe che fa giustizia. Mi sono sempre posto una domanda: Cosa
spinge l’uomo a combattere per la giustizia e per amore? Se avessi potuto
scegliere in quale epoca nascere, avrei scelto il medioevo. Tuttavia io sono io
e non mi rispecchio in nessun personaggio del passato, perché ogni essere umano
ha la sua storia».
«Qui mi viene da ridere… pignolo,
polemico, altruista».
14. Tre aggettivi con cui tu ti autodefinisci? Perché?
«Scrupoloso: voglio che le cose siano sempre precise. Incosciente: perché mi
butto senza paracadute in situazioni anomale. Amorevole: perché amo tutto ciò
che mi circonda».
Sono ormai 50 anni che ti conosco e molte sono le cose cambiate, ma di te non cambierei un solo capello. Sei pieno di pregi e difetti come tutti, forse troppo pignolo, però è questo che ti distingue. I tuoi scritti li ho letti in anteprima e alcune volte abbiamo discusso su ciò che avresti potuto scrivere più dettagliatamente, invece da buon testone hai continuato a battere la tastiera. Alla fine il risultato l'ho trovato soddisfacente per me che sono una lettrice seriale. Quello che mi ha colpita sono le tue storie, una differente dall'altra e non il ripetersi di romanzetti, ma racconti di vita vissuta affiancati da un pizzico di
RispondiEliminafantasia un pregio che pochi hanno. Non è da me elogiare troppo una persona, però non posso negare le tue capacità. I tuoi racconti mi portano nel mondo dove tu sei stato, luoghi che non ho mai visto e che tu, descrivendo con molta cura, dai modo al lettore di viverli. Alcuni mi hanno fatto riflettere, in altri ho sorriso e versato lacrime. Posso solo dirti: continua a scrivere, non ti fermare.
Ho avuto il piacere di conoscere Franco Tessaro grazie a quella stessa bellissima esperienza che gli ha cambiato la vita e gli ha dato l'input di scrivere il suo primo libro. Ho letto poi pure gli altri, tutti ben scritti e sono tutti occasione di profonde riflessioni. Aspetto il tuo prossimo... De colores
RispondiEliminaCaro Franco, ieri ho finito di leggere il tue libro “Sabbie Mobili”… che dire se non COMPLIMENTI!
RispondiEliminaHo trovato il tuo romanzo veramente bello; sarò sincera e ammetto che la mia lettura è partita poco convinta perchè dalla trama ho capito che in quelle pagine si affrontava un tema “pesante”, pagina dopo pagina però il narrato mi ha appassionato e mi sono scoperta ansiosa di leggere per sapere cosa sarebbe successo nei capitoli successivi. Ho completamente ribaltato la mia titubanza iniziale e ho scoperto come una realtà che in apparenza è lontana, realmente ci tocca da vicino perché potrebbe essere celata tra le nostre vite quotidiane. Infatti il racconto che sembrava terminato con la terribile scoperta dei cadaveri nel lontano Venezuela ha poi ripreso vita e nuovo slancio con il racconto di vicende simili (e connesse) nella vicina provincia del novarese. Segreti, amicizie profonde, legami stretti, soprusi, indagini, sfruttamento, abbandoni, maltrattamenti, incarcerazioni ingiuste, misteri, verità nascoste, famiglia, rinascite e una grande storia d’amore: sono veramente tanti e ben amalgamati i temi trattati in queste pagine. Consiglio a tutti la lettura di “Sabbie Mobili”, una lettura di fatti veritieri che fanno riflettere e che non devono passare inosservati!
Recensione del romanzo " Il Sacrificio - essere donna" di F. Tessaro
RispondiEliminaUna meteora che vaga nell' Universo, inspiegabilmente, al suo passaggio, sprigione milioni di molecole. Tutto viene ingoiato dall' Oceano e solo pochi frammenti si depositano ai piedi dell' Himalaya dove si sviluppano dei microraganismi. Essi non sono dannosi per l' uomo ma possono, inconsapevolmente, alterarne la struttura genetica. Più evidente la sua azione mutante è su una particolare specie di farfalla. Nella Germania del nazionalsocialismo ne vengono studiati gli aspetti e testati sugli esseri umani. Il parassita, così, in poco tempo contamina il genoma umano distruggendo il futuro di miliaia di neonati. Uno scienziato forzando le leggi della natura e la sua integrità morale, sacrificando quanto ha di più caro,cercherà di porre rimadio a tutto ciò.
Il romanzo, come i precedenti scritti dall'autore, ha uno stile fluido e accattivante. Gli argomenti trattati stimolano la curiosità del lettore accellerando notevolmente lo scorrimanto del romanzo. I personaggi sono ben descritti sia sotto l'aspetto caratteriale che quello fisico. Quello che più mi ha colpita è senza dubbio quello di Erick per la profondità concettuale con la quale si esprime rispetto alle vicende narrate e per lasua magnificenza. Incantevoli le descrizioni ambientali, che se dau n lato fanno fantasticare il lettore, dall' altro lo rendono consapevole di come la popolazione asiatica vive quotidianamente. Numerosi i colpi di scena. Il libro complessivamente, mi è piaciuto, tuttavia rispetto ai romanzi cheh olett o precedentemente scritti da Tessaro mi hac oinvolta leggermente meno in quanto non mi sono tanto appassionata alle tematiche trattate e ho trovato la sinossi un pò ostica. Ritengo, comunque, che sia un ottimo romanzo di cui vi consiglio la lettura.