QUATTRO CHIACCHIERE CON... PAOLO PAZZAGLIA
-intervista di Valentina Bottini-
1. Presentati
a 360°
«Mi chiamo Paolo e sono un
“ragazzotto” di 34 anni. Sono sposato da due anni con Elisa e da pochi mesi
siamo diventati genitori di una bella bambina che si chiama Maria Sole. Abito a
Busto Arsizio, lavoro in due parrocchie della città come educatore e sono
responsabile di un supermercato solidale per persone meno fortunate. Mi
piacciono i viaggi, andare in bicicletta, guardare documentari. Amo ridere, ma
soprattutto amo far ridere e regalare un sorriso alle persone che incontro».
2. Che bambino
eri?
«Sono sempre stato un bambino vivace. Qualche
volta anche un po' sopra le righe, ma mi dicono che ero molto simpatico. Sono nato
in una famiglia straordinaria, ho due genitori straordinari e un fratello,
Giulio, a cui sono molto legato. L’infanzia l’ho passata soprattutto insieme
alle mie care nonne che mi hanno dato un’impronta solida e sono state per me
una grande scuola di vita».
3. In un
post hai scritto che la salita sul monte Krizevac ti ha cambiato la vita.
Perché?
«C’è un “prima” e un “dopo” al viaggio
del 2015 a Medjugorje. Il Krizevac è il monte di questo posto straordinario,
dove le persone si recano per pregare e contemplare la via crucis fatta da Gesù
sul calvario. L’incontro con Maria, mi ha dato un’energia pazzesca che ha sconvolto
la mia vita spirituale, e ha profondamente cambiato le mie abitudini, e le mie
scelte tra cui il mio lavoro! Da lì è iniziato un cammino di fede che continua
ancora oggi (penso che la conversione sia continua, non cambia da un giorno
all’altro) e mi ha dato la consapevolezza che Gesù, attraverso Maria, mi
chiamava ad una vita “piena” a servizio del prossimo».
4. Come è
cambiata la tua vita?
«Ho lasciato il mio vecchio lavoro
(ero un ispettore del controllo qualità nelle aziende) e sono stato assunto dalla
parrocchia dopo un’esperienza di un anno a Castiglione Olona come educatore
FOM. Un percorso incredibile, è stato il crocevia tra il vecchio e il nuovo
impiego. Da lì in poi ho capito che dovevo dedicare tutto me stesso per gli
altri e ho capito che lavoro avrei voluto fare da “grande”! Poi sono successi
tante altre coincidenze (con la C maiuscola), che è impossibile descriverle qui
per la grossa quantità di grazie ricevute».
5. La tua
famiglia come ha vissuto questo tuo cambiamento?
«Avendo già un bel lavoro che mi
piaceva e che mi dava molto sotto l’aspetto professionale ed economico, i miei
familiari hanno inizialmente accolto con stupore questa mia scelta. Anche Elisa
inizialmente era preoccupata, in tanti pensavano fosse magari una scelta
affrettata dovuta dall’esaltazione del momento. Ora, guardando indietro, posso
dire che ho fatto si, un grande salto
nel vuoto, ma sono caduto tra le braccia di Dio!»
6. Com’è la
tua vita ora?
«Ora mi dedico ai ragazzi preadolescenti
e adolescenti di due parrocchie. Seguo la parte organizzativa e logistica degli
oratori, coordino le attività e gli eventi che si susseguono settimanalmente in
ciascun luogo. Gestisco il supermercatino solidale dai frati il venerdì
pomeriggio a favore delle persone in difficoltà (una sorta di pacco spesa 2.0).
Dedico parecchie energie alla mia associazione Cireneo, fondata nel 2019, a
favore dei più bisognosi».
7. Parlami
della tua associazione “Cireneo”.
«L’associazione è nata in oratorio per
la sensibilità verso i ragazzi con fragilità. Ho scelto il 13 maggio come data
di inaugurazione per devozione alla Madonna di Fatima, e in questi anni, grazie
all’aiuto dei
volontari e a tante persone di buona volontà, abbiamo raggiunto
tanti obiettivi in Italia e all’estero. Abbiamo aperto l’anno scorso la “Casa
Maria di Nazaret” dove ospitiamo un ragazzo del Mali fuggito dalla guerra e
doniamo tante offerte a persone della città che necessitano un aiuto economico
per affitti, spese mediche e tante altre piccole necessità quotidiane. Siamo
sempre dalla parte degli ultimi».
8. Cosa
vuol dire per te “fare del bene”?
«Fare del bene non necessariamente
vuol dire aprire un’associazione o dare un’offerta monetaria. Possiamo fare del
bene anche con uno sguardo, un sorriso, un abbraccio, una carezza, un messaggio
di vicinanza, una parola di conforto. Tutte le volte che miglioriamo la
giornata o addirittura la qualità della vita di una persona, facciamo del bene.
Quando una persona si sente amata da noi, facciamo la carità. A fare del bene
ci vuole veramente poco; chi mi intervista è un esempio di bene straordinario
perché nonostante magri qualche difficoltà mi dimostra sempre che io faccio
veramente poco rispetto a tante persone che con il loro semplice esempio sono
dei veri “santi della porta accanto”.
Che bello fare del bene…»
9. Come
fai a dedicare tempo al lavoro, al volontariato, alla
preghiera e alla famiglia?
«Non è facile… Bisogna dedicare il
giusto tempo ad ognuna di queste cose. Per me la famiglia è fondamentale.
Occorre dedicarle tanto tempo per custodirla. Senza preghiera poi, non potrei
fare tutto quello che faccio, occorre chiedere prima al Signore cosa è giusto
fare e la risposta la ottengo con la preghiera, la Messa quotidiana, il
rosario. Solo così poi trovo la forza e le basi per fare bene il mio lavoro e i
progetti di volontariato della mia associazione. Diciamo che mi faccio
“guidare” dallo Spirito Santo che mi sostiene e mi accompagna nella preghiera».
10. La frase
che ti dicono più spesso?
«”Tu
sei un pazzo!” Me lo dicono spesso, ed io sono contento di essere un po' fuori
dalle righe se questo porta a rendere felici le persone che si affidano a me.
Familiari, amici, bisognosi, ragazzi dell’oratorio, sacerdoti…»
11. Se fossi
un personaggio storico chi saresti? Perché?
«Non
sarei nessun personaggio storico. Ognuno è speciale nella propria unicità. Non
mi cambierei con nessuno. Ma se posso scegliere chi imitare… beh direi
assolutamente mio papà! E’ sempre stata la persona che ho cercato di imitare
fin da piccolo, il mio idolo. Ho sempre voluto essere almeno la metà di quello
che è stato lui. Un grande uomo. Un grande papà. Chissà se fino ad ora, sono
riuscito ad imitarlo, almeno in parte…»
12. Tre
aggettivi con cui gli altri ti definiscono?
«Simpatico,
un po' fuori di testa, carismatico»
13. Tre
aggettivi con cui tu ti autodefinisci? Perché?
«Altruista,
carismatico, sognatore. Si, posso confermare che con Gesù, a volte i sogni si
avverano. E sono sicuro che in futuro potrò gioire ancora di tanti grandi
obiettivi raggiunti».