15 LA PROMESSA A LUDOVICA
Quest’anno le vacanze sembravano non voler finire mai, ma soprattutto
sembravano riservarmi tante sfide, tante lezioni di vita.
Un giorno come tanti altri io, Mario, Samanta, Carmelo, Gaetano eravamo insieme. Gaetano era uno dei nostri migliori amici,
che tutti vedevano come un fratello più
grande (purtroppo a soli 18 anni si ammalò di leucemia per morire l’anno dopo
lasciandoci nel cuore un vuoto
incolmabile). Mentre eravamo giù in Trekka squillò il mio telefono, era un’amica
di Ludovica che voleva parlare con me ma siccome io non ne avevo voglia le
passai Gaetano. Dopo
quella telefonata ne seguirono altre, praticamente questa amica non si sa bene
come, ci aveva invitato a passare una giornata in montagna da un’altra sua
amica, Eleonora. Così facendo, per tre giorni noi continuavamo a ricevere
telefonate da questa ragazza, per programmare questa piccola vacanza.
Ovviamente tra Gaetano,
Mario e Carmelo partivano scommesse per chi avrebbe baciato questa Eleonora e
le sue amiche per primo. Una volta programmata questa vacanza, io, Carmelo, Mario e Gaetano eravamo pronti per prendere il treno e partire.
Arrivati in questo paesino, mi ricordo che sbagliammo anche la fermata del
pullman e scendemmo circa mezz’ora
prima. Così camminammo per raggiungere il centro della città, ci mettemmo anche
a fare l’autostop.
Una volta arrivati, ricordo che faceva un caldo allucinante, eravamo
stanchi dal tanto camminare e quindi ci mettemmo chi sulla panchina, chi per
terra a riposare, aspettando Eleonora con le sue tre amiche. Una di queste era Ludovica
ma io ero all’oscuro di ciò!
Mentre le aspettavamo facevamo battute sulle ragazze e altre scommesse:
“Chi se le fa prima offre la cena agli altri!” E io ridendo dicevo: “Pensate
se sono cozze[1]!”
Mentre eravamo sulle panchine, ci addormentammo e ad un certo punto
arrivarono le ragazze, io non volevo credere ai miei occhi perché tra loro
c’era anche Ludovica. Il cuore tornò a battermi all’impazzata, emozioni che
avevo chiuso dentro e pensavo fossero finite. Raggiungemmo le ragazze, c’era
anche questa Eleonora che parlando fino a quel giorno al telefono con Gaetano, aveva preso una cotta telefonica
per lui. Io scoppiai a ridere ripensando alla scommessa che avevano fatto i
ragazzi, vedendo che le ragazze (tranne Ludovica)
erano cozze allucinanti!
Passammo tutta la giornata con loro, a parlare ma ovviamente nessuno
provava a vincere la scommessa, ad un certo punto Mario prese coraggio, andò
via con una delle ragazze. Rimanemmo io, Ludovica, Carmelo, Gaetano, Eleonora ed un’altra ragazza; io
presi la scusa buona per parlare con Ludovica, lei era venuta perché
sapeva che c’ero anche io, e voleva un
confronto visto che provava ancora qualcosa di forte per me. Così ci
allontanammo e lasciammo gli altri da soli.
Davanti a Ludovica io mi stavo per sciogliere, avevo abbandonato la
maschera del ragazzo di strada per tornare ad essere il ragazzo di chiesa che
aveva conosciuto lei. Parlammo tutto il giorno, le chiesi scusa in tutti i modi
per il mio comportamento, lei non voleva perdonarmi anche se in realtà voleva
tornare con me, le si leggeva in faccia e io volevo tornare ovviamente con lei.
Giunse l’ora di tornare tutti insieme quindi ci riunimmo di nuovo,
tornarono anche Mauro con l’altra ragazza. Ad un certo punto, Mauro vedendo che
io tenevo ancora molto a Ludovica, prese le mie difese prendendosi tutta la
colpa per ciò che era successo, in modo da farmi tornare con lei. Ludovica però
disse che ne avremmo parlato una volta che sarei tornato a casa. Nel frattempo
Eleonora, non sapendo cosa le avevano messo in testa gli altri ragazzi, voleva
fare un giro solo con me per farmi
vedere casa sua, farmi conoscere il suo paese, lei disse che gli piacevo tanto!
Gli altri scoppiarono a ridere! Perché
tutte io? Io rifiutai inventandomi
tante scuse, ma lei disse che mi avrebbe anche pagato se fossi andato con lei.
Meno male che la giornata era quasi finita infatti era ora di tornare a casa:
salvo per un pelo! Le promisi che sarebbe stato per la prossima volta, lei ad
un certo punto ci disse: “Ok perfetto allora la prossima volta verrò io a
trovarvi!” Noi non prendemmo sul serio quelle parole e ripartimmo, io e
Ludovica eravamo rimasti che ne avremmo
riparlato a casa!
16
FUGA E CARABINIERI
Finita l’esperienza della montagna, tornati a casa raccontammo tutto agli
altri ragazzi e ragazze della compagnia, c’era anche Samanta ma io e Mauro
tenemmo il segreto di Ludovica.
Passarono due giorni, qualcuno doveva pagare la scommessa vinta, infatti
Mauro ammettendo che aveva baciato una delle ragazze, doveva pagarci la cena.
Quella sera io, Mauro, Carmelo e Gaetano andammo a mangiare al Mc Donald’s, e poi l’appuntamento era
come sempre giù in Trekka col resto del gruppo.
Ad un certo punto, finito di mangiare pronti per tornare nel quartiere
suonò il telefono di Gaetano, era Eleonora, aveva mantenuto la promessa, si era messa sul primo treno
ed era giunta a Milano da noi. Noi ovviamente pensavamo stesse scherzando, ma
poi ci disse che era arrivata in Trekka. Gaetano chiese a Eleonora se ne aveva parlato con i genitori,
visto che erano già le nove e mezza di sera e lei rispose: “Si, ma visto che
loro stamattina non volevano che venissi, sono scappata di casa!” Gaetano attaccò subito il telefono e ci disse cos’era successo, ad un certo punto il telefono di Gaetano suonò di nuovo, erano i genitori di Eleonora preoccupati che la
cercavano, lei aveva lasciato il numero di Gaetano sul tavolo di casa. I genitori,
spiegarono a Gaetano che
Eleonora era in cura dagli psicologi e quindi, erano preoccupati. A sentire
ciò, Gaetano spiegò
tutto ai suoi genitori, e subito noi ci precipitammo in Trekka perché ci
avevano chiesto di tenerla lì. Il panico iniziava a dilagare, arrivati in
Trekka, andammo da Eleonora e le spiegammo che non poteva prendere e scappare
in quel modo. Eleonora piangeva perché non voleva tornare assolutamente a casa,
a quel punto suonò di nuovo il telefono di Gaetano: erano i carabinieri del nostro
quartiere che gli chiedevano di portare la ragazza in questura altrimenti sarebbero
arrivati loro a prenderla.
Quindi ci recammo tutti in questura, Gaetano ed Eleonora entrarono mentre noi
rimanemmo fuori. Ad un tratto si aprirono i cancelli, Gaetano stava uscendo con un carabiniere, si
avvicinarono a me, e mi dissero che Eleonora sarebbe tornata a casa solo se
avesse aspettato i genitori in mia compagnia
visto che aveva preso una cotta per me. Erano le dieci e così, io dovetti
entrare in questura al posto di Gaetano ad aspettare i suoi genitori che arrivassero… eravamo io,
Eleonora, la psicologa e i carabinieri, mentre fuori c’erano tutti i miei amici
e mia sorella Sofia che, preoccupata, si era precipitata lì. Alle due di notte
finalmente, arrivarono i genitori di
Eleonora che ci ringraziarono di cuore per quello che avevamo fatto. Così io
potei tornare a casa.
Il giorno dopo finimmo sul telegiornale: “Ragazza scappa di casa per
raggiungere un amore, ora è in cura della psicologa”. Meno male non uscirono
nomi e cognomi.
Un’estate piena di emozioni e non era ancora finita.
17
LA VERGINITà
Avevo ancora due settimane abbondanti di vacanza davanti, da passare con
i miei fratelli, con mio padre, con i miei amici ma soprattutto con Samanta.
Un giorno, mentre eravamo giù come sempre, Samanta mi fece una
proposta imbarazzante, mi chiese di fare l’amore con lei. Io davanti a quella proposta ero spaventato, perché avevo solo quattordici
anni, e non ero mai andato oltre a baci con la lingua con una ragazza, così non
sapevo come comportarmi. Parlando e scherzando con gli amici, uscirono discorsi
legati al sesso. Alcuni ragazzi e ragazze confessarono di avere già avuto dei
rapporti, nonostante avessimo dai tredici ai sedici anni. Risultò che io ero
uno dei pochi del quartiere a non aver ancora avuto un rapporto completo così,
per non sentirmi in imbarazzo con gli amici ed escluso dal gruppo, decisi di
accettare la proposta di Samanta.
All’età di quattordici anni persi la verginità!
Sapevo che la storia con Samanta, una volta tornato a casa, sarebbe
finita e questo sta volta era quello che mi avrebbe fatto più male, essendo
stata la prima ragazza con cui avevo fatto l’amore!
Ci fu un altro episodio di quell’estate che mi segnò la vita: una sera come sempre eravamo tutti in Trekka
a parlare, ad un certo punto un mio amico, Davide, mi chiese se volevo
accompagnarlo a fare benzina al motorino.
Così ci recammo tutti e due in piazzo Video al benzinaio, sullo stesso
motorino e senza casco. Ai tempi i benzinai non avevano le telecamere, e tutti i ragazzi del quartiere facevano il
pieno agli scooter o alle moto gratuitamente. Come funzionava? Bastava essere in due, uno teneva la pompa
nel serbatoio e l’altro saltava sulla canna in quel modo usciva la benzina,
quanto bastava per avere il pieno.
Tornando in Trekka dagli altri però, ad un certo punto Davide, per
ammazzare una zanzara, perse il controllo del motorino e finimmo tutti e due
per terra. Stavamo andando molto veloce e strisciammo per circa venti metri sull’asfalto, io mi grattai tutto
il gomito e la mano riuscendo però a tenere la testa lontana dall’asfalto, ma
stavo scivolando dentro le rotaie del tram, che casualmente stava per arrivare
proprio in quel momento. Meno male mi
accorsi in tempo e riuscii ad aggrapparmi al palo del cestino, finendo solo con
le gambe nelle rotaie che velocemente riuscii a tirare fuori.
Una volta arrivati in Trekka gli altri videro com’eravamo conciati e si
preoccuparono, io salii in casa andai in
bagno senza farmi vedere e provai a medicarmi, solo che perdevo troppo sangue
così chiamai Angela e mi feci bendare da lei. In quel momento però, arrivò
anche mio padre e mi disse: “Sei caduto in motorino vero?” (perché era abituato
alle cadute di mio fratello). Io gli risposi: “No, stavamo giocando a guardie e
ladri e sono caduto” Lui mi guardò e mi rispose: “ Ok sei caduto in motorino,
la prossima volta stai più attento!”
Una volta medicato tornai giù dagli altri e ripresi la serata come se
niente fosse successo.
Le lunghe vacanze, che sembravano non voler finire mai,
giunsero al termine inutile dire che il giorno della partenza era sempre
il più traumatico, soprattutto dopo quello che era successo con Samanta. La
scuola ricominciò, ero in seconda media ed ero ancora insieme a Samanta,
infatti ci sentivamo tutte le sere per telefono e un fine settimana quando
venne papà e i miei fratelli a trovarmi venne anche lei.
Ma sapevo che la storia non sarebbe mai potuta continuare così, lei a
Milano e io a Busto; così un giorno
finì tutto.
Da quel giorno, mi promisi che non volevo più storie serie; ma solo avventure in modo da non dover più
soffrire per amore. E la promessa che avevo fatto a Ludovica?
Ricordate, eravamo rimasti che una volta tornato dovevamo parlare, ma
dopo quello che era successo con Samanta
io non me la sentivo di tornare da lei. L’avrei delusa ancora, non sarebbe
stato giusto, così non mi feci più sentire. Inutile dire che lei ci rimase
malissimo e non volle più saperne di me.
Ovviamente frequentando la
stessa scuola, era normale
vederci la mattina e ogni volta che la vedevo tornavano sempre i soliti
sentimenti, sapevo che quello era vero amore ma non potevo tornare dopo averla fatta soffrire così
tanto.
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