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2012/2013 IN UN LAMPO
Finita questa bellissima esperienza a Madrid, I successivi due anni
passarono velocemente. Il 2012/13 non li vidi proprio. Forse anche perché non
successe nulla di nuovo, tranne la magnifica vacanza estiva a Lloret De Mar fatta sempre con Rebecca e i
suoi genitori, i suoi zii e ovviamente Angelica. Quell’anno ci riprendemmo la
rivincita dall’anno precedente, posto magnifico, mare incantevole, divertimento
da paura. Tutte le sere uscivamo a cena dopo una meravigliosa giornata di mare,
tutti insieme. E dopo cena io e Rebecca andavamo nei baretti e nelle discoteche
fino a notte fonda, per far rientro non prima delle quattro. Fu una vacanza
indimenticabile.
Un’altra cosa che successe in
questi anni, fu una piccola discussione che ebbi con mia sorella Camilla sotto
Natale, dopo la morte di mio padre la nostra famiglia si stava pian piano
allontanando, non ci vedevamo più spesso a meno che ad andare a Milano non
fossi io. Loro non venivano mai a trovarmi, usando sempre tante scuse e questo
mi faceva sempre male, ricevendo anche un messaggio con scritto: “Da quando è
morto papà è cambiato tutto.”
Io questo messaggio non lo accettavo forse perché una famiglia deve
sempre stare unita soprattutto dopo un lutto così doloroso. Fin quando dopo
Natale scrissi un messaggio proprio a Camilla dicendogli: “Se dobbiamo trovarci
solo il giorno di Natale per far finta che la nostra famiglia sia unita, mentre
tutto il resto dell’anno non ci vediamo né sentiamo, tanto vale che non
passiamo neanche il Natale insieme!” Facemmo due mesi a non sentirci più, ma
poi misi da parte l’orgoglio, capii che era inutile sprecare il tempo a
litigare per banalità, avremmo dovuto stare uniti almeno noi. Papà avrebbe
voluto così.
Un altro episodio, comico sta volta, successe il giorno del mio ventottesimo
compleanno. Decisi dopo tanto tempo che non lo festeggiavo di fare una mega
festa invitando una quarantina di persone. Andammo in una pizzeria dove con 15
euro mangiavi e bevevi a go-go. Ovviamente i miei amici mi fecero bere come una
spugna, non ricordo quanto vino bianco buttai giù, so solo che era la prima
volta che bevevo il vino bianco. Ad un certo punto chiesi a Rebecca di portarmi
fuori a prendere un po’ d’aria perchè non stavo bene, così mi prese, dovevamo
fare le scale lei si mise davanti in modo che se fossi caduto mi avrebbe
tenuto. Ad un certo punto persi l’equilibrio e caddi addosso a Rebecca; lei non
riuscì a tenermi tanto che caddi con la faccia contro un piedistallo in ferro
sbattendo forte la testa. In una frazione di secondo ero coperto di sangue Rebecca
chiamò subito aiuto, mi girarono ero pieno di sangue in faccia e avevo anche
perso i sensi. Dopo dieci minuti mi ripresi mi alzarono, ma appena mi alzai
vomitai tutto. Pietro, Vincenzo e Rebecca mi portarono in ospedale a Busto, avevo
fatto una commozione celebrale, mi medicarono l’occhio e mi lasciarono andare. Rebecca
era arrabbiatissima con i medici perché disse che mi avevano trattato come un
vecchio ubriacone, senza tenermi dentro per accertamenti. A prendermi fuori
dall’ospedale era arrivato anche Giordano. Mi portarono a casa, mi misero a
letto dopo una scena comica, almeno così mi raccontarono, perché io di quella
sera non ricordo ancora nulla. So solo che continuavo a dire che il giorno dopo
dovevo andare in montagna. Rebecca fece tutta la notte sveglia a controllare
che non mi succedesse nulla, aveva tantissima paura. Il mattino successivo con
un occhio che non si apriva neanche, convinsi sia lei che sua mamma a portarmi
lo stesso a Santa Maria Maggiore.
Quell’anno ci fu anche il trasferimento del Don Nicola, dopo tredici anni
passati insieme decisero che per lui, fosse arrivato il momento di cambiare
aria, purtroppo è la legge dei preti.
Io quegli anni avevo costruito con lui un rapporto fatto di alti e bassi,
però sotto sotto, senza darlo a vedere, ci tenevo tantissimo, gli volevo bene.
Così decisi ancora una volta di scrivere un articolo su CantoNovo per
ringraziarlo di essermi stato amico:
“NONOSTANTE TUTTTO GRAZIE
Dire che sono triste alla partenza
del Don, sarei un’ipocrita; ma sicuramente non posso neanche dire di essere
felice, anche se dall’esterno, o a sentirmi parlare potrebbe sembrare così.
Forse dietro questa maschera che mi sono creato, si nasconde un velo di
tristezza.
“L’amore non è bello se non è
litigarello!”
Il nostro rapporto è un po’ come
quello di alcuni personaggi famosi della televisione come “Sandra Mondaini e
Raimondo Vianello, o come Stanlio e Olio.” Nonostante tutto oggi sapendo del
suo trasferimento devo mettere da parte l’orgoglio e fermarmi un attimo a
pensare, pensare a tredici anni passati insieme; ricordando i primi 4 anni del
suo arrivo stupendi, la vacanza con l’oratorio a Folgaria, l’esperienza a
Lourdes 2004, e le due Giornate Mondiali della Gioventù all’incontro col Papa (GMG
2005/20011). Esperienze di vita uniche, indimenticabili, che porterò sempre nel
cuore!
Un rapporto che ha avuto alti e
bassi, ma se oggi sono diventato il ragazzo che sono, devo ringraziare quelle
poche persone che mi sono sempre state vicino nel momento del bisogno non
abbandonandomi mai, e fra questi c’è anche il Don! Per tutto questo ti devo
dire Grazie, e sperando che un domani le nostre strade si possano rincontrare;
per raccontarci nuove esperienze, ti saluto con la frase di un celebre film:
“Io speriamo che me la cavo!”
A presto con affetto
Peppuzzo.”
E poi l’ultima cosa che successe in questi anni, forse l’unica cosa
negativa fu che, sia mia sorella Siria che e mia sorella Carmela dopo alcuni
messaggi che ci mandammo su Facebook riguardanti l’eredità della casa di mio padre,
mi risposero così: “Noi nella nostra vita abbiamo sofferto tantissimo, tu
invece hai avuto sempre tutto, uno zio e una zia che ti volevano bene ma sopratutto
un padre che ha fatto di tutto per te. Se siamo eredi di un piccola parte non
vediamo il motivo perché dobbiamo rinunciare, è una piccola soddisfazione di
tanta sofferenza”. Ho riassunto in un solo dialogo le loro parole perché in
fondo dissero la stessa cosa anche se magari con parole diverse che però
preferisco non scrive. So solo che scrivere di questi ultimi due anni
trascorsi, mi sta riuscendo più difficile che scrivere di tutto quello che
avete letto fino adesso. Forse perché sono cose che sto ancora vivendo, e non
riesco ancora bene a mettere a fuoco o ad accettare. Quindi preferisco non
aggiungere più nulla su questi due ultimi anni trascorsi. Mi sento invece di
concludere con un pensiero personale di tutto quello che ho imparato dalla mia
vita fino ad oggi.
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MILLE DOMANDE ZERO RISPOSTE
Sicuramente avrò dimenticato di scrivere numerosi episodi della mia vita,
come i nove anni consecutivi di provini al Grande Fratello, il matrimonio di
mio padre con Angela, alcuni weekend o vacanze come: Pisa, Firenze, Venezia,
Colfosco, ecc. Ci sarebbe stato ancora tanto da aggiungere.
Di tutto quello vissuto e che ho passato, penso di non essere stato poi
così fortunato come dicono le mie sorelle. O forse sì hanno ragione loro, sono
proprio fortunato perché tutto quello che mi è successo fino ad oggi, mi è
servito per diventare grande prima del tempo. Non ho mai potuto essere un
bambino come tanti altri che giocava, rideva, si divertiva; sono sempre stato
messo alla prova fin dall’inizio.
Non ho mai saputo la verità su mia madre ancora oggi, io non sono a
conoscenza di come siano andati realmente i fatti, non so il perché lei sia
finita in carcere, non so perché mi mise al mondo e se ne andò, forse è vero;
fu solo per cercare di evitare la galera.
So solo che in tutti questi anni lei non si è mai fatta viva! Se la vedevo, la incontravo, le parlavo, era
solo perché l’avevo cercata io. Lei era sempre scappata!
Non penso di poter chiamare una persona così mamma. La mamma è colei che
ti mette al mondo e non scappa, la mamma
è la persona più importante che ci sia nella vita di un bambino, vive con te,
ti allatta, ti cambia, ti culla, ti coccola, ti cura quando stai male, ti
protegge quando ne hai bisogno, ti sgrida quando è il caso, è il tuo rifugio
quando sei giù di morale, darebbe la sua vita per te. Questo per me vuol dire
la parola “mamma”, e quindi è proprio vero che i figli non sono di chi li fa,
ma di chi passa tutti questi momenti con loro, se oggi devo chiamare mamma
qualcuno beh quella persona senza dubbi è mia zia!
Troppi misteri ancora sono nascosti dietro un passato, che nessuno mi
svelerà mai. I primi anni mi sentivo trattato come un pacco postale,
sballottato da Milano, Busto e
Assistenti Sociali, tenendomi sempre tutto il dolore dentro. Nessuno
capiva cosa volevo veramente nel mio cuore. Non si trattava di dover scegliere tra
papà fratelli, zio e zia, nessuno riuscivano a mettersi in quella testa, io la
mia scelta l’avevo già fatta da tempo. Chiedevo solo di avere un’unica famiglia
unita, che non si facesse la guerra, ma che vivesse giorno dopo giorno, con
vero amore uniti più che mai!
Tutto quello che chiedevo fino ad allora mi veniva dato per non farmi
mancare nulla, pensavano che con le cose materiali si potevano sostituire le
cose concrete della vita. Ma l’amore di una mamma, di un papà, dei fratelli,
degli zii, l’amore della famiglia non si potrà mai sostituire con queste cose.
Quindi alla domanda: ”Ti senti fortunato?”, oggi so che posso rispondere:
“Si mi sento fortunato!” Sembrerò una pazzo, ma a questa risposta ci sono mille
spiegazioni.
Pensando a tutto questo, ma soprattutto rileggendo tutto quello che avete
letto, penso di aver imparato tantissimo da questa vita. Mi sono posto mille
domande: “Perché sono nato se Jessica non mi voleva, perché io, perché tutta
questa sofferenza, perché non ho potuto fare un’infanzia come tutti i bambini,
perché sempre messo alla prova, perché tutti questi misteri, perché la morte
dei miei zii, perché la morte di mio padre, perché tutte le persone che al
funerale di mia zia mi avevano promesso di esserci sempre, sono sparite,
PERCHE, PERCHE’!” Di domande che girano dentro di me ce ne sono a migliaia,
domande che ancora oggi non hanno risposte e sicuramente non le avranno mai. Ma
la cosa che certamente ho imparato, è
che spero o meglio che so che un domani non dovrò mai commettere gli errori che
ha commesso la mia famiglia con me.
Se dovessi pensare oggi io a una mia famiglia, me la immagino unita,
forte, inseparabile proprio come la famiglia di Rebecca! Se penso che un domani
potrò sposarmi anch’io, so che a mia moglie non le farò mancare nulla, ma non
sto parlando di gioielli, pellicce, villoni, piscine vacanze da urlo o
diamanti, questo non me lo potrò mai
permettere. Ma sicuramente non le mancherà mai l’amore di cui ha bisogno, sarò
sempre il suo punto di forza, aiutandola
e non abbandonandola mai, finchè morte non ci separi. E se penso che potrei diventare padre, la
cosa più bella che possa capitare a una persona, cercherò sempre di non far
mancare a miei figli tutto quello che è mancato a me. Ovviamente parlo
dell’amore di una famiglia che nessuno mai potrà sostituire.
Questo è tutto quello che ho imparato fino ad oggi dalla mia vita,
sicuramente di cose da imparare ne ho ancora a migliaia, sicuramente
succederanno ancora tantissime cose belle, brutte, magari sbaglierò ancora in
decisioni, comportamenti, nessuno è perfetto, sbagliando si impara. Ma spero
che al mio fianco ci siano sempre persone che mi amino veramente per quello che
sono.
Nella mia vita ho fatto tanti tatuaggi per altri: il mio amico del cuore,
mio zio, mia zia, mio padre quattro, ma si sa che i tatuaggi devono essere
sempre dispari, quindi aspettando di scrivere il nome dei miei figli, ho voluto
fare un tatuaggio tutto per me sta volta. Racchiude tutta la mia vita, e come
dice il titolo “FLASHBACK RICORDI
CONFUSI SOGNANDO LA FELICITA’”
Spero che un domani questa
felicità sognata diventi realtà!
“La vita è un
dono, non sai mai quali carte ti capiteranno la prossima mano. Impari ad
accettare la vita come viene!”
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