51
LAVORO E SERMIG
Le vacanze erano finite, Lourdes aveva portato bene perché la mia vita
finalmente stava prendendo una svolta positiva.
Dopo aver girato praticamente tutte le agenzie di Busto, dopo aver
passato interi pomeriggi con Rebecca quando usciva da scuola, finalmente a
ottobre trovai il lavoro. Mi avevano
preso in una ditta elettronica che faceva bobine, e componenti elettrici, non
male almeno così sembrava.
Poi come se non bastasse continuavo a giocare a calcetto a 7 al C.S.I. e il Don riuscì a convincermi a
frequentare catechismo dicendomi che c’erano altre esperienze meravigliose che
dovevo fare.
In più fui scelto come allenatore dell’A.S.O., la squadra di calcio dei
ragazzi dell’oratorio, quella dove giocavo anche io da piccolo. Procedeva tutto
alla grande.
Intanto la situazione in casa era sempre la stessa, la zia solita vita,
lo zio peggiorava di anno in anno e la mia famiglia a Milano l’avrei rivista a
natale: tutto come al solito. Quell’anno infatti, non successe molto di
eclatante a parte che avevo compiuto 20 anni e che a fine anno con la mia
squadra di ragazzi avevamo vinto il campionato oratoriale. Primo anno di
allenatore e subito vittoria, promettevo bene. Quando giocavo io, ricordo che
una volta arrivammo primi, l’anno dopo secondi, e poi ancora primi, io avevo
girato tutti i ruoli fino ad arrivare in porta ed ero un muro, mi arrivarono
proposte anche di società di calcio ma purtroppo me le feci passare perché
oltre a giocare all’A.S.O., giocavo anche a calcetto a 7 come centrocampista,
ora me ne pento.
Tutto questo fino ad arrivare a fine marzo quando il Don ci fece fare
un’altra esperienza di vita con il catechismo, esperienza anch’essa molto bella:
i catechisti ci avrebbero portato al SERMIG a Torino.
Cos’è il SEMIG? Il SERMIG è un
vecchio arsenale di armi che oggi hanno adibito all’accoglienza di bisognosi e
di ragazzi volenterosi di dare una mano, da li prese il soprannome di “Arsenale
della pace”. Anche quella fu un’esperienza molto bella. Finita anche quella
esperienza, il Don voleva che scrivessi
un articolo su CantoNovo, come era già successo per Lourdes, quindi io che
ormai ci avevo preso gusto a scrivere, perché potevo far viaggiare la mia
immaginazione, come per la prima volta mi misi in sala con davanti un foglio
bianco e la penna in mano… e via!
“Il Sermig è nato nel 1964 da
un’intuizione di Ernesto Oliviero. Il nome (servizio missionario giovani)
sintetizza i grandi sogni condivisi: sconfiggere la fame con opere di
giustizia, vivere la solidarietà verso i più poveri e dare una speciale
attenzione ai giovani creando insieme a loro la via della pace. Prima, al posto
del Sermig, vi era un arsenale militare dove costruivano armi per la guerra
adesso è diventato un arsenale della pace, sempre aperto per chi vuole sostare,
cercare il silenzio e la presenza di Dio. Dal 1983 il lavoro gratuito di tanti
soprattutto di giovani lo hanno trasformato in profezia di pace, punto di
incontro tra culture, religioni, schieramenti diversi per dialogare,
conoscersi, correggersi, amarsi, camminare insieme. E’ un riferimento per i giovani che hanno
voglia di dare un senso alla propria vita (giovani, coppie sposate, famiglie,
monaci e monache). Una casa aperta a chi aspetta soccorso: madri sole,
carcerati, stranieri, persone che hanno bisogno di cure, di casa, di
lavoro. Il risultato? Milioni di persone
aiutano milioni di persone. Bastano questi motivi per andare a visitarlo.
Io e alcuni compagni di catechismo abbiamo avuto subito l’onore di
conoscere Ernesto Oliviero, fondatore di questo meraviglioso posto, il quale ci ha spiegato come iniziò
tutto con molti sacrifici e molta voglia di fare. In pochi minuti è riuscito a destare una
grinta incredibile; il mio primo pensiero fu: “Basta! Mi trasferisco qua ad
aiutare il prossimo”. Vorremmo davvero che molte persone aprissero il loro
cuore ai più bisognosi, per vivere la vita con vero amore. Sono stati due
giorni di preghiera e aiuto verso il prossimo con lavoro e fatica; due giorni
in cui ci si ama a vicen da come al Sermig.
E per finire vi lascio una domanda alla quale
dovete rispondere con il cuore: “Siete in grado di donare la vostra vita, il
vostro tempo per aiutare il prossimo come ci chiede Gesù?”
52
TATUAGGIO E GMG
Il 2005 prometteva di essere un anno pieno di esperienze di vita!
Intanto avevo deciso di farmi il mio primo tatuaggio, si proprio così il
ragazzo che fino allora aveva detto che non si sarebbe mai fatto un tatuaggio e
che aveva una paura immensa degli aghi cambiò idea. Avevo deciso di farmi
tatuare sul braccio sinistro un folletto che suonava il flauto con le iniziali
del mio grande amico Alessandro, un modo per portarlo sempre con me. La paura
ricordo che era tanta, ma poi alla fine riuscii a superare la tensione;
tatuaggio fatto ovviamente di nascosto dagli zii perché erano contrari. Una
volta visto però dovettero accettarlo.
Dopo l’esperienza del Sermig, per l’estate il Don ci aveva convinto
a partecipare alla GMG. La GMG era la Giornata Mondiale della Gioventù, che si
teneva in Germania, dieci giorni di
pellegrinaggio all’incontro col Papa. Il Papa, allora Giovanni Paolo II, aveva
invitato tutti i giovani del mondo a questo meraviglioso pellegrinaggio prima
di ammalarsi e il Don, come al solito, ci aveva convinto a fare anche questa
esperienza unica. Questo voleva dire che
per il secondo anno consecutivo dovevo rinunciare al mare, sacrificio
che venne ripagato a pieno.
Fummo in tanti ad iscriverci per questo pellegrinaggio, però vi era un
grosso problema, in questo pellegrinaggio non potevano partecipare minorenni
non accompagnati dai genitori, e la maggior parte di noi, che voleva
partecipare era proprio minorenne. Quindi il Don dovette fare una riunione con
tutti i genitori, farsi firmare i fogli di consenso, in modo da prendersi tutta
la responsabilità di tutti i minorenni.
In più tutti i partecipanti alla GMG dovevano compilare i fogli d’iscrizione
che si trovavano al centro ASL.
A questo proposito, mi viene in mente una scena comica che fece scoppiare
a ridere tutte le persone che vi erano quel giorno al centro ASL. Un girono io
e un gruppo di amici ci recammo per fare
l’iscrizione; compilando i fogli ci accorgemmo che se non eri maggiorenne ci
voleva la firma di un genitore, io ero salvo ma due miei amici, Carlo e Gennaro,
non potevano consegnare il foglio, dovevano portarli a casa farli firmare e
tornare a riconsegnarli. Il problema era che all’una chiudeva, noi avevamo
fatto già due ore di coda e siccome non facevano in tempo ad andare a casa,
fare firmare i fogli e tornare all’ ASL, si inventarono una scenetta comica.
Mentre stava per toccare a noi Gennaro disse a Carlo: “O Carlo, hai letto qui
sotto, ci vuole la firma dei genitori altrimenti non puoi consegnare il
foglio!” Lui rispose: “ E ora che facciamo?” In quel momento a Gennaro venne in
mente un’idea: “Fai quello che faccio io!” Fecero finta di chiamare i genitori
per farli correre fuori dall’ufficio in
modo da firmare i fogli, dopo dieci minuti sotto lo sguardo di tutte le persone
che erano in fila Gennaro si mise a gridare: “O Carlo, va che sono arrivati i
nostri genitori!” Carlo rispose: “Dove sono, non li vedo?” Gennaro,
schiacciandogli il piede disse: “Come non li vedi, sono lì in macchina, dai
andiamo a fargli firmare i fogli, così non devono scendere dalla macchina!” E
rivolgendosi a me, visto che toccava quasi a noi, mi disse: “O Pe tieni il
posto, che facciamo firmare i fogli ai nostri genitori e torniamo subito!” Il
problema è che fuori non c’era nessuno, uscirono, falsificarono la firma sotto
lo sguardo di tutti, che a stento riuscivano a non ridere, e tornarono
dentro. Fogli firmati, consegnati, ora
eravamo iscritti ufficialmente al pellegrinaggio. Un signore, uscendo,
guardando Gennaro e Carlo, scoppiò a ridere e gli disse: “Complimenti, siete
fortissimi!”
Purtroppo però, il Papa il 2 Aprile 2005 morì. Noi tutti eravamo
dispiaciuti tantissimo, la sera che il Papa stette male noi dell’oratorio, come
successe in tutto il mondo documentato dalle televisioni, ci chiudemmo
un’oretta in cappellina a pregare per la sua salute, ma alle 22:00 se non
sbaglio le campane suonarono in segno di lutto: il Papa se ne era andato.
Qualche settimana dopo fu eletto il nuovo Papa, Benedetto XXVI, molti di
noi iniziavano ad avere ripensamenti sul pellegrinaggio, perché in fondo noi
volevamo andare per vedere Giovanni Paolo II. Il Papa meraviglioso dei giovani,
il nuovo Papa non lo conosceva nessuno, ma ormai era troppo tardi per tirarsi
indietro, poi dopo la magnifica prova di recitazione di Gennaro!
Il Don, giustamente, ci fece notare che Giovanni Paolo II avrebbe voluto
vedere quel giorno milioni di pellegrini, quindi trovammo la convinzione. Anche
per quella esperienza facemmo un percorso spirituale intenso, ci trovavamo le
sere a cenare in oratorio tutti insieme e dopo cena, preghiera, preparare
canti, parlare, confrontarci su idee. Ma
sentivamo che mancava qualcosa, si perché le sere di preparazione erano
fantastiche, facevamo delle risate immense, ma come sempre l’oratorio San Luigi
a quel pellegrinaggio doveva lasciare il segno, dovevamo trovare un modo per
far parlare di noi. Pensa e ripensa,
alla fine preparammo degli striscioni con diverse scritte da alzare al momento
del pellegrinaggio, su uno di questi vi era scritto: “NON CHIAMATECI PAPA
BOYS!”
Nessun commento:
Posta un commento