giovedì 4 giugno 2020

CAPITOLO 51, CAPITOLO 52



51  LAVORO E SERMIG

Le vacanze erano finite, Lourdes aveva portato bene perché la mia vita finalmente stava prendendo una svolta positiva.  
Dopo aver girato praticamente tutte le agenzie di Busto, dopo aver passato interi pomeriggi con Rebecca quando usciva da scuola, finalmente a ottobre trovai  il lavoro. Mi avevano preso in una ditta elettronica che faceva bobine, e componenti elettrici, non male almeno così sembrava.
Poi come se non bastasse continuavo a giocare a calcetto a 7 al  C.S.I. e il Don riuscì a convincermi a frequentare catechismo dicendomi che c’erano altre esperienze meravigliose che dovevo fare.
In più fui scelto come allenatore dell’A.S.O., la squadra di calcio dei ragazzi dell’oratorio, quella dove giocavo anche io da piccolo. Procedeva tutto alla grande.
Intanto la situazione in casa era sempre la stessa, la zia solita vita, lo zio peggiorava di anno in anno e la mia famiglia a Milano l’avrei rivista a natale: tutto come al solito. Quell’anno infatti, non successe molto di eclatante a parte che avevo compiuto 20 anni e che a fine anno con la mia squadra di ragazzi avevamo vinto il campionato oratoriale. Primo anno di allenatore e subito vittoria, promettevo bene. Quando giocavo io, ricordo che una volta arrivammo primi, l’anno dopo secondi, e poi ancora primi, io avevo girato tutti i ruoli fino ad arrivare in porta ed ero un muro, mi arrivarono proposte anche di società di calcio ma purtroppo me le feci passare perché oltre a giocare all’A.S.O., giocavo anche a calcetto a 7 come centrocampista, ora me ne pento.

Tutto questo fino ad arrivare a fine marzo quando il Don ci fece fare un’altra esperienza di vita con il catechismo, esperienza anch’essa molto bella: i catechisti ci avrebbero portato al SERMIG a Torino.
Cos’è il SEMIG?   Il SERMIG è un vecchio arsenale di armi che oggi hanno adibito all’accoglienza di bisognosi e di ragazzi volenterosi di dare una mano, da li prese il soprannome di “Arsenale della pace”. Anche quella fu un’esperienza molto bella. Finita anche quella esperienza, il Don  voleva che scrivessi un articolo su CantoNovo, come era già successo per Lourdes, quindi io che ormai ci avevo preso gusto a scrivere, perché potevo far viaggiare la mia immaginazione, come per la prima volta mi misi in sala con davanti un foglio bianco e la penna in mano… e via!

“Il Sermig è nato nel 1964 da un’intuizione di Ernesto Oliviero. Il nome (servizio missionario giovani) sintetizza i grandi sogni condivisi: sconfiggere la fame con opere di giustizia, vivere la solidarietà verso i più poveri e dare una speciale attenzione ai giovani creando insieme a loro la via della pace. Prima, al posto del Sermig, vi era un arsenale militare dove costruivano armi per la guerra adesso è diventato un arsenale della pace, sempre aperto per chi vuole sostare, cercare il silenzio e la presenza di Dio. Dal 1983 il lavoro gratuito di tanti soprattutto di giovani lo hanno trasformato in profezia di pace, punto di incontro tra culture, religioni, schieramenti diversi per dialogare, conoscersi, correggersi, amarsi, camminare insieme.  E’ un riferimento per i giovani che hanno voglia di dare un senso alla propria vita (giovani, coppie sposate, famiglie, monaci e monache). Una casa aperta a chi aspetta soccorso: madri sole, carcerati, stranieri, persone che hanno bisogno di cure, di casa, di lavoro.  Il risultato? Milioni di persone aiutano milioni di persone. Bastano questi motivi per andare a visitarlo.
  Io e alcuni compagni di catechismo abbiamo avuto subito l’onore di conoscere Ernesto Oliviero, fondatore di questo meraviglioso  posto, il quale ci ha spiegato come iniziò tutto con molti sacrifici e molta voglia di fare.  In pochi minuti è riuscito a destare una grinta incredibile; il mio primo pensiero fu: “Basta! Mi trasferisco qua ad aiutare il prossimo”. Vorremmo davvero che molte persone aprissero il loro cuore ai più bisognosi, per vivere la vita con vero amore. Sono stati due giorni di preghiera e aiuto verso il prossimo con lavoro e fatica; due giorni in cui ci si ama a vicen da come al Sermig.
 E per finire vi lascio una domanda alla quale dovete rispondere con il cuore: “Siete in grado di donare la vostra vita, il vostro tempo per aiutare il prossimo come ci chiede Gesù?”


52  TATUAGGIO E GMG

Il 2005 prometteva di essere un anno pieno di esperienze di vita!
Intanto avevo deciso di farmi il mio primo tatuaggio, si proprio così il ragazzo che fino allora aveva detto che non si sarebbe mai fatto un tatuaggio e che aveva una paura immensa degli aghi cambiò idea. Avevo deciso di farmi tatuare sul braccio sinistro un folletto che suonava il flauto con le iniziali del mio grande amico Alessandro, un modo per portarlo sempre con me. La paura ricordo che era tanta, ma poi alla fine riuscii a superare la tensione; tatuaggio fatto ovviamente di nascosto dagli zii perché erano contrari. Una volta visto però dovettero accettarlo.

Dopo  l’esperienza del  Sermig, per l’estate il Don ci aveva convinto a partecipare alla GMG. La GMG era la Giornata Mondiale della Gioventù, che si teneva in Germania, dieci  giorni di pellegrinaggio all’incontro col Papa. Il Papa, allora Giovanni Paolo II, aveva invitato tutti i giovani del mondo a questo meraviglioso pellegrinaggio prima di ammalarsi e il Don, come al solito, ci aveva convinto a fare anche questa esperienza unica. Questo voleva dire che  per il secondo anno consecutivo dovevo rinunciare al mare, sacrificio che venne ripagato a pieno.
Fummo in tanti ad iscriverci per questo pellegrinaggio, però vi era un grosso problema, in questo pellegrinaggio non potevano partecipare minorenni non accompagnati dai genitori, e la maggior parte di noi, che voleva partecipare era proprio minorenne. Quindi il Don dovette fare una riunione con tutti i genitori, farsi firmare i fogli di consenso, in modo da prendersi tutta la responsabilità  di tutti i minorenni. In più tutti i partecipanti alla GMG dovevano compilare i fogli d’iscrizione che si trovavano al centro ASL.
A questo proposito, mi viene in mente una scena comica che fece scoppiare a ridere tutte le persone che vi erano quel giorno al centro ASL. Un girono io e un  gruppo di amici ci recammo per fare l’iscrizione; compilando i fogli ci accorgemmo che se non eri maggiorenne ci voleva la firma di un genitore, io ero salvo ma due miei amici, Carlo e Gennaro, non potevano consegnare il foglio, dovevano portarli a casa farli firmare e tornare a riconsegnarli. Il problema era che all’una chiudeva, noi avevamo fatto già due ore di coda e siccome non facevano in tempo ad andare a casa, fare firmare i fogli e tornare all’ ASL, si inventarono una scenetta comica. Mentre stava per toccare a noi Gennaro disse a Carlo: “O Carlo, hai letto qui sotto, ci vuole la firma dei genitori altrimenti non puoi consegnare il foglio!” Lui rispose: “ E ora che facciamo?” In quel momento a Gennaro venne in mente un’idea: “Fai quello che faccio io!” Fecero finta di chiamare i genitori per  farli correre fuori dall’ufficio in modo da firmare i fogli, dopo dieci minuti sotto lo sguardo di tutte le persone che erano in fila Gennaro si mise a gridare: “O Carlo, va che sono arrivati i nostri genitori!” Carlo rispose: “Dove sono, non li vedo?” Gennaro, schiacciandogli il piede disse: “Come non li vedi, sono lì in macchina, dai andiamo a fargli firmare i fogli, così non devono scendere dalla macchina!” E rivolgendosi a me, visto che toccava quasi a noi, mi disse: “O Pe tieni il posto, che facciamo firmare i fogli ai nostri genitori e torniamo subito!” Il problema è che fuori non c’era nessuno, uscirono, falsificarono la firma sotto lo sguardo di tutti, che a stento riuscivano a non ridere, e tornarono dentro.  Fogli firmati, consegnati, ora eravamo iscritti ufficialmente al pellegrinaggio. Un signore, uscendo, guardando Gennaro e Carlo, scoppiò a ridere e gli disse: “Complimenti, siete fortissimi!” 

Purtroppo però,  il Papa  il 2 Aprile 2005 morì. Noi tutti eravamo dispiaciuti tantissimo, la sera che il Papa stette male noi dell’oratorio, come successe in tutto il mondo documentato dalle televisioni, ci chiudemmo un’oretta in cappellina a pregare per la sua salute, ma alle 22:00 se non sbaglio le campane suonarono in segno di lutto: il Papa se ne era andato.
Qualche settimana dopo fu eletto il nuovo Papa, Benedetto XXVI, molti di noi iniziavano ad avere ripensamenti sul pellegrinaggio, perché in fondo noi volevamo andare per vedere Giovanni Paolo II. Il Papa meraviglioso dei giovani, il nuovo Papa non lo conosceva nessuno, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, poi dopo la magnifica prova di recitazione di Gennaro!
Il Don, giustamente, ci fece notare che Giovanni Paolo II avrebbe voluto vedere quel giorno milioni di pellegrini, quindi trovammo la convinzione. Anche per quella esperienza facemmo un percorso spirituale intenso, ci trovavamo le sere a cenare in oratorio tutti insieme e dopo cena, preghiera, preparare canti, parlare, confrontarci su idee.  Ma sentivamo che mancava qualcosa, si perché le sere di preparazione erano fantastiche, facevamo delle risate immense, ma come sempre l’oratorio San Luigi a quel pellegrinaggio doveva lasciare il segno, dovevamo trovare un modo per far parlare di noi. Pensa e  ripensa, alla fine preparammo degli striscioni con diverse scritte da alzare al momento del pellegrinaggio, su uno di questi vi era scritto: “NON CHIAMATECI PAPA BOYS!”

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