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ADDIO ALESSANDRO!
Era il 21 Agosto del 2002, ore 17:30, i miei zii erano al mare, io ero
rimasto a casa da solo ed ero sul letto quando ad un tratto mi suonò il
cellulare. Era Alice, la mia ex, tra noi era rimasto un rapporto di amicizia, o
meglio lei cercava ogni volta di riconquistarmi. Mi chiamava tutte le sere per
sapere come stavo e quando tornavo. Io le dicevo che quando sarei tornato
avremmo parlato bene perchè da una parte volevo tornare con lei, ma dall’altra
parte invece volevo rimanere il suo migliore amico.
Quel giorno la sua voce al telefono era diversa, era triste, rauca e
malinconica, singhiozzava e io capii che aveva pianto e che era successo
qualcosa di grave. Gli chiesi subito informazioni perché ero molto preoccupato
per lei, ad un certo punto mi disse: ”Ti
devo dire una cosa bruttissima, Alessandro ieri sera ha fatto un incidente in
moto… è morto!” All’inizio pensai che
fosse uno scherzo, poi mi paralizzai… dalle mie labbra non usciva più una
parola, eravamo al telefono ma c’era un silenzio di tomba. L’unico pensiero era
rivolto al mio grande amico, al mio punto di forza, colui che quando stavo male
riusciva sempre a strapparmi un sorriso, il mio fratello acquisito che mi aveva
abbandonato! Pensieri, amarezze, ricordi mi passavano per la testa mentre
cercavo di capire com’era successo, perché proprio lui…
Salutai Alice con un ciao pieno di dolore, lei lo capì subito, sapeva che
avrei tenuto tutto il dolore dentro e non voleva attaccare, voleva starmi
vicino, ma io appesi il telefono. Continuava a chiamarmi, il telefono
continuava a squillare ma io non lo sentivo ero troppo preso nei miei pensieri.
Tornarono a casa i miei zii dal mare gli raccontai tutto, volevo tornare a casa
ma loro non volevano lasciarmi andare, zia si offrì di tornare con me mentre lo
zio e la zia Giada avrebbero continuato le vacanze per non perdere i soldi
spesi, mancava ancora una settimana di vacanza, ma lo zio non voleva
assolutamente.
Rabbia, dolore, odio dentro di me: il mio grande amico all’obitorio e io
al mare!
Il giorno dopo l’articolo sul giornale!
AUTO CONTRO MOTO: MUORE DICIOTTENNE
“Schianto all’incrocio tra le vie
Cadorna e XX Settembre. Il giovane ha donato le cornee. In sella alla sua
Aprilia 125, andava incontro a una serata in compagnia degli amici, dopo la
consueta partita di pallone all’oratorio. Era felice, l’altra sera, verso le
22, A. C., 18 anni compiuti alla fine di luglio. Aveva appena ricevuto il
consenso a raggiungere i nonni, in Sicilia, per una settimana di ferie prima di
riprendere il lavoro, ai primi di settembre. E il suo entusiasmo, la sua gioia
di vivere, sembrava riflettersi in quella tranquilla serata estiva. Poi
d’improvviso lo schianto. Il sorriso di Alessandro si spegne sull’asfalto
dell’incrocio tra viale Cadorna e via XX
Settembre, dopo un tremendo impatto con una Ford Fiesta, che manda
letteralmente in frantumi la moto e proietta il giovane a parecchi metri di
distanza. A nulla vale la protezione del casco: i soccorritori del 118 lo
raccolgono in condizioni disperate. Il ragazzo spira poco più tardi al pronto
soccorso dell’ospedale. I primi ad intuire la tragedia sono gli amici che lo
attendono come ogni sera al punto di ritrovo, vicino a palazzo Gilardoni.
All’urlo delle sirene del’ambulanza
accorrono, si affanno, impietriscono. Poco dopo tocca ai genitori,
sconvolti, apprendere la tremenda verità: il loro Alessandro non c’è più!
Eppure, trafitti dal dolore così grande, sono proprio loro a trovare la forza
di un estremo gesto di solidarietà umana e civile, fornendo il consenso al
prelievo delle cornee del loro primogenito, convinti che in questo modo
qualcosa di lui possa continuare a vivere. L’operazione, che presto ridarà la
luce a chi da tempo non può vedere, viene eseguita qualche ora più tardi dai
medici dell’ospedale cittadino, col nulla osta del sostituto procuratore di
turno T. M. Ieri, intanto, all’obitorio dove è stato composto il corpo di
Alessandro, è stato un susseguirsi di
giovani e giovanissimi increduli
e con le lacrime agli occhi. Gli amici dell’oratorio San Luigi, i giovani che
con lui dividevano la passione per il
calcio e la musica, non hanno voluto lasciarlo solo. E si sono stretti alla
mamma, e alla sorellina tredicenne, ai tanti parenti, alla nonna partita
immediatamente da Messina e giunta in giornata a Busto Arsizio per abbracciare
un’ultima volta il nipote. Un ragazzo solare, ripetono tutti, un ragazzo che
sapeva affrontare la vita con la giusta dose di ottimismo e di buon senso, e
che proprio per questo era diventato per tanti amici un solido e importante
punto di riferimento. La famiglia C.
risiede in un palazzo in via L., a poche centinaia di metri dal luogo
dell’incidente. Entrambi i genitori sono impiegati alle poste; Alessandro
terminata la scuola dell’obbligo aveva subito trovato lavoro in una ditta di
Cassano Magnago, specializzata in serigrafie su metallo, dove si impegnava con
gran serietà ormai da più di due anni. “Era soddisfatto del suo lavoro, ricorda
la zia soprattutto negli ultimi tempi, visto che era anche passato di grado.
Aveva tanti progetti in futuro!” Già, i progetti. Sognava una vettura tutta
sua, Alessandro. E stava risparmiando con fatica per potersela acquistare,
adesso che aveva compiuto i diciotto anni. Nel frattempo c’era la sua Aprilia
125, che usava con grande attenzione. Anche martedì sera, infatti, mentre da
viale Cadorna si stava dirigendo verso il comune, dopo aver accompagnato a casa
un amico, portava il casco, allacciato regolarmente. L’urto con la Ford Fiesta,
che da viale Duca D’Aosta, stava svoltando in via XX Settembre è stato però
inevitabile: la moto si è praticamente disintegrata, mentre il giovane è stato
sbalzato lontano. Ferita seppure lievemente, anche la conducente dell’auto: la
donna 69 anni, residente a Busto Arsizio, è stata soccorsa in stato di choc e
trasportata all’ospedale di Gallarate. Per accertare le cause della tragedia e
quindi ricostruire con esattezza la dinamica del gravissimo incidente sono in
corso i rilievi dei vigili urbani, immediatamente accorsi sul posto. Intanto la
procura Bustese ha disposto il sequestro dei due veicoli coinvolti; nelle
prossime ore sarà anche eseguita l’autopsia sul corpo del giovane. Solo dopo il
nulla osta del magistrato potrà quindi essere fissata la data dei funerali. Per
il momento resta solo il dolore. Tremendo, profondo, insanabile. Come il vuoto
che si è scavato nel cuore della famiglia.”
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RIMPIANTI E AMAREZZE
Arrivò il giorno del funerale, la
chiesa era stracolma, Alessandro era amato da tutti. Mancavo solo io, i miei
zii non mi avevano permesso di tornare, neanche l’ultimo saluto al mio grande amico, il mio fratello
acquisito.
Mi tornarono in mente tutti i momenti belli passati insieme, non mi
sentivo a posto con la coscienza. Il rientro a Busto delle vacanze fu il
peggiore, andai subito in oratorio per saperne di più, appena entrai il
silenzio, Alessandro aveva lasciato un vuoto incolmabile: la sua voce, il suo
sorriso, la sua voglia di vivere e di spaccare il mondo, non c’erano più.
Mi recai al cimitero a trovarlo, per dargli l’ultimo saluto, quello che non
avevo potuto dargli prima. Avrei voluto riabbracciarlo per l’ultima volta! La tomba era sempre piena di amici, colleghi
e fiori, quando fui lì davanti ebbi i sensi di colpa e i rimorsi per non
esserci stato il giorno del funerale, rimorsi che porterò sempre nel mio cuore,
come per Alessandro che avrà sempre un posto dentro di me.
Giorno dopo giorno il dolore aumentava, mi mancava sempre di più, mi
mancava la persona che mi faceva sempre ridere, che mi faceva sfogare, che mi
tirava fuori dai guai, mi mancava l’amico spensierato e allegro, mi mancavano i
nostri giretti in centro a rimorchiare le ragazze, mi mancavano le serate a
parlare e i weekend in sella ai nostri motorini per raggiungere il lago. Mi
mancava tutto di lui, in compagnia non era più la stessa cosa senza di lui,
avevamo perso la voglia di fare tutto. Ogni giorno che ci vedevamo la prima
cosa che facevamo era andarlo a trovare al cimitero, come se lui fosse ancora
qui con noi, stavamo là con lui ore a parlare tutti insieme, c’era anche la
mamma Piera e la sorellina Paola. La mamma si era affezionata tantissimo a noi
ragazzi, tanto che per non lasciarla mai sola passavamo le intere giornate con
lei, la sera ci invitava sempre a cena da loro; la casa era
sempre piena, per noi era diventato un punto di riferimento. Eravamo sempre
nella cameretta di Alessandro e un muro
della stanza era pieno di firme, dediche che tutti quelli che passavano di
li gli lasciavano, passavamo ore e ore
dentro quella stanza. Ormai il nostro punto di ritrovo era lì. Piera ci dava la
forza per continuare, per guardare avanti perché diceva che lui avrebbe voluto
così e noi ovviamente la davamo a lei.
Piera era molto preoccupata per la figlia Paola perché il colpo per lei
era stato tremendo essendo la più
piccola, non voleva più uscire di casa, non voleva più fare nulla, non voleva
più vivere. Così un girono, Piera ci disse che dovevamo aiutarla a far
riprendere Paola, a farle trovare la forza, perché lei era legatissima al
fratello. Il padre di Alessandro li aveva abbandonai da piccoli e Alessandro
per Paola era stato come un papà; era
lui l’uomo di casa. Così noi tutti i giorni dopo la solita visita da Alessandro
passavamo a casa di Piera a salutarla e a prendere con forza Paola per farla
uscire.
Fu davvero dura perché tutti i giorni dovevamo alzarla di peso, finchè
una domenica mentre noi ragazzi stavamo giocando a pallone in campo, e le
ragazze erano fuori a parlare vedemmo Paola che entrò in oratorio da sola con le sue gambe. Eravamo riusciti
a tirarla fuori.
La vita stava tornando alla normalità, ci stavamo riprendendo tutti da
quel duro colpo, le giornate riprendevano come
sempre tra lavoro, oratorio, calcio, e compagnia. Nei weekend, visto che
l’estate era finita, andavamo a trovare Alessandro, passavamo a trovare Piera e
a prendere Paola che aveva ripreso la
voglia di vivere.
Io con Paola mi attaccai molto di più, cercavo sempre di starle vicino in
qualsiasi momento, cercavo sempre di non lasciarla da sola, cercando di
strapparle un sorriso come suo fratello faceva con me, la vedevo come una
sorellina più piccola. Un giorno però accadde una cosa che non avrei mai
pensato; io e Paola eravamo come sempre in oratorio con tutto il gruppo a
parlare, chi sui motorini chi sul muretto e io e lei eravamo sempre attaccati,
tanto che gli altri amici del gruppo ci dicevano sempre di metterci insieme (io
non volevo perché lo vedevo come un torto nei confronti di Alessandro), quel giorno io e Paola eravamo
abbracciati come sempre, ad un certo punto lei mi guardò... non so se per
quello che stavo facendo, non so se per amore, ma resta il fatto che ci baciammo. In quel momento vidi in lei, una
gioia mai vista, i suoi occhi brillavano e aveva un sorriso che fino quel
giorno non avevo mai visto. I ragazzi della compagnia fecero partire
un’ovazione e le ragazze esclamarono: “Era ora!” Da quel giorno io e lei ci
mettemmo insieme.
Piera, quando venne a saperlo mi
chiamò subito per ringraziarmi per quello che avevo fatto, mi ricordo che mi disse: “Grazie per quello
che hai fatto e stai facendo per noi, non vedevo Paola così contenta ormai da
tanto. Pensa che quando è tornata a casa ha detto: “Mamma sono ubriaca
d’amore!” Io le dissi che non avevo fatto nulla
di che, avevo solo cercato di aiutarla ad uscire da un incubo e poi era
scattato tutto così per caso. Da quel giorno, anche il rapporto con Piera diventò più intenso e grande, mi trattava
come un figlio e io dopo il lavoro, ero sempre a casa loro.
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