QUATTRO CHIACCHIERE CON... AURORA AVVEDUTO
-intervista di Valentina Bottini-
1. Presentati
a 360°
«Sono una musicista di 26 anni
laureata in pianoforte e attualmente frequento un Master di II livello di
musica contemporanea. Insegno pianoforte, musica e propedeutica musicale in
diverse scuole del mio territorio.
La mia vita ruota intorno alla
musica a 360°, è il mio tutto. Le mie giornate sono incentrate sul pianoforte,
dallo studio al lavoro; oltre a pentagrammi e note sono appassionata di sport,
in particolare da un po' di anni sono iscritta in palestra che è la mia valvola
di sfogo, mi fa sentire bene.
Adoro l'arte e la fotografia perché
mi danno l’opportunità di catturare ciò che mi circonda e che mi meraviglia:
una singola nuvola che diventa un drago, le porte colorate delle case di
paesini caratteristici, sconosciuti che giocano a carte in riva al mare. Sono
anche un'ottima forchetta, il cibo per me non è solo necessità ma è proprio
piacere: lo descriverei come vero e proprio godimento!
E infine, amo follemente il Natale.
Non tanto il 25 Dicembre in sé... ma l'atmosfera che si respira durante l'Avvento:
le mille luci che ti avvolgono, i canti natalizi, i colori tipici di questo
periodo, il profumo di cannella, l'attesa che si percepisce. Mi piacerebbe
infatti incidere un disco con diversi christmas carols… è uno dei propositi per
il 2023!»
2. Dove e quando è nata la tua passione per
la musica?
«Questa è una domanda che mi fa
sorridere perchè la mia passione per la musica è nata… per caso: curiosando
negli armadi di casa, all'età di 9 anni, trovai una custodia di pelle blu
contenente una melodica ovvero una tastiera con un paio di ottave che produce
il suono attraverso un tubo nel quale bisogna soffiare. Iniziai a suonarla
senza conoscere i nomi delle note e senza saper leggere la musica. Con mia
sorella Anastasia alla chitarra, ci divertivamo ad organizzare concerti
casalinghi, il nostro cavallo di battaglia era “Il leone si è addormentato”. Il
Natale dello stesso anno ricevetti in dono una tastiera, e da lì a poco iniziai
a prendere lezioni di pianoforte, contemporaneamente al liceo mi iscrissi al
conservatorio... ed ora eccomi qua!
Devo ammettere però che la musica è sempre stata presente in me. Ora
riderete ma quando avevo poco meno di due mesi mi cadde in testa un carillon
bianco e azzurro a forma di nuvola. Ho ancora il segno sul cranio. Beh, da quel
momento la magia delle note su pentagramma non ha mai smesso di far battere il
mio cuore».
3. Parlami del “Qartetto Foyer”.
«Mi fa molto piacere parlare del
“Quartetto Foyer”: ricordo sempre con affetto i momenti trascorsi con gli altri
componenti del quartetto. Avevo appena finito il liceo e insieme a due mie
amiche di conservatorio abbiamo deciso di formare un trio: violino, violoncello
e pianoforte. Successivamente si è aggiunto a noi il Maestro Carlo Bellora,
violinista.
Il nostro primo concerto è stato nel
foyer di un teatro, da qui il nome del quartetto. Abbiamo avuto un'attività
concertistica per circa un anno, nello specifico a Gallarate, dove si trova il
conservatorio G.Puccini, istituto in cui ho studiato.
Raccontarti del quartetto mi mette
un po' di malinconia e tristezza: purtroppo il Maestro Bellora è scomparso nel
2019, lasciando un vuoto immenso nei cuori di noi studenti. Alcune volte penso
alla bella musica suonata insieme a lui e mi ritornano in mente degli aneddoti
divertenti che raccontava durante le lezioni di storia della musica... era un
uomo che aveva tanto da insegnare».
4.
Cosa provi nel momento in cui ti stai esibendo?
«Ansia ahahah! Sono sempre agitata
quando devo suonare in pubblico... per questo motivo durante i miei concerti
cerco sempre di spiegare agli ascoltatori quello che poi suonerò. Parlare mi
calma, mi aiuta a concentrarmi e a dare il meglio durante l'esibizione.
Questa accoppiata secondo me è vincente perchè trovo molto utile immergere il
pubblico in quello che poi ascolterà. È giusto offrire anche ad un, passatemi
il termine, “ignorante in materia” ma curioso (altrimenti non verrebbe a
sentire un concerto di musica classica) di capire la musica, di renderlo
partecipe di ogni singola nota che esce dallo strumento, di dargli la
possibilità di rimanere meravigliato oppure anche scioccato dalla composizione
che ascolta.
Ecco, è questo che cerco e che
voglio quando suono: creare un'atmosfera
conviviale nella quale ascoltatore e musicista provino le stesse emozioni. Mi
piace pensare che quello che provo io nel momento stesso in cui sto suonando,
sia lo stesso che prova chi mi ascolta.
Sentire poi sull'ultima nota del brano, tanti applausi beh.... è qualcosa di
talmente gratificante che mi spinge a voler continuare su questa strada; dopo
mesi di studio, avere la prova che i sacrifici fatti e l'impegno dato vengono
ricambiati è fantastico».
5. Cosa vuoi trasmettere a chi ti ascolta?
«Scelgo sempre spartiti
che più mi piacciono, che sento più vicini a me. Solitamente studio
composizioni molto espressive e ricche di pathos. Diciamo che ogni musicista,
come un pittore o uno scrittore, si focalizza su un repertorio, su una corrente
artistica e letteraria che sente più sua, e su di essa basa la sua attività. Ecco, il mio punto di forza non è il grande
virtuosismo, il saper fare 1000 note ad un battito di metronomo, ma avere la
delicatezza e la dolcezza utile per emozionare chi mi ascolta.
Ammetto che non è stato facile
arrivare a capire ciò. Mi sono sempre, e ancora oggi capita, considerata
gradini sotto rispetto ad altri miei compagni di conservatorio o musicisti che
mi
circondano. Ma grazie all'aiuto del
mio insegnante, il Maestro Giorgio Spriano, il quale ha sempre creduto in me e
incoraggiato a dare sempre il massimo, ho capito che nonostante esistano
difficoltà, bisogna insistere su ciò che si sa fare meglio, sconfiggendo paure
e stereotipi.
Due composizioni che definirei come
i miei cavalli di battaglia sono “Des pas sur la neige” di Claude Debussy e
“Rain tree sketch II” di Toru Takemitsu. In esse trovo delicatezza e sentimento
profondo: è questo ciò che mi piace trasmettere a chi mi ascolta, emozioni. Mi
piace l'idea di far muovere qualcosa nell'animo umano, punto molto sul
diventare una pianista che emoziona con musica passionale rispetto ad una
pianista virtuosa: questo è il mio intento. Spero di riuscire in questa impresa
che è tutto tranne che facile».
6. Cosa significa per te suonare il piano?
«Potrei definire il
pianoforte come il mio primo amore: amore che si trasforma anche in pianto
quando nonostante i sacrifici e le ore di studio fatte, non si riescono a
raggiungere i risultati sperati, a volte arrivando persino a detestare questo
colosso di strumento laccato di nero.
Ricevere pareri negativi, insoddisfazioni, fallimenti ti mettono con le spalle
al muro, tante volte ho pesato di mollare perchè non mi sentivo all'altezza, di
pensare a come sarebbe la mia vita ora se avessi scelto un'altra facoltà, il
famoso “piano b” che ho sentito pronunciare molte volte.
Le giornate nere capitano a tutti, non siamo dei robot. Alla fine quindi torno
sempre sui miei passi.
Suonare il pianoforte per me significa tutto. È la mia linfa vitale. Mi
emoziono solo al pensiero, anche in questo momento ho la voce tremolante a
parlartene. Forse una delle poche certezze che ho nella vita è che voglio
suonare! Che sia in un'orchestra, o come solista, o in formazione cameristica.
Il mio corpo, la mia mente ha necessità di suonare. La strada è ancora molto
lunga e piena di salite, sono giovane, ho così tanto da imparare ancora, ma
sono convinta che il mio percorso riserverà qualcosa di straordinario».
7. Esiste l’amicizia nel mondo della
musica?
«Certamente! Forse io non
sono la persona più adatta a rispondere a questa domanda perchè purtroppo ho
esperienze travagliate nell'ambito dell'amicizia, sono stata definita una persona “strana” e “non compatibile”
perchè ho interessi diversi rispetto alla norma. Ma oggi ho capito che non è un difetto: sono
un’artista, tutti gli artisti sono strani… no? I miei amici si contano per davvero
sulle dita di una mano: il detto “pochi ma buoni” fa proprio al mio caso.
Il campo musicale è
simile ad uno sport a livello agonistico. Si stringono legami con i compagni,
con i Mestri, ma allo stesso tempo si respira aria di competizione, se sei
determinato lotti per ciò che vuoi diventare. Il conservatorio G. Puccini è da
sempre stato definito come una “seconda casa”. È un ambiente molto familiare,
non è caotico, conosci più o meno tutti gli studenti e stringi amicizia molto
facilmente. Durante gli anni trascorsi in istituto ho legato moltissimo con
diverse persone. Con alcune purtroppo ci siamo perse di vista, con altre invece
il rapporto si è consolidato maggiormente, pur abitando a km di distanza o
avendo intrapreso strade differenti. L'amicizia la riconosci proprio dal fatto
che pur vedendoti una volta all'anno, niente è cambiato. Siete sempre le solite
due ragazzine che hanno stretto amicizia durante le lezioni di solfeggio, con
la stessa voglia di esserci l'una per l'altra.
L'amicizia è anche spronare l'altro inviandogli per whatsapp bandi di
concorsi, audizioni per orchestre, partiture da suonare insieme…»
8. Raccontami un episodio simpatico/divertente/riflessivo/curioso/significativo
della tua giovane esperienza.
«Ho sempre desiderato poter suonare
in un'orchestra. I diversi strumenti che suonano note diverse ma che insieme
creano un' armonia così piena, così completa... beh è indescrivibile!
Il pianoforte purtroppo nell'organico orchestrale non è sempre compreso, a meno
che non si parli di un concerto per pianoforte e orchestra, dove il pianista ha
ruolo di solista che viene accompagnato poi dagli altri strumenti.
Un giorno curiosando su internet con
una mia amica ho notato il bando di audizione per l'Orchestra Verdi di Milano,
e mi si sono illuminati gli occhi. Ero
così tesa il giorno dell'audizione, volevo a tutti i costi entrare a far parte
di quel mondo. Quando poi, il giorno seguente è arrivata la mail che mi
definiva “idonea” sono saltata di gioia. Forse ho addirittura pianto... non
ricordo. Essere su un grande palco come l'Auditorium Mahler di Milano è da
pelle d'oca. Voi direte: “Ma non è mica il Teatro alla Scala”... vero, ma mi
hanno sempre insegnato ad apprezzare e a ringraziare anche per le piccole cose.
Quindi per me suonare in quest'orchestra, pur essendo amatoriale, ricevere i
complimenti da un direttore, che non è il primo che passa per strada, significa
moltissimo. È un piccolo ma grande traguardo!
Mi piacerebbe far parte di
un'orchestre sinfonica. Sarà anche in questo caso lungo e difficile il
percorso, ma essendo molto determinata non mi fermerò.
Altre grandi emozioni sono state
quando per la prima volta sono apparsa su Youtube, sul sito del conservatorio.
Era periodo di Covid-19, i teatri erano chiusi, avevo quindi registrato i brani
giorni prima e la sera del 7 dicembre alle 20.30 tutti erano sintonizzati ad
aspettare che iniziasse il concerto.
Oppure il 6 giugno dell'anno scorso ho avuto la possibilità di esibirmi presso
il Teatro del Popolo di Gallarate, sempre all'interno della rassegna
concertistica del conservatorio. Ricordo ancora che ero dietro le quinte e
avevo una nausea tremenda. Ho chiamato un mio amico dicendogli “O vomito o
esco”... sono uscita sul palco a ricevere gli applausi di inizio concerto e da
quel momento ho pensato solo a suonare e godermi la mia serata. Le persone
erano sedute in sala, tutte per ascoltare me».
9. Quali progetti hai per il futuro?
«Di progetti e sogni ho
la testa piena! La mia mente non si ferma mai. Mi piace sperimentare e mi
lascio incuriosire molto da ciò che vedo
intorno a me. Ho da poco aperto un mio canale YouTube (https://www.youtube.com/@auroraavveduto4096 ), su
cui carico delle mie registrazioni di concerti dal vivo o casalinghe.
Nell'ultimo video “Des pas sur la neige” ( https://youtu.be/nq7TrPolyB8 ) ho
voluto realizzare il mio primo videoclip con le poche conoscenze e i pochi
strumenti tecnologici che possiedo. Ad un'immagine classica di me che suono il
pianoforte, ho sovrapposto un paesaggio innevato, nel quale cammino
avvicinandomi sempre più alla videocamera. Devo dire che sono molto orgogliosa
di questo video, spero piaccia anche al pubblico virtuale che mi segue.
Ho molte aspettative sul master
di musica contemporanea che sto frequentando, spero possa aprirmi diverse porte
e creare grandi stimoli nel mondo musicale.
Come ho già accennato,
ogni artista si concentra su una corrente e su un repertorio specifico: io
trovo molta affinità con la musica del '900. La definisco come una “calamita”.
Mi piacciono le sfide che lancia verso chi decide di eseguirla e capirla.
Utilizza scritture diverse da quelle tradizionali, tecniche nuove e diversi
modi di suonare gli strumenti più classici. È definita “strana” anche lei…
chissà, magari l'Aurora strana ha scelto la strada giusta.
Ho inoltre il desiderio
da molto tempo di poter far divertire con la musica i bambini meno fortunati. Penso
a Chara, il mio fratellino adottato a distanza, nato in Etiopia. Mi piacerebbe
andare nel suo villaggio e regalare anche solo un po' della mia conoscenza
musicale a tutti i piccoli che lo abitano.
Infine, insieme ad una
mia amica e diversi colleghi di lavoro stiamo pensando a dei concerti durante
stagioni cameristiche.
Mi piacerebbe inoltre
riproporre il concerto realizzato a giugno dell'anno scorso dal titolo “ '900 a
colori” nel quale ho associato la musica di alcuni dei compositori del XX
secolo con proiezioni di immagini e colori».
10. Tre aggettivi con cui gli altri ti
definiscono?
«La mia strada la
costruisco tutta con le mie forze. Purtroppo, o per fortuna, non sono nata
Mozart e non ho familiari appartenenti al mondo musicale, non ho le mani molto
grandi, quindi non riesco ad avere molta estensione, non sono un fulmine a
leggere gli spartiti... insomma, un po' di pecche le ho ma dedico moltissimo
tempo allo studio, anima e corpo per raggiungere risultati. Per questo motivo
mi hanno attributo gli aggettivi di tenace e appassionata.
Mi definiscono anche
creativa perchè sono un vulcano di idee. Sono sempre alla ricerca di spunti per
i miei video e concerti.
Per il cuore di mamma
invece sono dolce. Nonostante sono determinata a raggiungere i miei obbiettivi
artistici, penso che non ci sia niente di più importante della famiglia; la mia
famiglia mi ha insegnato i valori più importanti e la persona che sono lo devo
a loro».
11. Tre aggettivi con cui tu ti
autodefinisci? Perché?
«Mi rispecchio molto
negli aggettivi citati sopra. Sono stati bravi, forse fin troppo gentili.
Aggiungo io allora qualche lato negativo. Pretendo moltissimo da me stessa, a
volte anche troppo, sono molto rigida e molto inquadrata, per qualsiasi cosa mi
faccio mille paranoie e penso tanto, forse troppo prima di agire. Difficilmente
mi metto in mostra, anche se so fare bene una determinata cosa. Sto sempre in
disparte, non mi piace stare al centro dell'attenzione… anche se quando sono
sul palco e la scena è tutta mia, questo aspetto mi piace... ma questo è un
ambito diverso».